Cefriel, competere e crescere grazie al digitale

Continuano i business tour del Gruppo Innovazione di Manageritalia Lombardia: oggi parliamo di Cefriel, che supporta i progetti di ricerca e innovazione delle aziende grazie al digitale

L’open innovation è diventata la modalità standard di lavoro delle aziende che fanno innovazione: collaborare con centri esterni, università e startup, aprirsi a competenze e contributi esterni è la norma. Ma nonostante sia diffusa, “praticarla” non è sempre facile perché c’è spesso un disallineamento tra l’azienda e gli altri attori dell’innovazione: le aziende hanno una scarsa attitudine al rischio, invece per innovare spesso serve provare più strade, sapendo che alcune saranno un vicolo cieco e accettando la possibilità di fallire; le aziende sono generalmente più lente delle startup, ma allo stesso tempo vorrebbero risultati più veloci rispetto ai tempi della ricerca; le aziende hanno KPI da rispettare, hanno bisogno di misurare il ritorno dell’investimento e ciò è complesso su progetti veramente innovativi.

Per far funzionare l’innovazione, quindi, non basta comprare un nuovo software o una nuova tecnologia: bisogna ripensare le aziende in chiave digitale, rivedendo prodotti, processi, business model e lavorando su persone, competenze e formazione.

Cefriel: sviluppo, ricerca e formazione

La visita al Cefriel ci ha dato l’opportunità di parlare non di tecnologia, ma di soluzioni direttamente applicabili nella gestione d’impresa. Come ci ha spiegato il direttore del centro, il professor Alfonso Fuggetta, il Cefriel lavora con più attori (imprese, università e pubblica amministrazione) svolgendo attività di sviluppo/innovazione, ricerca e formazione.

I progetti di innovazione (e trasferimento tecnologico) sviluppati da Cefriel sono volti a incrementare la produttività, la competitività delle imprese, la sostenibilità, migliorare prodotti, processi o servizi, grazie al ricorso a nuove tecnologie e a processi innovativi.

La ricerca, l’attività più rischiosa e di lungo termine, è invece volta a creare conoscenza e knowhow.

Infine, la formazione delle persone serve a trasferire il know sviluppato nei progetti al personale delle aziende clienti.

Nel 2022 lo sviluppo ha rappresentato il 78% del fatturato del centro, la formazione il 14% e la ricerca l’8%.

Dal mercato alla ricerca

Cefriel parte dalle sfide delle imprese, per poi cercare e sviluppare soluzioni attingendo al knowhow di università e ricerca, con un approccio pull dal mercato verso la ricerca: è un metodo complementare a quello push di quegli attori (startup, venture capital, incubatori) che, al contrario, dalla ricerca si muovono verso il mercato.

Tra i progetti realizzati, abbiamo approfondito il caso di Delcon, per cui Cefriel ha progettato una bilancia per i centri di donazione del sangue. Tutto è partito dall’analisi del processo di raccolta del sangue e del lavoro quotidiano degli operatori, mettendo insieme requisiti tecnici, di ergonomia, di design, in un mix così di successo da vincere il Compasso d’Oro 2022.

L’ecosistema dell’innovazione in Italia

Il professor Fuggetta ha analizzato per noi le tipologie di strutture che costituiscono l’ecosistema della ricerca e innovazione italiana:

  • Centri di ricerca: università, centri di ricerca pubblici e privati, che hanno come attività prevalente la ricerca di base e (nel caso delle università) la formazione istituzionale. In questa categoria rientrano anche strutture come IIT e Human Technopole, che si ispirano al modello dei centri della rete Max Planck in Germania.
  • Technology Transfer Office (TTO): aiutano i ricercatori a creare e valorizzare i brevetti derivanti dall’attività di ricerca. Normalmente sono localizzate all’interno dei centri ricerca e delle università.
  • Incubatori e acceleratori: hanno come obiettivo la nascita e lo sviluppo di nuove imprese/startup. Sono il principale strumento per promuovere il trasferimento dei risultati dalla ricerca al mercato (processo push).
  • Strutture di promozione territoriale e di intermediazione: organizzazioni su base territoriale che guidano le imprese sui servizi fruibili presso le strutture di ricerca e innovazione (es., DIH, cluster, poli territoriali, agenzie locali… ).
  • Centri di innovazione e relative reti: hanno come attività prevalente la ricerca, i progetti di innovazione per le imprese, la formazione post-laurea e post esperienza. Si avvicinano al modello tedesco dei Fraunhofer, come ad esempio, i centri della rete InnovAction e il Cefriel (partner del network di EIT, European Institute of Innovation and Technology).
  • Competence Center: combinano orientamento, formazione e sviluppo di progetti per le imprese con un meccanismo di finanziamento pubblico-privato. Possono evolvere verso modelli come quello di CalIT2 California Institute of Telecommunication and Information Technology, configurandosi come piattaforme per iniziative congiunte che offrono strutture sperimentali “pesanti”.
  • Distretti territoriali: favoriscono l’insediamento e l’incontro “fisico” di realtà imprenditoriali, centri di ricerca e altre iniziative innovative. Per esempio, Kilometro Rosso e Area Expo 2015, aree adiacenti a università come Bicocca e Bovisa a Milano o San Giovanni a Teduccio a Napoli.

Il Cefriel si ispira al modello del Fraunhofer tedesco, con però una differenza fondamentale: i centri in Germania sono finanziati al 30% attraverso fondi pubblici e al 70% da ricavi frutto di contratti con industrie o da bandi per progetti di ricerca applicata. Il Cefriel invece non riceve nessun finanziamento pubblico e i suoi circa 16 milioni di fatturato annuo vengono tutti dal mercato. Onore al merito!

Il gruppo Innovazione di Manageritalia Lombardia organizza visite ai centri dell’innovazione (incubatori, innovation hub, centri ricerche), incontri tra manager e aziende innovative, occasioni di networking per la community di chi vuole fare innovazione per far crescere le aziende.

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