Leadership gentile

Oggi si parla tanto delle qualità del vero leader. La gentilezza è l’ingrediente principale, un valore che porta energia positiva e rende il team efficiente e produttivo

Ti è mai capitato di rimanere stupito dall’atteggiamento positivo di alcune “persone qualunque”? Accogliente, empatico, capace. E poi… giusto, così giusto che ti fa subito stare bene. Un modo di porsi che ti fa girare l’energia, e l’umore.

“Un gesto che modifica qualcosa dentro di te”. Quel gesto è gentile, alla portata di coloro che hanno deciso di anteporre il benessere altrui al proprio. Bene, tutte queste persone sono dei leader: ognuno di loro, indiscutibilmente, ha avuto la capacità di saperci influenzare positivamente.

Credo sia questa – la capacità di muovere energia positiva negli altri – la definizione di leadership più azzeccata. Una leadership che non è solo dei capi. Una leadership che non riguarda soltanto “i capi”: la leadership gentile. Influenzare positivamente ha il suo rovescio della medaglia: influenzare negativamente. Anche questa è leadership: la leadership negativa.

Basta un saluto non dato, una risposta con un tono sgarbato, un gesto di sufficienza o una frase contenente troppi “no”. Che sia leadership positiva o negativa, se ne parla dal tempo dei tempi: Confucio sosteneva che chi esercita il potere deve dare l’esempio.

Modelli di leadership nella storia
Per gli antichi greci, la figura del perfetto leader veniva rappresentata dall’eroe della mitologia. Gli dei dell’Olimpo erano tutti leader. L’importante era non contraddirli né infastidirli. Se no sai cosa ti succedeva? Aristotele, argomentando sulle persone al comando, parlava di virtù (oggi li chiamiamo valori). Pensava che chiunque si dedicasse alla politica dovesse arrivare al comando educato alla morale e all’etica fin da giovane. Pratica e regola che imporrei a tutti coloro che oggi si occupano o si vorrebbero occupare del nostro Paese. Facciamo un salto fino al Machiavelli. Nel 500 propose la visione di una leadership senza scrupoli: il suo “il fine giustifica i mezzi” ne rappresenta il succo e, per alcuni, è diventato un vero e proprio mantra. Fino alla fine del secolo scorso, il ruolo di leader era concepito come fondamentale e necessario. Si pensava che la Storia venisse scritta da pochi eletti.

Leadership oggi: un modo di essere
Oggi si dice che la leadership si manifesta quando si deve lavorare in gruppo: il leader è colui che genera allineamento e porta il team verso uno scopo comune. Io aggiungo che il leader è anche colui che si sporca le mani insieme agli altri, sa chiedere aiuto all’occorrenza e indossa sneakers senza farsi troppi problemi di immagine. Ma allora, alla fine dei conti, cos’è questa dannata leadership? Già nel 1993 il sociologo Joseph Rost aveva trovato 221 definizioni di leadership, ognuna diversa dall’altra, in 587 pubblicazioni esaminate. Possiamo allora tranquillamente affermare che la parola leadership in sé non vuol dire nulla, e che la nostra personale definizione di leadership va comunque benissimo. Sempre. Dal mio punto di vista, il concetto di leadership è un modo di essere che deve tenere conto del periodo storico in cui si manifesta, del contesto pubblico e aziendale in cui si esercita, dello scenario socio-politico del momento e delle esigenze delle persone a cui ci rivolgiamo e con cui lavoriamo. In pandemia, ad esempio, la leadership ha cambiato aspetto, colore e tono.

I pilastri di una nuova leadership: la persona al centro
Basandosi sui quattro punti che ho appena enunciato, la leadership oggi deve fondare i propri pillar sui seguenti valori: ascolto; accoglienza; accompagnamento. Sono i valori che ci conducono al tema della gentilezza e all’essere un leader gentile.

Ascolto
La più bella azione che una persona (e anche un’azienda) può fare è stare ad ascoltare. Magari sollecitare l’ascolto con le giuste domande e i giusti strumenti. Interessarsi all’altro significa dire all’altro “so che ci sei”. L’ascolto è comprensivo di dialogo. Per dialogo si intende dare e ricevere opinioni per comprendersi al meglio. Insieme si stabiliscono e condividono le azioni destinate a tradurre in risultati gli obiettivi concordati. È inevitabile che l’ascolto, comprensivo di dialogo, rafforzi il pensiero sociale. E sia l’anticamera dell’accoglienza.

Accoglienza
Essere accoglienti significa non giudicare ma comprendere, eliminando il rifiuto. Vuol dire avere il coraggio di distruggere il proprio pregiudizio e arricchirsi grazie agli infiniti scambi con le persone, in maniera esponenziale. Il leader che accoglie diventa per gli altri un rifugio sicuro, dove le paure e le gioie vengono condivise. Essere accoglienti significa porre le basi per un rapporto di reciproca fiducia e agevolare il leader nell’accompagnare e far crescere il proprio team.

Accompagnamento
Accompagnare significa, innanzitutto, preoccuparsi degli altri e, se necessario, soccorrerli nel momento del bisogno. Nella parola soccorso c’è il senso del prendersi cura dell’altro. Affiancare, sollecitare al miglioramento, sostenere e giustificare l’errore dell’altro alimenta il senso di fiducia e spontaneità sociale. Un’azienda sana e innovativa consente, accetta e stima l’errore. Quello intelligente. Questo atteggiamento induce le persone ad assumersi la responsabilità delle proprie idee e delle conseguenti azioni. Accettando l’errore, il leader gentile è sempre pronto, nel momento in cui accade, a indagare con chi ha sbagliato sul perché è successo e – insieme – porvi rimedio.

Gentilezza: un bene che ci rende ottimisti
All’inizio della pandemia, con artefatto e debole ottimismo, la gente augurava e si augurava “andrà tutto bene”, come se fosse il mantra scaccia virus. Io, addirittura, avevo una maglietta comprata a Stromboli con la stessa frase stampata in corsivo in alto a sinistra e, spesso, la indossavo come fosse un’armatura protettiva. A metà pandemia l’ho bruciata. Sperando, attraverso quel gesto, di vanificare la sfortuna che quell’irripetibile frase aveva portato a me e ai miei conoscenti. Eh sì, tutto andava storto. Talmente storto che la tristezza, il pessimismo e la debolezza fisica e psichica avevano aggredito la maggior parte dei vivi. Come nei film dove il male prende il sopravvento sul bene, lo scenario era diventato ghiacciato, la natura rinsecchita e il bianco e il nero i colori più accesi. Quando poi all’orizzonte è ricomparso un raggio di sole, la gente non si sentiva più a proprio agio nel ricevere un calore che proveniva dall’esterno. Il carrozzone dei divieti, svanito nel nulla, ci mancava. Le mascherine, i muri di plexiglass, i saluti col gomito, le dogane green pass erano diventate la nuova normalità. Oggi la libertà, quella vera, fatta di sorrisi, abbracci e qualche starnuto di un normale raffreddore, ci spaventa. Siamo tutti frastornati. Pensiamo che la libertà riconquistata non sia più sincera. Pensiamo sia sventata e poco responsabile. Abbiamo bisogno di credere e di riprendere fiducia in quel “andrà tutto bene”. Voglia di ottimismo! Perché la gentilezza fa stare bene? Perché ci rende ottimisti. Il leader gentile lo sa. Le persone gentili lo sanno. 

KINDFUL – La leadership gentile

Per Leadership gentile si intende “portare le persone a voler fare” piuttosto che “fare” e basta. Nel verbo volere è intrinseca la condizione di scelta autonoma e condivisa delle persone nel voler tradurre il pensiero strategico in azioni coerenti e costanti nel tempo. Possiamo dire quindi che la Leadership gentile è l’insieme delle abilità di un leader capace di portare un team a raggiungere traguardi realistici. Cfmt ha in programma, nel mese di novembre, due incontri online dedicati al tema della kindfulness. Questo progetto nasce per condividere tra i manager il senso e la forza della gentilezza in azienda, non solo intesa come buona educazione, garbo o buone maniere. La gentilezza può diventare il più potente strumento atto a disinnescare quelle semplificazioni che inducono spesso il manager a uno stile di leadership totalmente direttivo e privo di ascolto.
La Leadership gentile, come attitudine, va quindi preservata e coltivata da coloro che vogliono creare intorno a sé “un mondo a cui le persone desiderino appartenere”. Partecipando al corso si avrà accesso anche alla compilazione del test di Reddin per verificare il proprio stile di leadership e costruire, con il supporto del docente, un piano personalizzato di miglioramento attraverso un incontro di coaching individuale e facoltativo.
Kindfulness – La Leadership gentile online 7 e 14 novembre, dalle 10 alle 13 
https://bit.ly/cfmt_leadershipgentile
Per un contatto diretto:

Beatrice Stella beatrice.stella@cfmt.it

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