Meglio un ufficio tutto per sé o un ambiente condiviso con altre persone? Ci sono i pro e i contro, ma quando si parla di rumore e di distrazioni l’open office, che oggi secondo una stima è impiegato nel 70% delle aziende in tutto il mondo, appare come la soluzione peggiore.
Già, sembra proprio che il prezzo da pagare per questi ambienti concepiti per condividere e comunicare meglio sia molto alto, soprattutto se non c’è una progettazione adeguata che garantisca almeno un minimo di isolamento acustico.
È stato calcolato che un lavoratore diminuisce la sua produttività del 66% quando è esposto alla conversazione di un suo collega. Anche il multitasking appare più difficoltoso a causa del rumore in ufficio e il livello di stress può schizzare alle stelle. Inoltre, quando il rumore ci raggiunge assumiamo spesso una posizione ergonomia scorretta, cercando di proteggerci.
Preoccupanti, infine, i risultati di uno studio condotto presso l’Occupational Health Nursing Program dell’University of Michigan, secondo il quale il rumore costante negli ambienti di lavoro provoca un’aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco, fino a causare seri problemi cardiovascolari.
L’inquinamento acustico a detta dell’Organizzazione mondiale della sanità è oggi un problema diffuso a livello globale e compito di manager e responsabili HR potrebbe proprio essere quello di limitarne le conseguenze sul luogo di lavoro.