In Gran Bretagna il mercato manageriale è aperto e caratterizzato da comportamenti organizzativi tipici “locali”, ma soprattutto da un mindset internazionale. Londra, in particolare, è un melting pot
professionale (così come sociale) caratterizzato da carriere internazionali e politiche attive di diversity management, perlomeno formalmente. Fino a pochissimo tempo fa la Gran Bretagna era la prima scelta in termini di destinazione per gli italiani ma, a differenza dei rumeni e polacchi (unici più numerosi a Londra), non sono venuti solo a studiare o alla ricerca di lavori operativi, ma per iniziare attività imprenditoriali o assumere posizioni manageriali. Spesso per un manager, in una realtà come Londra, la differenza nello sviluppo della carriera non la fa la competenza specifica o la provenienza di genere, geo-culturale, di età, bensì la provenienza da un head quarter piuttosto che da una branch e il bilanciamento degli step professionali (mobilità internazionale) in tal senso. Le opportunità sono ancora elevate per manager di ogni provenienza, ad esempio nel financial service, nel lifestyle e nei servizi digitali. E sono opportunità strutturali per il fatto che è sempre importante per le grandi organizzazioni internazionali basate in Uk dimostrare le proprie credenziali globali attraverso un talent management centrato sulle diversità/integrazioni culturali dei propri dipendenti. Purtroppo le corporation pensano a implementare questa diversity con programmi internazionali di mobilità (di cui Londra è contemporaneamente un generatore e un terminale) soprattutto come un elemento di marketing interno ed esterno, di employer branding, per poi scoprire che questi processi hanno costi proibitivi. Si finisce così, ancora di più dopo la Brexit, per privilegiare manager locali solo per motivi economici oltre che di pressione politica e fiscale protezionista.
Caratteristiche del manager londinese
Il manager londinese è abituato a ragionare per obiettivi di breve termine e a essere valutato su indicatori soprattutto finanziari. Tende a separare attività e comportamenti professionali dalla sfera personale. È orientato ai risultati, è affidabile e di solito molto cauto nelle relazioni, preferendo partire da un approccio distaccato. È molto attento alla precisione e alla puntualità. Le relazioni e i comportamenti organizzativi interni alle corporation sono formali e improntati alle policy aziendali. Importanti le gerarchie e le lobby interne. Rispetto agli standard italiani i processi decisionali sono più veloci per effetto della maggiore delega di cui di solito i manager inglesi godono. Esiste una chiara attribuzione di ruoli che facilita la velocità di implementazione di decisioni a tutti i livelli.
Il manager italiano in Uk
Per un manager italiano a Londra, la differenza quindi la fanno le soft-skill e la propensione allo stile manageriale “internazionale”. Per performare occorre presidiare lo stress management, il comando dei diversity mindsetting con cui si deve interagire all’interno dell’organizzazione, la lettura dei geo/trend di customer experience del proprio settore di riferimento, l’innovazione digitale.
A Londra, negli head quarter delle multinazionali, il manager deve esaltare le proprie capacità di comprensione dell’organizzazione “below the line” e di networking o lobbying… Paradossalmente, i senior possono avere difficoltà di integrazione perché vanno incontro a sacrifici personali (come la famiglia ecc.), ma anche perché le corporation sono guidate da risultati di short term e indicatori finanziari o economici o dalla valorizzazione delle competenze. E non sempre il rapporto total rewarding/costo della vita per manager di medio livello è ben equilibrato.
Londra: headhunter e segmentazione del mercato
Il manager inglese considera l’headhunter un elemento fondamentale della propria carriera e vita lavorativa. Questo porta da un lato a una grande accessibilità per i consulenti che conoscono,
incontrano e gestiscono relazioni approfondite con i candidati. Il rovescio della medaglia è una scarsa fidelizzazione e il rischio di relazioni fortemente utilitaristiche. Il mercato è iper segmentato per settore e industry, ma anche per practice, nicchie e famiglie professionali. Non esistono consulenti generalisti né un manager si rivolgerebbe a un consulente al di fuori della propria community professionale o non inerente alle proprie conoscenze/mercato. Le interazioni e le opportunità si sviluppano (e finiscono…) molto più velocemente. La relazione è più impersonale, contingente, potremmo dire opportunistica, ma comunque molto professionale.
Relocation
Il manager londinese difficilmente prende in considerazione relocation nel Regno Unito. Diverso il tema europeo, dove i manager si spostano senza problemi, soprattutto nel nord Europa. Da valutare naturalmente il tema Brexit. Londra è molto grande e sul middle management le ricerche sono effettuate per “quadrante” cittadino. La relocation quindi fa parte della normalità. I costi della metropolitana sono gestiti come un benefit o vengono finanziati dall’azienda sui profili intermedi… Il mercato londinese è davvero aperto, innovativo e dinamico e si possono trovare stipendi alti e fuori mercato. È molto focalizzato sul compensation package complessivo, con variabili importanti soprattutto nel mondo della finanza e della moda.