Carriera: la giusta rotta nei giusti tempi

Al prossimo Friday's Manager, il 1° luglio, riflettori puntati sulle sfide della mobilità professionale e sui must per la propria crescita all'interno delle organizzazioni
consigli-di-carriera

Venerdì 1° luglio, dalle 12 alle 13, al prossimo incontro dedicato alla carriera manageriale del ciclo Friday’s Manager “Career Mobility: i trend e le competenze richieste nel 2022”, organizzato da XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro, riflettori puntati sulle sfide della mobilità di carriera nel contesto lavorativo attuale e l’importanza per i manager di focalizzarsi sui trend del settore in cui si trovano e sulle competenze che saranno necessarie. Ferruccio De Bortoli dialoga con Cristiano Pechy, presidente AISO (Associazione Italiana di Società di Outplacement) e Ceo Lee Hecht Harrison srl.

CLICCARE QUI PER ISCRIVERSI. 

Abbiamo rivolto alcune domande a Pechy su questi temi chiave per la carriera di oggi. 

La carriera per tutti, ma in particolare per i manager, c’è ancora e com’è cambiata e come diventerà?
«Covid, guerra, crisi energetica, instabilità politica, disoccupazione e inflazione. Oggi il panorama in cui viviamo sembra particolarmente burrascoso e possiamo remare con quanta forza vogliamo, ma c’è necessità di prendere la giusta rotta nei giusti tempi. È il momento del Capitano, per cui abbiamo bisogno di manager che sappiano prendere la leadership dei propri team. Io credo che mai come oggi ci sia bisogno di buoni manager».

Il Covid ha inciso e inciderà sui mutamenti già in atto nei percorsi di carriera?
«Ha inciso su tutte le nostre vite e non è sparito, anzi tornerà; alcuni effetti sono stati immediati, come l’accelerazione della digitalizzazione anche in quei settori e quelle funzioni più restie al cambiamento; nel prossimo periodo affronteremo mutazioni dei modelli di smartworking e di fidelizzazione del talento».

Cosa serve oggi per fare carriera? Quali sono i primi tre must?
«1. Multidisciplina: l’alternanza crescita-recessione affronterà tutti i settori prima o poi, quindi è necessario avere un’esperienza indipendente da settore o funzione. Dobbiamo essere un valore aggiunto per la società.
2. Le tecnologie continueranno a cambiare e rinnovarsi, con ciclo sempre imprevedibili. L’approccio alla conoscenza dev’essere costantemente mantenuto attivo.
3. Network: è evidente come anche in momenti di limitazioni l’uomo abbia cercato di commettersi e abbia trovare nuove vite per farlo. È nella nostra natura e più il nostro network è ampio più opportunità di business ci si prospetteranno».

Una volta si parlava di aziende scuola, di maestri e mentori, ci sono ancora e hanno lo stesso ruolo e peso?
«Certo che ci sono; se non li vediamo attorno a noi preoccupiamoci, perché restiamo isolati senza fonte d’ispirazione. Attenzione a non fare l’errore di guardare a fonti d’ispirazione solo sopra di noi, maestri e mentori non hanno età».

Forse serve sempre più avere un progetto e cambiarlo spesso, come si fa con quelli aziendali per rispondere, anzi, anticipare il mercato?
«Sicuramente aver vissuto più progetti ci offre quella capacità di adattamento utile nei momenti di forte cambiamento. Ciò non significa necessariamente cambiare azienda. Attenzione anche a cambiare progetto troppo spesso e, soprattutto, portiamoli a compimento prima della transizione».

E chi ci può dare una mano e come?
«È come nel tennis. Possiamo essere talentuosi come Federer ma avremo sempre bisogno di un avversario, un torneo, una platea e un arbitro. Essere preparati su ciò che ci circonda è il miglior aiuto che possiamo avere».

Come abbiamo medici e trainer per gestire al meglio il benessere psicofisico, servono consulenti anche per la carriera?
«Nel tennis esiste anche il coach. Dobbiamo avere un confronto con chi sappia portarci a un’analisi oggettiva e disinteressata del nostro futuro. Amici, colleghi, familiari non riescono ad avere un distacco emotivo tale da risultare oggettivo, oltretutto senza spesso avere quell’esperienza necessaria per comprendere al meglio i momenti che stiamo trascorrendo».

E cosa dobbiamo aspettarci da una consulenza di carriera e da un consulente di carriera?
«Un dialogo, un confronto, aperto e sincero con chi riesce appunto a mantenere un grado di neutralità e allo stesso tempo un’esperienza data dalle innumerevoli esperienze già vissute personalmente e come coach di altre carriere».

Cinque consigli vincenti per gestire al meglio la nostra employability?
«1. Ascoltiamo i giovani. Troppo spesso ci concentriamo ad ascoltare chi ha più esperienza di noi. Ma i giovani sono più vicini alle tendenze di quanto lo possiamo essere noi. Vanno ascoltati, capiti e sviluppati.
2. Sviluppiamo un network differenziato di conoscenze professionali. Cerchiamo di circondarci di differenti punti di vista sotto ogni forma possibile, sia di funzione che di settore.
3. Pianifichiamo una strategia che ci permetta di confrontarci sistematicamente sull’evoluzione di noi stessi.
4. Le nuove tecnologie, scopriamole con entusiasmo, direttamente e non per interposta persona.
5. Non pensiamo troppo al business. Spesso sono le nostre passioni che supportano le nostre evoluzioni. Diamo loro libero sfogo, sarà solo un piacere ascoltarci».


Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca