Diversity management

Perché alcune delle linfe vitali dello sviluppo umano, le generazioni, il “genere”, sono sotto scacco di malcostumi e luoghi comuni? Il libro Diversity management ci aiuta a capire come gestire e valorizzare la diversità in azienda e nella società!

PER VALORIZZARE LA DIVERSITÀ basterebbe ripensare a come Mafalda, il simpatico personaggio di Quino, protesti quando le viene servita sempre la “solita minestra”. Una manifestazione di insoddisfazione per qualcosa che non cambia mai, che viene da lontano, ed è entrata prepotentemente anche nei nostri modi di dire e pensare.  

Un sentimento comune che ben ci descrive l’opera Aut-Aut del filosofo danese Søren Kierkegaard: «Destino miserabile! È inutile che t’impiastricci il viso avvizzito come una vecchia battona, è inutile che ti metta a suonare i tuoi ciondoli da pagliaccio: tu mi annoi: è sempre la stessa minestra, et idem per idem. Nessuna novità, sempre la stessa minestra riscaldata. Venite, sonno e morte: voi non promettete nulla, voi chiedete tutto».

Ma allora, perché il mondo, la nostra vita e il nostro modo di pensare, sono storicamente avversi alla diversità, tanto da utilizzare troppo spesso il termine “diverso” come disprezzo per qualcosa o qualcuno? Un concetto che è diventato un luogo comune o, meglio, uno stereotipo.

Forse è il caso di uscire dallo stereotipo, ripensando a quanto ci dia fastidio, anche mentalmente, mangiare sempre la solita minestra e quindi come ci seduca il suo opposto: la varietà. Che non significa cucinare lo stesso piatto in modo diverso ma variare gli ingredienti per ottenerne di nuovi dai sapori sempre differenti.

Di questo, del valore della diversità e di come agirla e valorizzarla in azienda, ma anche nella società, nella vita di tutti i giorni, ci parla il libro Diversity management. Genere e generazioni per una sostenibilità resiliente, edito da Armando Editore e curato da Giuditta Alessandrini (professoressa di Pedagogia sociale e del lavoro all’Università degli Studi di Roma Tre) e Marcella Mallen (presidente Prioritalia e professoressa a contratto di Diversity management e cambiamento organizzativo presso l’Università Lumsa di Roma).

Lo fa in modo diverso. Parte da una disamina snella ed efficace delle due curatrici focalizzata sulla valorizzazione della diversità che le principali Organizzazioni internazionali (l’Unesco, l’Onu con L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Europa ecc.) hanno messo al centro delle loro agende come vero fattore di sviluppo. Lo concretizza con il contributo di autori – docenti universitari, manager e formatori – di diversi contesti organizzativi e associativi (Prioritalia, Loccioni, Quadrifor, Enel, EY, Avio Aero, Aidp e altri).

Protagonista è il diversity management quale insieme di approcci teorici, pratiche e policy finalizzate alla valorizzazione delle diversità nel lavoro: il focus è sul “genere” e sull’“età”. Aspetti che appaiono centrali a fronte dei cambiamenti sociali e demografici in atto. È un libro per tutti, ma principalmente per i manager e soprattutto per quanti si occupano di risorse umane e formazione. È facilmente estendibile a tutte le diversità.

Per sgombrare il campo da ogni buonismo, chiariamo una volta per tutte che, come si dice e dimostra ampiamente nel libro, il diversity management, sotteso alla valorizzazione della diversità, di tutte le diversità, ha come obiettivo la promozione della persona, del benessere e della prosperità della società e della stessa vita civile e democratica.

Parlare di diversità significa infatti riflettere e agire sui temi dell’etica, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dell’attuazione dell’eguaglianza in senso sostanziale, della non discriminazione e dell’inclusione. Ma significa anche parlare e agire per raggiugere l’obiettivo strategico di promuovere, attraverso l’impiego di una forza lavoro proveniente da ambienti culturali diversi, la competitività e la produttività dell’impresa in un mercato sempre più globalizzato: ricordiamoci che sono le persone, con le loro diversità, ad essere centrali e determinanti per crescere.

Bisogna inoltre avere ben chiaro sin da subito che il diversity management non deve agirlo solo il diversity manager, una figura quindi specifica e dedicata. Come ci hanno detto gli oltre mille manager intervistati nel 2018 da AstraRicerche per Manageritalia, per gestire e valorizzare la diversità tutto va ricondotto a una posizione organizzativa più ampia e, soprattutto, condiviso e fatto proprio da tutto il management e le persone dell’organizzazione. Insomma, è compito di tutti noi, dentro e fuori dall’azienda, in ogni organizzazione e comunità.


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