Comunicare bene per lavorare meglio: 3 consigli

Qualità versus quantità: chi ha detto che si debba per forza scegliere? La sfida è trasformare il destinatario dei nostri messaggi da vittima a interlocutore partecipe

Ogni volta che comunichiamo, a voce o per iscritto, ci attanaglia un dilemma: dire tutto e correre il rischio di annoiare il nostro interlocutore, o sacrificare alcuni contenuti, anche se importanti, evitando così di abusare della sua pazienza?

In realtà non è detto che si sia costretti a scegliere!

Q come Quantità, ma anche come Qualità
.

Immaginando di tracciare un grafico dove la linea orizzontale è la quantità, e quella verticale la qualità, dovremmo riuscire a individuare un punto d’equilibrio tra le due: è lì che risiede la comunicazione efficace.

Nel quotidiano trovare questo punto non è scontato.


Pensiamo a quando dobbiamo riassumere l’esito di una lunga trattativa con un cliente al capo che ha una manciata di minuti per ascoltarci, o a quando dobbiamo scrivere un report articolato: dire tutto quello che si vorrebbe, in modo chiaro, sintetico e impattante, è arduo.  


Robert Louis Stevenson sosteneva che “l’arte dello scrivere è omettere, omettere, omettere”.  

Insomma, già nell’Ottocento insomma avevano chiara la questione.

Un’altra variabile dell’ipotetico grafico a cui pensare è il tempo.

Ne abbiamo poco noi per dire e scrivere quello che vorremmo, figuriamoci se ne ha da perdere chi abbiamo di fronte o il nostro lettore che, nella maggior parte dei casi, sarà disposto a dedicarci attenzione solo se saremo in grado di trasferire subito valore e utilità. Il famoso what’s in it for me.

Qualità e quantità di ciò che diciamo o scriviamo, insieme al tempo che impieghiamo a farlo, trasformano la nostra audience da vittima a interlocutore interessato e partecipe.

Un buon modo per riuscirci è seguire questi 3 semplici consigli:

1. Sindrome di Narciso: non innamoriamoci delle nostre parole.
C’è un sano e anche comprensibile compiacimento nell’ascoltare le nostre parole o nel rileggerle. Tuttavia chiediamoci sempre se il nostro messaggio sia davvero utile agli altri e se non ci sia un modo più semplice e immediato, anche se meno appagante per il nostro ego letterario, di trasmetterlo. La risposta sarà spesso feroce. Ma tant’è. 


2. Selezionare: se non lo facciamo noi, lo faranno gli altri, tanto vale che la conduzioni spetti a noi, così ci assicureremo che il concetto che reputiamo più importante venga veicolato e recepito in maniera chiara. 
È il Paradosso della Semplicità: meno informazioni diamo, più capiranno.  

3. Darsi una struttura: strutturare in modo logico le nostre idee aiuta noi a trasmetterle in modo ordinato, chi le riceve a farle sue e immagazzinarle con maggiore semplicità. Per verificare che sia davvero così chiediamo sempre conferma di essere stati chiari.   


Se siete alla ricerca di altri suggerimenti vi invito a leggere i miei due White Paper. Sarò felice se vorrete condividere le vostre considerazioni:  

Scrivere bene per lavorare meglio – I segreti del business writingI segreti della comunicazione efficace.

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