Manageritalia e XLabor hanno organizzato il 26 marzo a Milano un incontro dal titolo “Manager: non c’è più la carriera di una volta”. L’appuntamento si inserisce nel format Career fitness che prevede informazione e condivisione di esperienze, formazione e consulenza di carriera per affrontare una professione, quella manageriale, sempre più bella e sfidante, dove il fai da te o il lasciar fare solo all’azienda rischiano di metterci fuori mercato. In una recente indagine i manager intervistati hanno detto (81,4%) che “la gestione dello sviluppo professionale, un tempo supportata dalle aziende, è oggi sempre più lasciata all’individuo, che per questo ha bisogno di organizzazioni che lo supportino”. Il progetto è affidato a XLabor, la startup e divisione specializzata nel mercato del lavoro manageriale di Manageritalia che si avvarrà di alcune delle migliori società e dei migliori professionisti di consulenza e transizione di carriera e coaching.
La tavola rotonda ha coinvolto tre manager di spicco: David Bevilacqua (cofounder Yoroi, past vice president Europe Cisco), Katia Bassi (chief marketing officer & board member Automobili Lamborghini) e Fedele Usai (a.d. Condé Nast Italia).
Il dibattito ha fatto emergere alcune considerazioni utili su cui possiamo riflettere.
- Un manager per gestire la sua carriera deve essere curioso, stare sul mercato e nella business community per portare e prendere valore per l’azienda e per sé.
- Oggi, quando le competenze cambiano per il 30% in pochi mesi, bisogna leggere il mercato anche per imparare a cogliere i segnali forti e ancor più deboli e sulla base di questi autoformarsi e gestire azienda, business e professione.
- Il punto fondamentale è diventare anticipatori. Occorre anticipare i cambiamenti. Valutare periodicamente a che punto siamo con il nostro lavoro e la nostra azienda.
- Non si può più stare focalizzati sul lavoro in modo verticale, serve guardare in modo più ampio a tanto di quello che ci accade intorno.
- Stabilità, denaro e prossimità possono essere gli obiettivi iniziali, ma ci si rende sempre più conto che per crescere in un contesto multinazionale è fondamentale fare esperienze all’estero, studiando culture e approcci al lavoro diversi dal tuo.
- I tempi per fare carriera sono oggi molto diversi. A 30 anni un tempo potevi già essere nominato dirigente, oggi a quell’età fai ancora lo stagista.
- La carriera è imprevedibile e, riconosciamolo, spesso è mossa dal caso, come una persona che ti spinge a fare uno stage in un settore a cui non avevi pensato.
- La prima domanda che dobbiamo porre a una persona che vuole fare carriera è “Cosa intendi per carriera?” Se la risposta è “Cerco una crescita” dobbiamo approfondire e chiedere “Sei consapevole di cosa occorra per crescere all’interno di un’azienda?”.
- Quando si avverte un disequilibrio tra il nostro sistema di valori e le nostre priorità e lo stato attuale dobbiamo intraprendere scelte diverse. La coerenza valoriale tra noi e l’azienda è importante. Se non mangio carne e amo i cani non dovrei accettare un’offerta di lavoro da un’azienda che produce pellicce di animali.
- Se un manager va via da un’azienda deve portare via tutte le persone? No. Le organizzazioni non devono essere “people oriented”. Le risorse dovrebbero essere in grado di equivalersi e sostituirsi in caso di necessità. Occorre cambiare il ruolo delle persone.
- Occorre diffidare dei capi troppo amati che non si prendono le responsabilità di azioni magari impopolari verso i collaboratori (“Avrei voluto darti un aumento ma l’azienda non ha voluto…”). Il manager rappresenta l’azienda. Scindere il manager dall’azienda è un errore grave.
- Gestire il talento delle nuove generazioni: una volta il talento era più educato. Oggi ti dicono se non faccio quello che mi piace vado via. C’è un tasso di libertà molto più ampia.
- Le persone coraggiose sono difficili da trovare. Mettono in atto processi irreversibili una volta che sono accelerati.
- Oggi i più giovani cercano quello che una volta era prerogativa dei senior: vogliono viaggiare e avere più tempo. Le nuove generazioni vogliono più tempo libero perché sono figli di genitori che andavano a vedere la partita e intanto erano in conference call.
- Un punto di partenza per fare carriera oggi è svolgere qualcosa che ci rende felici. Uno stato d’animo di soddisfazione è fondamentale.
- Contaminazione tra mondi e industry diverse. Sembra che oggi tutto debba succedere in azienda e che questa debba offrire spazi e servizi come l’asilo o il supermarket. Perché devo fare una palestra in azienda quando poi i miei collaboratori ci vanno con colleghi per parlare male di capi e azienda: molto meglio spingerli verso l’esterno, affinché possano confrontarsi con persone e profili diversi di ambiti diversi.
- Personal branding: spesso è idealizzato. Oggi ricopri una posizione, lavori sui social per costruirti un’immagine e tra 6 mesi magari cambi ruolo e devi ricominciare tutto da capo.
- Manageritalia è sempre più vissuta e utilizzata dai manager per valutare come fare carriera. Proprio quando le cose vanno bene e si ha una nuova opportunità capire come chiudere al meglio nell’azienda attuale e entrare in quella nuova è una scelta che va supportata da analisi del contratto, delle opzioni previdenziali, di lavoro all’estero ecc.
- Il contratto di lavoro è un importante ancora per gestire lo sviluppo di carriera per un manager, quello che avvia e gestisce il rapporto con le aziende. Bisogna esserne consci e utilizzarlo al meglio.
- Niente può sostituire una “botta di c.”, dunque bisogna… stare leggeri e affrontare non solo la vita ma anche il percorso professionale con leggerezza.
Qui tutte le informazioni per continuare a fare #CAREERFITNESS con noi.
Vi aspettiamo in palestra!!!