Quanto è utile cercare un lavoro online?

I risultati di una ricerca di Adecco mostrano come il ricorso ai canali digitali sia diffuso ma non sempre risulta efficace. I social offrono tuttavia visibilità che può rivelarsi vantaggiosa in fase di selezione dei candidati

Quando si cerca un lavoro i candidati trascorrono online il 72% del loro tempo, mentre i recruiter il 45,1% (entro un anno si arriverà al 55,7%). La crescita di quest’ultima percentuale è legata a tutto il lavoro dedicato per lo più a scouting e analisi dei profili.

Nessuno può negarlo: la ricerca di professionisti online rispetto a quella offline richiede meno investimenti economici e meno tempo, ma allo stesso tempo molti più investimenti in competenze. Tutto questo emerge da uno studio di Adecco realizzato in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha esplorato l’impatto del digitale sul mondo del lavoro. L’indagine è stata realizzata intervistando 1.466 candidati e 259 recruiter. I candidati coinvolti nello studio presentano una distribuzione piuttosto equilibrata per età e per sesso: 42,6% dai 18 ai 35 anni, 37,5% dai 36 ai 50 anni e 19,9% dai 51 ai 65 anni; 51,1% donne e 48,9% uomini.

Nonostante il ricorso ai canali digitali da parte dei candidati sia diffuso, la percezione di efficacia è bassa: i siti internet vengono utilizzati dall’85% dei candidati, ma solo il 46% ha ricevuto un’offerta di lavoro attraverso mail; il 33% usa i social network, ma solo il 12% è stato contattato attraverso questo canale; mentre il 60% usa altri canali (passaparola ecc.) che si sono dimostrati efficaci per il 57% degli interpellati.

L’indagine dunque rivela che il digitale viene utilizzato più come canale di visibilità che direttamente come canale di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Del resto i candidati che poi hanno ottenuto il lavoro sono pochi e la loro percentuale è in calo (era l’8% nel 2015, ora è il 3,2%).

Se prendiamo in considerazione i social media, LinkedIn si conferma un punto di riferimento per oltre la metà dei candidati (57,7%), che utilizzano la piattaforma prevalentemente per la ricerca di lavoro, contemporaneamente si rafforza l’utilizzo di Facebook (31,7% contro il 27% dell’edizione 2015) e fa la sua comparsa Instagram al 10%, superando immediatamente anche Twitter, che si attesta intorno al 4%.

È interessante notare che nella ricerca i social network perdono invece importanza nel lavoro degli HR: LinkedIn scende dall’88% del 2015 al 73,6% di oggi, Facebook cala dal 28% al 14,4%, ma anche in questo caso compare Instagram (15,3%), che supera nuovamente Twitter (11,4%).

È in aumento tuttavia il ricorso ai social media per esplorare la personalità dei candidati (pari al 48,1% rispetto al 36% del 2015). “L’impatto dei canali social sull’attività di scouting degli HR e sulla ricerca di un lavoro da parte dei candidati è in crescita costante. La rapida evoluzione del mondo del lavoro e l’affermazione dei canali digitali in tutte le attività quotidiane sia professionali sia personali stanno cambiando radicalmente le abitudini non solo di chi cerca un lavoro, ma anche dei professionisti che si occupano di risorse umane”, ha dichiarato Cristina Cancer, Head of Talent Attraction and Academic Partnership di The Adecco Group.

“Nei prossimi anni sarà importante riuscire a leggere in anticipo gli effetti di questi cambiamenti per avvicinare la domanda e l’offerta di lavoro, facilitando la vita sia dei candidati che degli HR”, continua Cancer. Per quanto riguarda i profili che i recruiter analizzano maggiormente online è in aumento la ricerca per i profili non manageriali, che sale dal 12% del 2015 al 28,3% di oggi, mentre è in leggero calo quella dei middle manager (dal 44% al 39,3%) e dei senior manager (dal 40% al 32,7%). Aumenta la selezione online per i profili più legati alla comunicazione, mentre diminuisce quella legata ai profili più tecnici. 

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