È un paese strano il nostro. Chiunque può decretare la legittimità o illegittimità di un determinato operatore senza avere le necessarie competenze, senza conoscere i fatti reali, senza accertare che ciò che viene rappresentato corrisponda alla realtà.
Il mio non è un articolo pro o contro Foodora, bensì contro la gogna mediatica. Sarei curioso di sapere quanti di coloro che hanno scritto o dibattuto del caso Foodora conoscono in modo complesso la vicenda, quanti hanno verificato i contratti sottoscritti, quanto hanno cognizione reale del trattamento riservato e delle congruità o meno con i parametri previsti dalla legge. Sì, dalla legge. Pensate un po’, prima di decretare l’illegittimità di qualsivoglia comportamento si dovrebbe – in un paese normale e civile – verificare se esiste una legge e se sia stata effettivamente violata.
Da tutto ciò che ho letto è facile rendersi conto che queste verifiche normali, civili e doverose non sono state fatte.
Ma cosa importa se poi si arriva a distruggere un’operazione imprenditoriale, perdere posti di lavoro e opportunità professionali, anche se, magari, ci siamo sbagliati.
Nel commentare il “caso” si è letto “non vogliamo entrare in cavilli legali….”. Ciò a dire: a noi non importa se dovesse esistere una legge dello stato che legittima quell’attività di impresa, una legge che consenta la sottoscrizione di quei contratti, a noi non interessa. A noi interessa cosa?
Difficile a dirsi.
Si è scritto di “licenziamenti” telefonici, di “vuoto normativo”, di “assenza di tutela”. Forse dovremmo dire basta a questo modo di fare “informazione”.
Se poi dovessimo scoprire che:
a. il rapporto di lavoro è effettivamente “non” subordinato? Vi ricordate la vicenda dei call center abilmente “sistemata” dall’allora ministro del lavoro?
b. in assenza di eterodirezione ed eterorganizzazione nel nostro paese il rapporto di lavoro è coordinato e continuativo?
c. la collaborazione coordinata e continuativa ha una forma assistenziale e previdenziale?
Mi sembra chiaro che a differenza di coloro che “prescindono” dalla legge, senza una corretta analisi dei fatti e dei contratti, la discussione diventa una dialettica sterile e diffamatoria per arrampicatori politici e sindacali.
Attenzione, però, questo modus operandi è molto pericoloso poiché attecchisce là dove c’è ignoranza e pressappochismo, che insieme al populismo distruggono anche le migliori intenzioni.
Tutto questo senza che nessuno si sia posto il tema – invece ultradiscusso nei salotti – della tipologie d’impresa e conseguente riorganizzazione del lavoro.
Tutt’altra cosa sarebbe una seria discussione sull’effettiva conseguenza dei parametri retributivi, della tutela esistente, ma non al di là e al di fuori della legge.
Cosa ne pensate?