Libere professioni: presentato il Rapporto 2017

L’Italia è il paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa: solo quelli iscritti a un albo professionale superano la quota di 1,4 milioni e costituiscono il 5% delle forze lavoro e il 25% del complesso del lavoro indipendente. Nonostante gli anni della crisi economica, il settore delle libere professioni è infatti da noi l’unico comparto a crescere nell’ambito del lavoro indipendente. In termini dimensionali, il nostro Paese conta 24 liberi professionisti ogni mille abitanti e il loro numero aumenta a un ritmo di oltre il 22%. Ogni anno, cioè, oltre 250 mila persone scelgono la strada della libera professione, che si conferma come un segmento “anticiclico” dell’occupazione.

Questi dati emergono dal “Rapporto 2017 sulle libere professioni in Italia”, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni e presentato il 15 novembre a Roma durante il Congresso nazionale dei professionisti italiani: “Il professionista 4.0 – L’evoluzione delle competenze tra normativa e mercato”. Secondo il sociologo e politologo Paolo Feltrin, che ha curato il Rapporto 2017, l’Italia sta percorrendo lo stesso sentiero evolutivo del resto dell’Europa, caratterizzato da una crescita sostenuta del numero di liberi professionisti, sia nelle professioni ordinistiche sia nelle professioni non ordinistiche. L’indagine fotografa una realtà in continuo movimento, dove emergono profonde diversità territoriali, generazionali e reddituali. Un fenomeno accentuato dalle trasformazioni sociali del “ceto medio” e dall’intervento selettivo della più grave crisi economica dal dopoguerra a oggi.

A livello regionale il divario territoriale è rilevante e sono le regioni del Nord a mostrare la maggior densità di professionisti: si passa da 30 professionisti per mille abitanti in Emilia Romagna a 14 in Calabria.

Tra il 2009 e il 2015 il numero di liberi professionisti cresce con maggiore intensità in quelle economie regionali dove il Pil pro capite è maggiore. Esiste un marcato gap di genere: due terzi dei professionisti sono infatti uomini. Sul fronte reddituale, tra il 2011 e il 2015 il fatturato complessivo dei liberi professionisti risulta in tendenziale crescita, così come il suo contributo sul Pil nazionale. Anche il divario di genere in termini reddituali varia molto a seconda delle diverse professioni e comunque penalizza la popolazione femminile. Si riduce invece il gap reddituale tra i professionisti under 40 rispetto alle generazioni più mature.

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