Cosa non dire mai al telefono: La chiamavo. Volevo. Vorrei…

Quando si chiama qualcuno, l'abitudine linguistica di coniugare i verbi al passato è abbastanza frequente

Vi è mai capitato di aprire una conversazione dicendo “Buongiorno, la chiamavo”? oppure “Volevo dirti una cosa”?

L’abitudine linguistica di coniugare i verbi al passato è abbastanza frequente. Si potrebbe pensare che sia più un’usanza del Sud Italia, ma in realtà è una modalità linguistica diffusa in tutta Italia e frequentissima.

L’imperfetto nella comunicazione informale si utilizza per ammorbidire la comunicazione e rendere la forma linguistica più cortese. Con il verbo volere, soprattutto all’indicativo presente, si rischia di risultare bruschi. Meglio dire “Volevo chiederti di fare…” piuttosto che “Voglio chiederti di fare”. Quando si utilizza l’imperfetto con questa finalità, si fa riferimento all’imperfetto attuativo.

L’imperfetto attuativo, pur avendo una missione “nobile”, ossia quella di rendere più gentile l’eloquio, potrebbe rendere la comunicazione poco incisiva. Pur nella sua correttezza grammaticale, evoca emozioni non adeguate rispetto al fine che si vuole raggiungere.

L’utilizzo di ogni parola deve essere ben ponderato, soprattutto nelle relazioni di vendita. Ogni parola va messa su una bilancia e pesata, bisogna chiedersi se ha un’accezione positiva o vagamente negativa. La domanda che dovremmo porci per ogni parola che pronunciamo dovrebbe essere: “Quali scenari mentali genera ciò che sto dicendo?”
.

Un importante elemento nella comunicazione è l’aspetto paraverbale. Gli elementi paraverbali sono il tono, il ritmo della voce, il volume, la lentezza o la velocità dell’eloquio e anche le pause. Quindi dire “la chiamavo” o “volevo” in un contesto informale, con una voce giovale e accogliente, può sicuramente avere un impatto positivo. Quindi il COME si pronunciano le parole, fa Sì la differenza!

La mia esperienza mi ha confermato più volte che l’utilizzo del tempo passato nei verbi, nella comunicazione persuasiva, toglie la dimensione dell’attualità, dell’essere nel qui e ora, evocando così immagini del passato, legando il tempo verbale a qualcosa che è già accaduto.

La persuasione trova un terreno fecondo nella dimensione del presente. Quando cerchiamo di conVincere qualcuno delle nostre idee, della bontà del servizio/prodotto o di persuadere qualcuno a far qualcosa, solitamente cerchiamo di farlo nel presente, nel momento in cui stiamo parlando: ora!

Apriamo anche una grossa parentesi sull’uso dei verbi nella forma condizionale. Molto spesso, quando si rivolge una richiesta, si ha la tendenza a farlo impiegando la formula “Vorrei parlare…”, “Vorrei chiederle…”. Perché lo facciamo? Perché, avendo paura di ricevere un rifiuto, cerchiamo di indorare la pillola. In questo modo, però, inviamo un messaggio inconscio molto sottile al nostro interlocutore: ho paura che tu possa dirmi di no! Credetemi, la paura raggiunge sempre il fine che vuole evitare. Quando è possibile, meglio non utilizzare i condizionali, ma se proprio dovete, non fatelo per rivolgere una richiesta! Il verbo volere nella sua forma indicativa, diventa “voglio”, ma tutti sappiamo che l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Senza scomodare troppo i reali, è sufficiente utilizzare la formula da me amatissima: desidero. Quindi potrete dire “Desidero semplicemente chiederti se…” e ancora “Desidero parlare con…”. Provate a pronunciare queste due frasi ad alta voce, ne percepite l’eleganza? Desidero anziché voglio. La “v “ di voglio o di vorrei, conferisce quel non so che di tagliente. Desidero, invece, evoca il desiderio. Quale immagine più piacevole del desiderio!

L’italiano è una lingua meravigliosa. Pensate che il vocabolario italiano è ricco di parole, se ne contano tra 210.000 e 260.000 lessemi (unità minima che costituisce il lessico di una lingua) e, di uso comune sembra che ce ne siano 47.000 di cui circa 7.000 sicuramente conosciuti da tutti (L. Lorenzetti, 2002). Un altro aspetto
interessante è che dei circa 260.000 lessemi stimati, oltre 50.000 hanno più di un’accezione. Ecco perché occorre pesare ogni parola. Il fraintendimento può essere dietro l’angolo.

Per concludere, è utile riflettere su come la comunicazione persuasiva preveda una scelta abile e sofisticata del linguaggio verbale, così ricco di sfumature e di ambiguità. Che resti fra noi: qualche volta può essere anche utile cavalcare le ambiguità linguistiche per poter generare scenari emotivi irresistibili.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca