Le donne sono oggi tra i quadri aziendali del settore privato il 28% e stanno crescendo in doppia cifra (+24% dal 2008 al 2012, contro il +5% dei colleghi). E le donne sono anche le protagoniste dell’indagine Quadri di valore, la più grande indagine sui quadri aziendali italiani mai realizzata lanciata a luglio da AstraRicerche per Manageritalia in collaborazione con LinkedIn, OD&M, che ha intervistato via web 5.442 quadri rappresentativi dei 425mila presenti nel privato oggi in Italia.
L’indagine ci consegna un’immagine di quadri di valore, ma poco valorizzati proprio nelle imprese padronali, dove ce ne sarebbe più bisogno. Che stanno affrontando con le unghie e con i denti la crisi, sapendo cogliere anche il meglio.
Non ci sono dubbi che le donne si facciano spazio tra i quadri con la forza della formazione. Infatti, se il 65% dei quadri intervistati ha una laurea e il 15%, anche un master, le donne sono sempre un po’ sopra i colleghi (72% e 19%). Quindi, abbiamo speranza che la classe manageriale italiana, anche tra i dirigenti, cresca e utilizzi al meglio la diversity per competere al meglio? Sì, ma non troppo.
Infatti, a fronte di un 79% dei quadri intervistati che aspira a diventare dirigente (85% uomini e 65% donne) e un 37% che pensa lo diventerà (42% e 23%) la parità appare ancora lontana. Infatti tra le motivazioni che frenano a diventare dirigente prevalgono, con netto stacco delle donne, aspetti legati al bilanciamento vita professionale e personale: meno tempo per la famiglia (40,6%: 38% uomo e 47% donne), minore tutela dal licenziamento (33,5%: 29% e 45%), meno tempo per la vita sociale (27,5%: 25% e 35%), rischio di maggior stress (22,6%: 18% e 34%).
Insomma, se vogliamo sfruttare al massimo i vantaggi del diversity e dare al nostro management tutte le carte in regola per riportarci ai piani alti della crescita e del benessere mondiale dobbiamo cambiare registro. Anzi, meglio, dobbiamo registrare meglio il life balance e puntare sempre più a un lavoro fonte di produttività e benessere.