CEC: un’Europa tra innovazione e sostenibilità

Il 6 giugno si è svolto a Milano il convegno Innovation and sustainability: managers for the future of Europe, organizzato da CEC European Manager e CIDA in occasione dell’assemblea generale della confederazione europea. In uno scenario contraddistinto da multicrisi e profondi cambiamenti, il focus ha riguardato un via comune per lo sviluppo economico
gruppo di sei persone sedute su un palco che dialogano tra loro in una sala congressi

Nel dibattito europeo sul futuro delle nostre economie, emerge un’idea: innovazione e sostenibilità non sono alternative, ma elementi interdipendenti. L’Europa potrà rafforzare la propria competitività solo adottando un modello che integri tecnologia avanzata, transizione verso energie rinnovabili e giustizia sociale.

A Milano, lo scorso 6 giugno, si è tenuto il convegno Innovation and Sustainability: Managers for the Future of Europe, organizzato da CEC European Managers, federazione che rappresenta un milione di manager presso le istituzioni europee e che in Italia ha come socio CIDA, a cui aderiscono Manageritalia e Federmanager in occasione della sua assemblea generale. Nel capoluogo lombardo si sono riuniti i  delegati di 15 paesi europei, che hanno affrontato il tema del futuro competitivo del “Vecchio Continente” in un mondo segnato da crisi energetiche, instabilità geopolitiche e transizioni tecnologiche, per trovare una “via europea” allo sviluppo economico.

Innovazione e sostenibilità: un binomio strategico

L’energia è uno dei temi principali in Europa e l’innovazione è fondamentale per facilitare e accelerare la transizione energetica, dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili.

Innovazione e sostenibilità non sono opposti, ma due facce della stessa medaglia”, ha affermato Cristiana Scelza, vicepresidente di Prysmian. L’azienda, leader mondiale nei cavi per energia e telecomunicazioni, ha chiuso il 2024 con un fatturato di oltre 17 miliardi e punta al 55% di ricavi da soluzioni sostenibili entro il 2028, con investimenti in materiali riciclabili e reti intelligenti. L’esperienza di Prysmian è che la scelta di soluzioni riciclabili inizialmente è stata difficile da far capire al mercato, ma nel tempo ha portato a vantaggi competitivi in termini di brand image e reputation.

L’innovazione è un motore della sostenibilità”, basta pensare al solare, e “la sostenibilità guida l’innovazione”, perché gli obiettivi di sostenibilità orientano le scelte tecnologiche verso soluzioni più pulite ed efficienti (riduzione dell’uso di risorse, riciclabilità e gestione dei rifiuti).

Marco Guazzoni, direttore sostenibilità di Vibram, ha portato un esempio di successo di economia circolare nel manifatturiero. La storica azienda delle suole tech lavora sull’ecodesign, con prodotti progettati in modo da facilitarne il successivo riciclo; ma anche con un modello di valorizzazione di una filiera produttiva semi artigianale, dove il business della riparazione rappresenta oggi il 10% del fatturato, grazie a una rete di riparatori certificati.

L’innovazione è spesso portata avanti da startup, che per crescere hanno bisogno di capitali e quindi di venture capital, come conferma il caso di CDP Cassa Depositi e Prestiti, principale investitore in innovazione in Italia. “Il venture capital non è soltanto uno strumento finanziario, ma un abilitatore industriale” ha affermato Cristina Tomassini, Senior Managing Partner del Green Transition Fund di CDP Venture Capital.

L’obiettivo del fondo è finanziare giovani imprese in grado di coniugare impatto ambientale positivo, innovazione tecnologica e sostenibilità finanziaria. È qui che si costruisce il valore del futuro” perché “nessuna azienda è disposta a pagare un sovrapprezzo, un green premium, se l’innovazione non è sostenibile anche economicamente”. L’investimento ha riguardato in particolare aziende che sviluppano sistemi di accumulo di energia rinnovabile per 10-12 ore, rendendo l’energia solare disponibile anche di notte.

Incentivi: un sostegno concreto

Se a questo ruolo industriale si aggiungono regolamentazioni e incentivi efficaci, come quelli di recente promossi dalla Commissione europea, allora l’innovazione può davvero correre.

Per François Hommeril, presidente CFE-CGC, con 170.000 manager aderenti in Francia, la questione chiave è come progettare investimenti sostenibili che possano essere redditizi sul lungo periodo. In un mondo in cui la massimizzazione del profitto a breve termine è la norma, costruire un’economia sostenibile rappresenta una sfida significativa, per i costi iniziali, per pressione finanziaria legata ai risultati immediati e perché le decisioni politiche seguono i cicli elettorali.

La sfida del capitale umano

La trasformazione tecnologica richiede nuove competenze e nuovi modelli organizzativi. L’intelligenza artificiale, in particolare, non è solo tecnologia, ma impone una ridefinizione dei processi aziendali. Di recente sono stati annunciati molti tagli di personale dovuto alla diffusione di soluzioni IA, ma spesso non si parla di riduzione in assoluto del numero di lavoratori, bensì di vecchie professionalità sostituite da nuove.

