Crisi d’impresa: approvata la riforma organica

È stato approvato in via definitiva il nuovo Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza

Si discute ormai da qualche anno di una riforma del fallimento e delle procedure concorsuali. Già nel 2015 il Governo aveva nominato una commissione per tracciare una bozza di legge delega con i criteri e i principi direttivi per poter elaborare un decreto legislativo. I lavori della commissione hanno portato all’approvazione da parte del Parlamento della legge delega n. 155/2017: sulla base delle indicazioni che conteneva, il Governo ha successivamente predisposto una bozza di schema di decreto legislativo di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Dopo le elezioni della scorsa primavera, i lavori sono ripresi e si è arrivati ad un nuovo schema di decreto legislativo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri nel novembre dello scorso anno.

Un nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza

Siamo di fronte a un nuovo Codice formato da 390 articoli che sostituirà la legge fallimentare e le varie leggi speciali in tema di procedure concorsuali. La riforma è giunta step by step al suo approdo finale. Poco prima di Natale sono infatti arrivati anche i pareri positivi, pur con alcune osservazioni e condizioni, delle commissioni Giustizia di Camera e Senato. Il testo del Codice, con qualche lieve aggiustamento rispetto alla versione sottoposta ai pareri di tali commissioni parlamentari, è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 10 gennaio.

Obiettivi e idee di fondo

La riforma vuole razionalizzare, semplificare e modernizzare la disciplina delle procedure concorsuali: la normativa di base, a dispetto dei vari interventi legislativi che si sono succeduti, risale infatti al lontano 1942. Un abbandono della tradizione si avverte fin da subito da un punto di vista terminologico: scompare totalmente dal lessico del Codice la parola “fallimento”, sostituita con quella di “liquidazione giudiziale”. L’idea di fondo è che l’insolvenza dell’imprenditore non dovrebbe più essere stigmatizzata di per sé, in quanto può essere fisiologica all’interno del ciclo imprenditoriale.

Le novità più interessanti

Una significativa novità del Codice si ritrova nell’importanza attribuita alla necessità di far emergere fin da subito lo stato di crisi dell’impresa in via anticipata rispetto al suo aggravamento e all’insolvenza irreversibile, con l’obiettivo di favorire la ricerca di una soluzione negoziale della crisi per evitare che si trasformi in dissesto. In questo contesto giocheranno senz’altro un ruolo centrale gli Organismi di composizione della crisi, che si chiameranno OCRI e saranno costituiti presso ogni Camera di commercio per assistere l’imprenditore nella “composizione assistita della crisi”. In altri termini, la ricerca di un accordo con tutti o parte dei creditori sarà un momento centrale per evitare che la crisi si trasformi in insolvenza. Per fare ciò si assiste a una responsabilizzazione degli amministratori, obbligati a istituire assetti organizzativi adeguati per la rilevazione tempestiva della crisi e tenuti ad attivarsi per il superamento della stessa in un’ottica di recupero della continuità aziendale, ma anche degli organi di controllo, dei revisori contabili e delle società di revisione, a loro volta chiamate a contestare tempestivamente agli organi amministrativi il rilievo di indicatori della crisi e, laddove necessario, a segnalare lo stato di crisi agli organismi di composizione.

Altri esempi

Nel Codice ci sono numerose ulteriori novità. Il concordato preventivo sarà principalmente improntato sulla continuità aziendale. Per la regolazione dell’insolvenza dei gruppi di imprese si apre per la prima volta lo scenario di una procedura davanti ad un unico tribunale. E ancora, l’imprenditore potrà essere liberato dai debiti non soddisfatti all’esito di una delle procedure concorsuali indicate nel Codice, liberazione prevista, in alcuni casi, anche in via automatica. Nel complesso ne esce dunque una riforma improntata alla ricerca di una soluzione tempestiva della crisi e volta non solo a favorire le soluzioni negoziate della stessa, ma anche a privilegiare meccanismi di conservazione delle strutture produttive.

Problemi interpretativi

In chiusura bisogna rilevare che la formulazione del nuovo Codice evidenzia imprecisioni e lacune che genereranno sicuramente problemi interpretativi. Già si discute poi di profili di non conformità ai principi e ai criteri direttivi imposti dalla legge delega, che hanno portato una parte degli interpreti a sollevare dubbi di compatibilità alla Costituzione di alcune previsioni del Codice. Una delle prime occasioni per discutere di questi problemi interpretativi potrà essere il convegno dedicato alla riforma organizzato dalla Rivista “Il diritto fallimentare e delle società commerciali” e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca, che vedrà coinvolti docenti universitari e magistrati e che si terrà presso l’Aula Magna di tale Ateneo il prossimo 13 marzo (QUI IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO).

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