Il mercato del lavoro sta conoscendo da tempo una profonda trasformazione a causa dell’impatto del digitale. Se molte professioni sono state spazzate via, è allo stesso tempo in crescita il numero di offerte legate all’innovazione digitale. Sono più che raddoppiate negli ultimi quattro anni, arrivando a toccare quota 64mila. E non si tratta solo di sviluppatori e consulenti Ict (Information and communication technology, ndr), ma anche di ruoli di avanguardia come lo specialista dei big data e il cybersecurity officer. È questa una delle indicazioni principali emerse dall’Osservatorio delle competenze digitali 2018 sulle professioni Ict, condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia in collaborazione con Miur e Agid.
Le stime dell’Osservatorio mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra 12.800 e 20.500 unità. Eppure, dalle università ne usciranno poco più di 8.500: un gap che arriva dunque al 58%. Opposta la situazione per i diplomati. Il rapporto sottolinea anche la necessità del giusto mix di competenze digitali e trasversali. La rilevanza delle skill digitali è misurata dal “Digital Skill Rate”, ovvero il grado di pervasività delle competenze digitali all’interno di una singola professione: in media 48% per le professioni Ict e 14% per le professioni non Ict.
Le associazioni coinvolte nella realizzazione del report hanno avanzato alcune proposte: l’aumento di laureati e di esperti informatici con competenze avanzate, il rinnovamento dei percorsi di studio, il rafforzamento dell’aggiornamento permanente e della riconversione professionale, e il lancio di nuovi modelli di interazione tra domanda e offerta nel mercato del lavoro digitale.