Donne e attività professionale

Dall’ultimo numero di Labour Issues - l’Osservatorio sul mercato del lavoro che Cida realizza in collaborazione con Adapt, una fotografia sull'occupazione femminile nei differenti gruppi professionali

La composizione per genere dei sei principali gruppi professionali fa emergere che le donne sono maggiormente presenti nel gruppo degli impiegati e addetti al commercio e servizi. Il gruppo nel quale sono presenti in misura minore è quello delle forze armate seguito dal personale non qualificato. 

Considerando più nel dettaglio i singoli gruppi professionali le donne sono più presenti degli uomini in tre gruppi: la vendita e servizi personali (2,399 milioni di femmine contro 1,717 milioni maschi), gli impiegati (1,773 milioni di femmine contro 1,001 di maschi) e le professioni intellettuali (1,829 milioni di femmine contro 1,471 maschi). 

Osservando il dato della composizione percentuale per genere e per professione in Italia, sul totale degli occupati per l’anno 2021, emerge che le professioni nelle quali c’è un più ampio divario tra maschi e femmine sono: la vendita e servizi personali e gli impiegati (in cui vi è una massiccia presenza femminile) e gli artigiani, operai specializzati, agricoltori (in cui la composizione percentuale maschile è nettamente superiore). 

In tutti i paesi europei considerati gli uomini occupano posizioni più elevate delle donne. L’Italia si posiziona in linea con paesi come Germania, Paesi Bassi, Danimarca con il 28%, sotto paesi che superano il 35% come Regno Unito, Finlandia e Svezia. 

Prestando attenzione alla distribuzione percentuale dei dirigenti per sesso nelle singole regioni emerge immediatamente che in tutte le regioni la componente maschile è nettamente superiore di quella femminile. Le regioni che registrano le più alte percentuali di dirigenti donne sono: Sicilia (25,37%), Lazio (25,10%), Molise (24,81%), Basilicata (22,36%) e Lombardia (21,12%). Le regioni che invece hanno una maggiore presenza di dirigenti uomini sono: Trentino-Alto Adige (90,34%), Abruzzo (88,60%), Friuli-Venezia Giulia (88,02%), Umbria (87,68%) e Marche (87, 08%).

Dall’osservazione dei dati sui quadri emerge una costante: in tutte le regioni la componente maschile è nettamente superiore di quella femminile. Le regioni che registrano le più alte percentuali di donne quadri sono: Lazio (35,20%), Sardegna (34,70%), Umbria (33,30%), Lombardia (32,40%) e Valle d’Aosta (32%). La regione con la più bassa percentuale di donne quadri è il Trentino-Alto Adige (22,20%). 

La distribuzione percentuale delle dirigenti per fascia d’età mostra che la percentuale più alta di donne dirigenti si registra tra i 45 e i 49 anni (24,32%) e tra i 50 e i 54 anni (22,89%). Tra gli uomini la percentuale più alta di dirigenti si rilevano nelle classi d’età 50-54 anni (23,45%) e 55-59 anni (22,84%).

La distribuzione percentuale dei quadri donne nelle differenti classi d’età permette di osservare una maggiore presenza nelle classi 45-49 anni (22,46%) e 50-54 anni (21,12%). Per gli uomini invece le percentuali più alte si registrano nella fascia d’età 50-54 anni (20,71%) e 55-59 anni (20,31%). Come rilevabile anche per la distribuzione percentuale dei dirigenti, le donne registrano delle percentuali più alte nelle classi d’età più giovani rispetto agli uomini. 

La distribuzione percentuale dei quadri donne in Italia, nel 2020, mostra una più alta percentuale di quadri uomini (69,31%) rispetto a quadri donne (30,69%). Differentemente dalla distribuzione percentuale dei dirigenti il divario tra uomini e donne risulta qui più attenuato.

Vedi qui l’intero report LAVORO FEMMINILE: rivedere i modelli organizzativi per superare i pregiudizi.









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