Le caratteristiche del management nelle imprese private e della gestione manageriale nella pubblica amministrazione: ne parliamo con Paolo Longobardi, senior partner, member of the board, at Praxi, protagonista dell’appuntamento di venerdì 22 aprile, dalle 12 alle 13, online, di Friday’s Manager (CLICCA QUI PER PARTECIPARE) di XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro.
Com’è oggi il mercato delle ricerche manageriali?
«È sempre più complesso, si è evoluto, con attori evoluti e una concorrenza agguerrita e numerosa; quando si decide di intraprendere un percorso di crescita e di cambiamento manageriali, quello del candidato deve, almeno momentaneamente, essere un mestiere».
Cosa è cambiato e sta cambiando rispetto al passato?
«Come detto, la concorrenza è agguerrita e numerosa: i profili sono sempre più dotati di management-tool-kit completi e affinati. Da qui l’importanza di essere “strumentati” in modo sofisticato, ma anche quella di essere visibili, riconoscibili e raggiungibili. In un mondo volatile, nel quale la situazione economica può cambiare radicalmente e rapidamente (ne abbiamo avuto esempi continui e lampanti negli ultimi 2 anni…) è importante, per un/a manager, sviluppare competenze trasversali e agili, per cercare di superare (nei limiti del possibile) il concetto di settore trainante. In generale si può comunque pensare ai settori legati alle specificità positive, sia a livello nazionale sia a livello più locale. Molto interessante e da sviluppare l’attenzione al mondo della PA, in particolare delle aziende di servizi alla comunità ad essa afferenti».
Quali competenze ed esperienze più richieste?
«Le evoluzioni del mercato e lo spunto del Job Reset Summit, indetto dal World Economic Forum, sulle soft skill per il futuro del lavoro, possono dare spunti molto interessanti».
Come questi due aspetti possono influire su percorsi di carriera e visibilità sul mercato dei manager?
«In passato si è data grande importanza alle conoscenze di settore e specialistiche, ora, senza dimenticarle, si parla di competenze e strumenti trasversali: è il tema “del chiodo”, ovvero verticalità specialistica versus orizzontalità manageriale».
Dov’è il mercato manageriale e come frequentarlo?
«Semplicemente, è intorno a noi. È in gran parte una questione di informazioni continue, networking & Co: è davvero importante attivare un network aggiornato e potente e dedicare il tempo necessario alla sua cura».
E gli head hunter, quale ruolo hanno, come vanno approcciati… ?
«Con una metafora, si può parlare di approcci “di sponda o d’acchito”: è un diverso approccio, per un attore fondamentale (selezionato anche per la tipologia di aziende di interesse)».
Come sta cambiando la loro figura (e il loro ruolo)?
«Per gli head hunter l’accesso a data base pressoché “infiniti”, con relativa facilità, grazie ai tool attuali; questo però non fa perdere importanza al network, alla sua costituzione e manutenzione».
Conta davvero il merito?
«Sì, certo, il tema del merito è sempre stato in auge in ambito manageriale, a maggior ragione oggi. Bisogna trovare il modo per evidenziarlo: possiamo utilizzare piccoli tricks per renderlo palese».