“Autismo” è un’etichetta ampia che copre molte situazioni di “sviluppo non tipico”. Possiamo incontrare persone con autismo che presentano ipo-abilità e/o iper-abilità, sia fisiche sia psichiche. Le ipo-abilità sono in genere facili da sospettare (ad esempio, mutismo), mentre le iper-abilità sono difficili da immaginare (ad esempio, iperacusia), di conseguenza la nostra relazione con le persone con autismo è quasi sempre “orientata” verso le mancanze evidenti, anziché verso le capacità possibili.
La grande varietà di combinazioni di queste abilità ha portato a utilizzare il termine più completo di “disturbi dello spettro autistico”. Questo “spettro” viene oggi esplorato più che in passato perché i bambini sono sempre meno internati in istituti e sempre più seguiti dalle famiglie nel loro sviluppo, con grande fatica e impegno. I bambini diventano ragazzi e adulti, sono più presenti e visibili nella società e dunque è maggiormente possibile scoprire di cosa sono capaci.
La grande varietà dei casi individuali rende difficile la gestione da parte delle strutture pubbliche, che si trovano più a proprio agio con situazioni conosciute, semplici, ripetitive e prevedibili e quindi si rende necessaria una reazione della società nel suo complesso.
Il cambiamento
parte dalle imprese
Le aziende che incontrano le persone con autismo e le loro famiglie come clienti possono essere tra i protagonisti di questa reazione. Non tramite un’azione compassionevole di “aiuto sociale”, ma con un approccio professionale al mercato che le renda in grado di gestire questo segmento di mercato così come vengono gestiti gli altri.
Si tratta, infatti, di un segmento molto grande, interessante per le grandi multinazionali così come per le piccole aziende. Le persone con autismo sono circa l’1% della popolazione, ma la loro condizione le pone al centro di una rete di relazioni che parte dai loro familiari più stretti, prosegue con la famiglia allargata e si espande con gli amici, i vicini ecc., moltiplicando il numero iniziale per 10.
Un percorso tutto da costruire
Per le aziende medio-grandi che vogliono esplorare questa opportunità, il percorso è abbastanza impegnativo e deve necessariamente essere costruito sulle proprie specifiche caratteristiche organizzative.
Si tratta di un percorso in genere pluriennale che, per ottenere il massimo risultato possibile, richiede la collaborazione di varie funzioni interne, dalla gestione del personale al marketing, per un progetto formativo all’accoglienza consapevole delle persone con autismo, che ha un impatto su procedure interne ed esterne non misurabile dal solo risultato economico.
Per il personale a contatto
con il pubblico
Nel caso del personale a contatto con il pubblico, si parla di una formazione di secondo livello perché porta a rivedere tutte le forme di comunicazione verbale e non verbale utili alla personalizzazione del servizio, ovvero alla creazione della relazione col cliente sia individuale (le persone con autismo autonome), sia di gruppo (le persone con autismo accompagnate). È facile dire, in fase di formazione di base, che il significato delle parole è meno di un decimo della comunicazione inter-personale: più difficile è farne applicare le conseguenze nell’attività di tutti i giorni. Le persone con autismo sono un’eccellente possibilità di verifica e crescita delle proprie competenze perché per comunicare con loro occorre coscientemente modificare le proprie strategie abituali, sia verbali sia non verbali.
Il coinvolgimento
di tutto lo staff
Tutto il personale aziendale dovrebbe essere coinvolto al fine di condividere le problematiche affrontate tutti i giorni dai colleghi a contatto con il pubblico. Questo favorisce la comprensione degli obiettivi comuni e avvicina le varie funzioni aziendali.
Csr
Le aziende che hanno una politica di impegno sociale possono segnalare il proprio percorso alla clientela e mostrare come non si tratti di un orpello all’attività aziendale, ma di una conseguenza diretta del proprio modo di intendere l’impresa economica. Le aziende che hanno una politica di coinvolgimento dei collaboratori all’impegno sociale dell’azienda possono offrire, tramite un percorso di questo tipo, la possibilità di contribuire concretamente all’impegno aziendale per il miglioramento della società nel suo complesso.
L’inserimento in azienda delle persone con autismo
Per le aziende più strutturate si apre anche la possibilità di valutare l’inserimento in azienda, temporaneo o permanente, di persone con autismo. L’esempio ormai storico è Aspiritech, un’azienda americana che ha costituito un team di sole persone con autismo per lo sviluppo di software. E non si tratta della sola possibilità, perché la capacità di un alto livello di concentrazione e altre caratteristiche possono avere ambiti specifici dell’azienda all’interno dei quali venire valorizzati. A questo proposito, il paese che in assoluto ha l’esperienza più consolidata di inserimento lavorativo è la Svezia, con i più alti tassi mondiali di occupazione delle persone con autismo.
Punti vendita formati all’accoglienza consapevole
Una volta formato, il punto vendita (reale o virtuale) può diventare visibile sulla mappa che indica alle persone con autismo, e a tutti coloro che sono vicini a loro, i luoghi di riferimento presenti sul territorio. Punti vendita dove poter andare a fare acquisti e usufruire di servizi sapendo che non dovranno spiegare (come sono costretti a fare molte volte al giorno) che i loro comportamenti apparentemente “fuori contesto”, le loro sensibilità e le loro richieste hanno una solida motivazione. Punti vendita che saranno di conseguenza più efficaci in generale per tutti i clienti. Anche in Italia non mancano esperienze di successo, da grandi catene retail a singoli esercizi commerciali, e possiamo solo augurarci che diventino più numerose perché il risultato per tutti è essere protagonisti di un mondo migliore.