Quando un’innovazione diventa di massa mostra la sua reale capacità d’impatto, archiviando anni di visioni, previsioni, stime e suggestioni. Anche se da qualche tempo la tavola era apparecchiata, le intelligenze artificiali e il lavoro ibrido hanno reclamato il loro posto tra il 2020 e il 2023, assorbendo ora ogni sguardo e conversazione.
Viviamo una profonda e annunciata trasformazione del lavoro, c’è chi subisce i cambiamenti e chi li guida, chi propone nuovi utilizzi concreti e chi difende i vecchi “lavori”, chi studia e fa pratica, chi cerca di regolare e chi prematuramente giudica. È evidente che i manager sono al centro di questo cambiamento, anche ora che l’onda è talmente alta da sembrare ingovernabile, capace di determinare da sola il proprio futuro.
Come ciascun cittadino – ma con una cruciale differenza d’impatto – il manager può decidere se subire, tentare di governare o interagire con le trasformazioni del lavoro. O anche fare le tre cose insieme: ad esempio, adattandosi all’evidenza di un lavoro che non è più rinchiuso nella gabbia del tempo e del luogo; identificando le leve sulle quali può agire, partendo dall’organizzazione, dalla centralità dei clienti, dal benessere delle persone, dall’impatto positivo sulla società; ma soprattutto non accontentandosi di una conoscenza superficiale, da semplice “consumatore” di informazioni e tecnologie, avviando invece una ricerca approfondita, sistematica e aperta agli stimoli.
Serve prima di tutto darsi uno scopo, un obiettivo che valga la pena perseguire e che possa far convergere l’azione di molti. Serve poi scegliere una via per raggiungerlo, anche sapendo che potrà essere necessario cambiarla, o comunque ridefinirla strada facendo. E occorre avere il coraggio di scegliere: in quel futuro immediato (1-5 anni) in cui le nostre azioni hanno maggiore impatto, nulla è più falso dell’affermazione “tutto cambia”. Molto rimane: spesso abitudini e comportamenti si rivestono di nuove forme, pur restando intrinsecamente uguali nelle generazioni; con piccoli cambiamenti, con un’immagine diversa, i prodotti (e talvolta le tecnologie) possono guadagnare molti anni di vita ulteriore; alcuni lavori, da decenni candidati alla sparizione (“non ci saranno più idraulici!”), sfidano il tempo senza preoccuparsene. Tutto cambierà, certo, ma se invece che domani fosse tra un secolo? Capire cosa sta cambiando, con quale profondità e in quale orizzonte temporale è la sfida del nostro tempo ed è fondamentale per un manager contemporaneo.
Per Manageritalia è cruciale capire come essere al vostro fianco e come essere protagonisti nella società. Nella trasformazione dobbiamo rappresentare un ancoraggio solido, dare certezze nel welfare, strumenti concreti nella formazione, occasioni d’incontro e di scambio delle esperienze, mai come oggi necessari. Non possiamo cedere alla vaghezza, né inseguire l’onda delle mode tecnologiche. Insieme possiamo alimentare una grande intelligenza collettiva, l’esito più auspicabile dell’interazione tra intelligenze umane e artificiali. Molti saranno i passaggi difficili che richiedono coraggio.
Il manager lo sa: non può permettersi di cedere alla paura.