Welfare: cambiamo prospettiva

Dalla crisi di un modello di welfare state senza margini di crescita a un sistema di benessere per i lavoratori sempre più delegato alla contrattazione collettiva e alle imprese, che offre prestazioni non sempre garantite dal sistema pubblico, fino al welfare anche individuale offerto da Manageritalia. Il punto di vista di due dirigenti nel settore delle risorse umane che attuano strategie per favorire il benessere e la produttività nelle loro aziende: Nicola Ardito, gruppo Macnil GT Alarm, e Giovanni Rubino, Csi Piemonte

Il welfare pubblico è da anni in ritirata, soprattutto a livello sanitario e previdenziale. È un problema sentito anche dalle aziende?

Ardito «Sì, le aziende non hanno strutture organizzative interne e/o consulting esterno e non riescono sempre a intervenire con i pochi strumenti oggi a disposizione. Ad aggravare di più gli scarsi interventi del legislatore, i mass media, che affrontano il tema senza veri rappresentanti aziendali e manageriali. Manageritalia offre sempre più un importante supporto per il legislatore, oltre ad essere da diversi anni un facilitatore culturale sulle tematiche di welfare»

Rubino «Assolutamente sì. Sia le aziende che i lavoratori e i loro rappresentanti ritengono che non si tornerà più indietro. Non per niente, le parti sociali, nel corso degli anni, sono correttamente intervenute inserendo nei vari ccnl nuovi istituti che avevano in comune l’obiettivo di integrare le prestazioni che il sistema pubblico non poteva più garantire».

Il contratto dirigenti del terziario prevede da sempre un welfare integrativo che nel tempo ha aumentato le sue prestazioni sanitarie e previdenziali e ne ha aggiunte altre in ambito copertura rischi, formazione e politiche attive. Cosa ne pensa?

Ardito «È un accordo molto apprezzato dai manager del terziario, che potranno così utilizzare, con piattaforme digitali e innovative, diversi e importanti upgrade in tema di tutela sanitaria, previdenziale e di politiche attive. Sarà fonte di ispirazione di diversi rinnovi contrattuali previsti prossimamente».

Rubino «Nella mia carriera ho avuto modo di lavorare per aziende che applicavano diversi ccnl e posso affermare che il grado di copertura dei servizi welfare a disposizione di un dirigente del terziario non ha paragoni in Italia, basti pensare alla garanzia di una formazione continua e di qualità».

Anche per le aziende il welfare, con l’introduzione di quello aziendale, è diventato sempre più importante come strumento di attraction, retention e, di fatto, di benessere dei lavoratori. Per voi il welfare aziendale che ruolo gioca?

Ardito «Il welfare aziendale gioca un ruolo molto importante. Negli ultimi tre anni la tendenza dei manager e dei professional è quella di dichiarare, fin dalla fase di recruiting, strumenti di welfare e benessere. La richiesta più innovativa? Svolgere, condividendo con l’azienda, esperienze lavorative all’estero per l’arricchimento culturale personale 

Rubino «La mia azienda ha avviato un progetto di Total reward, per evidenziare l’insieme dei sistemi di ricompensa e servizi adottati dal Csi a favore del personale e migliorare l’employee experience. Abbiamo valorizzato il sistema di welfare aziendale con servizi e convenzioni relativi a varie tematiche, oltre alla ristorazione aziendale, la polizza infortuni professionali ed extraprofessionali, il servizio d’ascolto e l’assistenza fiscale».

Cosa pensa della recente introduzione nel contratto dirigenti di un’ulteriore spinta all’utilizzo del welfare aziendale con la destinazione di una somma fissa e uguale per tutti alla Piattaforma welfare dirigenti terziario?

Ardito «Semplifica senza vincoli, attraverso il contributo obbligatorio di 1.000 euro annui, per il 2024 e 2025, gli importi da destinare alla Piattaforma welfare dirigenti terziario e, quindi, spendibili nell’incremento delle prestazioni dei fondi contrattuali e/o nei normali servizi di welfare aziendale per il dirigente e i familiari».

Rubino «Un’innovazione significativa e valida che risponde a una logica di sistema e che consente anche ai dirigenti di nuova nomina e con retribuzioni più basse di fruire di una vasta gamma di servizi di qualità – viaggi, istruzione, trasporto pubblico, badanti – con un benefico effetto sulle finanze familiari».

In questo senso, il contratto può servire a fare cultura anche presso le aziende meno lungimiranti e strutturate?

Ardito «Manageritalia sta facendo bene a realizzare momenti di approfondimento diversi e dedicati che possono semplificare alle aziende il concetto di accogliere meglio e cercare il dirigente nelle pmi, sempre di più “fonte” nevralgica di business, efficienza e cultura d’impresa».

Rubino «Non credo che il contratto sia sufficiente a elevare una cultura che non riconosce il fattore moltiplicativo che una classe dirigenziale ben motivata e coesa rappresenta rispetto alla crescita e al benessere aziendale. Probabilmente, occorre rivedere gli strumenti della politica industriale: l’eccessiva frammentazione del nostro tessuto produttivo è ormai un fardello in termini di innovazione e produttività».

Quindi, sul welfare aziendale le parti sociali dovranno continuare a puntare, magari mettendo sempre più in sinergia le loro azioni?

Ardito «È un percorso avviato e in crescendo. Sarebbe un errore tornare indietro, anche in considerazione della forte pressione fiscale italiana, che pesa troppo nelle vite dei cittadini e dei lavoratori».

Rubino «Ne sono assolutamente convinto. La tecnologia oggi è un fattore abilitante rispetto a un percorso che consenta da una parte ai lavoratori di godere di servizi sempre più customizzati e adeguati qualitativamente e, dall’altra, alle aziende di avere un ritorno migliore rispetto ai costi sostenuti».


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