Francesca Moriani (ceo di VAR Group, operatore leader nelle soluzioni digitali) ha parlato di “tre intelligenze che coesistono nelle imprese: umana (creatività, contesto, esperienza), artificiale (velocità, capacità di elaborare grandi quantità di dati) e organizzativa (intelligenza collettiva e di team)”. Solo integrandole e ridistribuendo la leadership a tutti i livelli possiamo creare organizzazioni realmente adattive in cui i manager devono essere – prima di tutto – coraggiosi.

Barbara Cominelli, ceo di JLL Italia, ha richiamato quattro competenze chiave per i manager europei: leadership trasformativa e adattiva (saper affrontare e anticipare il cambiamento in un contesto complesso e in evoluzione); fluency digitale (comprendere cosa può fare la tecnologia per migliorare il proprio business); gestione degli stakeholder (per costruire relazioni attive con l’ecosistema esterno); competenza interculturale (un vero “European mindset” di cooperazione).

Le fa eco Franco del Vecchio, responsabile di CIDA Lombardia: “Il nostro obiettivo è agire come una squadra in Europa. Siamo orgogliosi di essere italiani, ma dobbiamo essere ancora più orgogliosi di essere europei”, lavorando insieme tra manager, imprenditori e istituzioni.

Competenze e formazione continua

Il tema delle competenze è cruciale anche per Andreas Miller, presidente di Ledarna, associazione dei manager svedesi: in un contesto europeo segnato dall’invecchiamento della popolazione e dalla carenza di forza lavoro qualificata, percorsi di formazione continua, upskilling e reskilling sono diventati una questione di sopravvivenza per le aziende.

Torkild Justesen, segretario generale di CEC, ha lanciato un appello: “Se non coinvolgiamo le nuove generazioni nei processi decisionali, rischiamo di lasciarle ai margini, frustrate e silenziosamente ostili”. Ha ribadito che sostenibilità e innovazione devono essere integrate nelle competenze manageriali: “La normativa non basta, servono comportamenti e cultura”.

Scelza, anche presidente dell’associazione Valore D, che promuove la parità di genere e la leadership inclusiva, ha evidenziato come la sostenibilità sociale non sia solo un tema etico, ma un fattore competitivo: “Le aziende con più donne nei team esecutivi hanno il 39% in più di probabilità di ottenere performance economiche superiori alla media”. Ha poi sottolineato che i giovani oggi valutano le aziende sulla base dei valori, e per attrarre talenti servono leader aperti al cambiamento culturale.

Il contributo delle istituzioni

Le istituzioni europee e nazionali devono creare un ecosistema favorevole al cambiamento, superando logiche burocratiche e accompagnando le imprese nella transizione.

Per Marco Alparone, vicepresidente della Regione Lombardia, “la sfida non è degli strumenti, ma delle persone”. Ha richiamato l’importanza di investire nel capitale umano e nelle competenze. Ma serve prima di tutto un confronto europeo e semplificazione delle regole: “Se la rendicontazione pesa più dei risultati, stiamo sbagliando approccio”.

“Il cambiamento può essere subito o guidato”, ha detto Alessia Cappello, assessora allo sviluppo economico del Comune di Milano, che ha aggiunto: “Le istituzioni devono ascoltare, semplificare e supportare. Accompagnare il cambiamento è il vero ruolo pubblico”.

Secondo Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, la competitività europea passa per una maggiore autonomia industriale, investimenti in tecnologie abilitanti (IA, quantum, semiconduttori) e una politica industriale settoriale: “I manager non possono più essere meri esecutori. Devono guidare la trasformazione integrando innovazione e sostenibilità”.

Manager: protagonisti di crescita e sviluppo

I manager sono l’ingranaggio decisivo per traghettare l’Europa verso un modello di crescita equo.

Maxime Legrand, presidente di CEC, ha sintetizzato il compito così: “I manager europei devono essere ponti tra economia e società. L’innovazione accelera, ma il senso spesso si perde. Serve una leadership responsabile, che coniughi efficienza, inclusione e umanità”.

Per preservare i propri valori, l’Europa tende a creare troppe norme che rendono difficile il lavoro dei manager in azienda. CEC offre un’alternativa all’eccessiva regolazione: il dialogo sociale tra stakeholders, la collaborazione tra imprenditori e lavoratori.

Anche Stefano Cuzzilla (presidente CIDA) ha insistito sul ruolo proattivo della leadership: “Ogni trasformazione, anche la più promettente, può generare nuove disuguaglianze. Tocca ai manager colmare il divario tra progresso e inclusione. La sostenibilità è una questione di coerenza e scelte, non un’etichetta comunicativa”.

Da Bruxelles decisioni con impatto su ogni paese ed economia: il ruolo di CEC

Valter Quercioli, presidente di Federmanager, Associazione con 80.000 manager associati, ha sottolineato come la maggioranza delle politiche industriali applicate nei paesi europei siano oggi decise a Bruxelles, rendendo ancora più importante il ruolo di CEC.  “I manager sono chiamati a tenere insieme efficienza e responsabilità. Hanno le competenze, la visione e la capacità di trasformare la strategia in impatto reale”.

I manager europei si sono trovati d’accordo: l’Europa non può competere solo abbassando i costi o deregolamentando. Deve investire su innovazione sostenibile, abbracciando le nuove tecnologie, valorizzando le persone, puntando sulle competenze dei suoi manager. Come ha detto il presidente Legrand: “Non si tratta solo di gestire il presente, ma di co-creare il futuro”.

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