Lettera agli Executive Professional

Carlo Romanelli, presidente Manageritalia Executive Professional, parla dell'emergenza che coinvolge tutti ma tocca in particolar modo chi opera come professionista. Per superare il difficile momento e guardare avanti, serve resilienza.

Care colleghe e colleghi,

il fatto di appartenere alla categoria degli executive, e quindi delle alte professionalità con relazioni più strette con i vertici delle organizzazioni, non ci mette in una condizione molto differente da molte delle altre categorie professionali che in questa fase stanno vivendo la contingenza drammaticamente imprevedibile che il nostro Paese, e il mondo intero, sta vivendo.
Non voglio soffermarmi sulle problematiche sanitarie, sulle quali con ogni probabilità nessuno di noi ha reali competenze, e per le quali ci rimettiamo a chi è in grado di prendere ed influenzare le decisioni rilevanti per la salute di tutti noi. Un giorno, speriamo quanto prima, tutto questo passerà.

Voglio invece dire qualcosa sulla “quarantena professionale” che molti di noi, forse quasi tutti, stiamo vivendo in questi giorni, e che rischia di avere conseguenze altrettanto gravi nel medio – lungo periodo.
Sapete di cosa stiamo parlando: chi ha a che fare con clienti di varia natura e settore merceologico e tutti i giorni deve saper collocare il proprio valore nel mercato, chi vive di compensi più che di stipendi, sta vivendo prima la prospettiva degli spostamenti di appuntamenti, progetti, attività pianificate, che poi si sta trasformando in cancellazioni di intere aree di attività, a fronte delle difficoltà che i clienti stessi stanno affrontando. Attività che in parte forse non si faranno più, andando oltre la prospettiva della pandemia.
E non si parli a noi di smart working come soluzione: lo facciamo da anni, alcuni di noi da decenni, e ne siamo maestri. Il tema è la continuità del business e la possibilità (e dico possibilità, più che capacità) di lavorare, in questo momento.
Un circuito vizioso che mette in crisi immediata la capacità reddituale di ciascuno di noi, sia di chi opera come singolo professionista, che di chi opera in forma associata o societaria.

Infatti, le misure di sostegno all’economia e gli ammortizzatori che si stanno mettendo in atto non sono sufficienti non solo in via generale, se rapportati all’entità della crisi ma, ancor peggio e ancora una volta, ci riguardano in maniera del tutto marginale, e non saranno neppur lontanamente sufficienti ad aiutarci ad affrontare questa quarantena professionale.
Eppure siamo indispensabili all’economia di questo Paese, alla sua intelligenza e alla sua capacità progettuale e realizzativa.

Per questo abbiamo bisogno di soluzioni e misure radicali ed immediate, come ad esempio i voucher per gli Innovation Manager, un taglio radicale – se pur temporaneo – dell’imposizione fiscale (tanto lo Stato comunque non le incasserebbe nel prossimo futuro, dato il drastico calo dei redditi che subiremo), una consistente defiscalizzazione del lavoro per chi ha dipendenti, ed altro.
Abbiamo già proposto in sede di gruppo di lavoro CIDA la definizione di forme di ammortizzazione sociale a vantaggio di lavoratori autonomi che subiscano drastiche ed ingenti decurtazioni a causa dell’andamento del ciclo economico, o di una grave crisi di comparto, o anche di malattia o impedimento al lavoro.

Questa non è una crisi di comparto, è generale, e riguarda anche noi.
Ma andrebbe fatto SUBITO, immediatamente, non con i tempi della politica che conosciamo, perché già fra tre mesi potrebbe essere tardi per molti, che pure non smetteranno di possedere competenze professionali di elevato livello utili al Paese.
Il rischio, in alternativa, è che il comparto professionale che rappresentiamo letteralmente si sgonfi.

Molti di noi non hanno mai chiesto nulla e hanno imparato a rinnovarsi anche più volte nella loro vita e carriera professionale, siamo esperti in questo, sennò non potremmo essere Executive Professional, ma questa volta abbiamo bisogno di ascolto e sostegno.
E anche di darci sostegno tra noi, nella nostra Associazione.

Perché se la chiave di lettura sanitaria è quella del contenimento della pandemia, quella economica e psicologica è quella della resilienza, e non bisogna mai dimenticare che uno dei principali fattori di resilienza sono le reti di sostegno.
Siamo nati anche, e soprattutto, per questo, e anche se siamo appena nati facciamo parte di un sistema che ora più che mai ci dovrà e potrà sostenere nell’uscita da questa quarantena professionale imparando qualcosa di nuovo e continuando ad esprimere le nostre caratteristiche professionali.

Il Paese non ha bisogno solo ovviamente di alberghi, ristoranti e aerei pieni, ma anche di professionisti attivi, se non vuole trovarsi con scaffali pieni di merci scadute.

Vi terremo informati sugli eventuali provvedimenti di sostegno all’economia che il Governo sta approntando e che possano riguardare anche la nostra categoria.

Un caro saluto a tutte e tutti voi.

Carlo Romanelli
presidente Manageritalia Executive Professional

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