Solo il 5,8% dei giovani italiani tra i 25 e i 29 anni ha scelto un lavoro manuale, contro il 29,3% dei cittadini stranieri. Il nuovo paradigma culturale del lavoro ha declassato il lavoro manuale e artigiano a occupazione di “serie b”; il lavoro manuale si è svalutato di fronte al lavoro intellettuale. Ma senza il cervello, le mani non saprebbero cosa fare.
L’invito è quello a riconoscere la dignità di mestieri manuali che rischiano di scomparire, per ridare forza e vitalità alla nostra ricchezza produttiva basata su:
- creatività;
- manualità;
- qualità.
Il caso dei giovani italiani che si trasferiscono nelle farm australiane per lavorare nei campi e sporcarsi le mani dimostra che la voglia di faticare c’è.
Ma perché non in Italia? Perché gli italiani rifiutano di fare certi lavori a casa propria?
Ricordiamo che l’impegno, il sacrificio, la fatica ma anche le abilità manuali e le competenze tecniche sono valori indispensabili per avere successo in qualsiasi lavoro. Imparate un mestiere, dico, e non vi pentirete: ad oggi molti giovani stanno rivalutando il lavoro manuale.
Le prospettive di mercato sono grandi e l’occasione di sentirsi appagati anche.
Tratto dal libro Nove mosse per il futuro, edito da Guerini Next