100 sfumature di leadership rosa: Daniela Pighini

La classifica delle 100 donne leader più influenti di Forbes vede nomi di spicco della business community e tante donne manager associate a Manageritalia. A tu per tu con alcune di loro per scoprire da vicino un ruolo, quello manageriale, sempre più complesso e ricco di sfide. Le differenze di genere in ambito gestionale e di coordinamento possono costituire una ricchezza con punti di forza specifici quando a guidare c'è una donna. Scopriamoli insieme. Parliamo oggi con Daniela Pighini, direttore generale Audika

Cosa ha pensato quando ha visto il suo nome nella classifica Forbes delle migliori donne che rappresentano la leadership al femminile nel nostro paese?
Innanzitutto la notizia mi ha colto di sorpresa, l’ho scoperto per puro caso, da un messaggio di complimenti di un amico che aveva letto la classifica sulla rivista Forbes. Mi sono sentita onorata ed orgogliosa di questo riconoscimento, sentendo anche la responsabilità di essere di esempio e sprone per altre donne, potendo infatti testimoniare con felicità che l’impegno e la qualità vengono riconosciute anche in Italia.

Il fatto che tra le 100 donne leader ci siano molte manager significa che questo è un ruolo chiave per esprimere competenze, creatività, tenacia e capacità di innovare?
Oggi i manager in azienda hanno tutti il principale compito di innovare ed essere creativi per poter traghettare le aziende in mercati mutevoli, lavorando in velocità e tenendo conto dei cambiamenti che le nuove tecnologie stanno portando. Le donne, tanto quanto gli uomini sono chiamati ad adottare questi comportamenti per essere vincenti. Se tra le 100 donne leader ci sono molte manager significa certamente che le donne sanno esprimersi bene anche in ambiti complessi e competitivi, con tenacia ed impegno esemplari.

Secondo lei una manager donna ha degli atout specifici?
Premettendo che sono convinta che la bravura prescinda dal genere, posso però dire che negli atteggiamenti e nel modo di lavorare ci sono delle marcate differenze, perché le donne manager hanno una maggiore capacità di ascolto, empatia e di comprensione dei segnali deboli. E questo consente di essere più veloci ed efficaci, perché si lavora meglio sul coinvolgimento delle persone con cui si collabora, che è l’obiettivo principale di ogni manager.

Parliamo di lei: lei che leader è in tre parole?
Appassionata, attenta agli altri, coraggiosa.

Chi sono stati i suoi maestri o maestre di leadership, dentro e fuori il mondo del lavoro?
Ho sempre ammirato chi ha saputo andare oltre gli stereotipi e soprattutto ha lottato contro chi ha detto che non ce l’avrebbe fatta, che ha rotto i classici “glass-ceiling”. Ci sono molti eroi del nostro tempo, donne e uomini, a cui ispirarsi ogni giorno. Il processo di costruzione della leadership è continuo, non si è mai arrivati e l’esempio arriva da tutti, a partire dalla famiglia.

La capacità di gestire le persone è il tratto distintivo di ogni buon leader: lei cosa cerca di trasmettere ai suoi collaboratori, di persona e in remoto?
Condivido. Nel gestire le persone io parto sempre con l’essere coerente nei comportamenti, molto aperta agli stimoli e mi circondo da persone molto diverse da me; lavoro per costruire una cultura in cui le persone possano esprimersi in autonomia, mostrando la propria diversità e ricchezza, per essere responsabili e soddisfatti del proprio operato, ma anche offrendo sempre il mio aiuto a chi serve (non ci sono lavori operativi che un direttore generale non debba fare, se serve a dare l’esempio o ad incoraggiare un collaboratore), senza mai dimenticarsi di imparare dagli errori (che sono vitali per progredire).

Work-life balance: le due dimensioni oggi si sovrappongono spesso. Qual è la sua ricetta?
Per quanto sia una brava cuoca, questa ricetta non mi riesce ancora molto bene! Tendo ad essere sbilanciata sul lavoro, ma credo sia importante trovare il giusto equilibrio per ricaricarsi di energie ed essere di esempio per gli altri, anche in questo senso.

Essere uomo o donna sul lavoro oggi fa ancora differenza? Come e perché?
Le donne non hanno ancora le stesse opportunità per pregiudizio e retaggio storico. Si respira e vive questa disparità anche oggi. La conferma c’è ad ogni meeting internazionale, dove le donne a capo di aziende si contano su una mano contro decine di uomini. E non mancano le capacità! Le cose stanno migliorando e sono fiduciosa per mia nipote perché troverà un ambiente più inclusivo tra 10 anni; Le donne della mia generazione sono passate attraverso dure prove: ricordo un’esperienza vissuta all’ultimo anno del liceo, quando in occasione di un orientamento professionale i vari professionisti che avevo incontrato (un manager, uno scienziato e un console, tutti uomini) mi avevano detto che come donna non avrei potuto emergere perché nelle posizioni di pregio avrebbero sempre promosso un uomo: erano carriere maschili, non dovevo illudermi. Forse per questo ho scelto di voler fare il manager e dimostrare quanto fosse sbagliata quella affermazione! Anche il mio primo colloquio di assunzione venne giocato sulla discriminazione di genere: il capo di allora mi disse “per quale motivo dovrei assumere lei, al posto di un uomo, visto che potrebbe avere figli e magari decidere di dimettersi per seguirli?”. Gli risposi che solo lui poteva decidere se fossi idonea al profilo che stava cercando (ero una giovane laureata senza esperienze lavorative) e che era suo compito decidere se assumermi o meno: non c’era alcuna frase da dire per ribaltare un tale pregiudizio. Venni assunta, ma ricordo quell’episodio come un momento di grande rabbia e violenza psicologica. Io oggi assumo indifferentemente uomini e donne in base alle loro abilità e soprattutto alla voglia di mettere il cuore ed energia nelle cose che andranno a fare.

Quali pensa siano i punti di forza di un’associazione come Manageritalia nel promuovere e sostenere la leadership manageriale?
Le associazioni hanno la forza del network ed ogni azione volta alla promozione di esempi di eccellenza o all’organizzazione di momenti di incontro aiuta molto, soprattutto per i manager di vertice che sono per ruolo soli, ma che nel confrontarsi, possono allargare il proprio punto di vista.
Tra le aree di miglioramento penso che si dovrebbe valorizzare meglio la parte formativa che è sicuramente una parte fondante della leadership: c’è tecnica nel lavoro che facciamo. In fine credo che le associazioni dovrebbero essere partner più attivi nella promozione dello sviluppo delle carriere, offrendo possibilità di network a Manager che intendono cambiare o rimettersi in gioco in nuove sfide. Sia che siano uomini o donne.


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