10 consigli per fare apprendistato in azienda

Un’opportunità per disporre di personale specializzato con competenze difficilmente reperibili sul mercato

Nonostante le numerose modifiche normative intervenute nel tempo, la definizione del sistema duale italiano per il conseguimento di un titolo di studio lavorando e gli sforzi di sostegno di Istituzioni e Associazioni di categoria, l’utilizzo dell’apprendistato resta ancora limitato, rappresentando i ragazzi assunti in tale forma solo lo 0,57% degli occupati sul totale dei lavoratori italiani.

Eppure lo strumento è un’opportunità per disporre di personale specializzato con competenze difficilmente reperibili sul mercato e presenta numerosi benefici per i soggetti coinvolti.

Quindi come sostenerne una maggiore diffusione? Quali indicazioni sono valide per tutti e come, invece, ciascuna impresa può trovare la sua strada per “fare apprendistato”?

Se ne è discusso oggi in occasione del convegno “Apprendistato. Formare lavorando, si può fare” organizzato a Milano da Gi Group Academy, la fondazione della prima multinazionale italiana del lavoro; durante i lavori, oltre alla condivisione di buone pratiche con esponenti del mondo imprenditoriale e istituzionale, è stato presentato il Vademecum Gi Group Academy e il relativo studio qualitativo realizzato da OD&M Consulting per aiutare le aziende a valutare quando ricorrere all’apprendistato (e a quale tipologia, se I, II o III Livello) in base a specifici bisogni e come progettarne un percorso efficace secondo un approccio strategico.

Di seguito subito i 10 “segreti” del Vademecum Gi Group Academy emersi grazie al confronto con imprese e istituzioni formative validi per tutti per riuscire “a fare apprendistato”.

  1. Porsi le domande giuste (quali competenze servono, per quale tipologia di ruolo, entità dell’investimento formativo necessario, grado di autonomia della struttura HR a occuparsene) per determinare il tipo di professionalità che si vuole contribuire a sviluppare trovando la tipologia di apprendistato più adatta rispetto al motivo che guida l’impresa a questa scelta.
  2. Disporre di un committment forte da parte dei vertici aziendali e delle persone cui è affidata la responsabilità dell’apprendistato ottenendo disponibilità e impegno reale ad investire sulla formazione del giovane.
  3. Trovare un partner formativo con cui avere un rapporto di confronto e collaborazione costanti per trovare anche soluzioni alternative per il successo dell’iniziativa.
  4. Identificare un referente interno all’azienda preposto alla gestione delle relazioni con l’istituto formativo e al coordinamento di tutte le attività connesse all’apprendistato.
  5. Lavorare insieme alle istituzioni formative per sviluppare progetti win-win-win (ragazzo-impresa-scuola) che costruiscano e rafforzino nei giovani coinvolti le competenze tecnico-relazionali necessarie.
  6. Comunicare all’interno dell’impresa l’importanza, i motivi e gli obiettivi del percorso di apprendistato.
  7. Identificare e nominare il tutor aziendale con attenzione scegliendo una persona che creda nel valore di questa esperienza e riesca, pertanto, a renderla significativa per il giovane.
  8. Prevedere un periodo di tirocinio di durata di 2 mesi prima di stipulare il contratto di apprendistato per anticipare la conoscenza reciproca.
  9. Porre particolare attenzione nella selezione del giovane.
  10. Porre particolare cura nella formazione interna e nella valutazione periodica delle competenze sviluppate.
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