Gender Pay Gap: trasparenza retributiva da giugno 2026 con il recepimento della Direttiva (UE) 2023/970

Disamina della discriminazione di genere nel mondo del lavoro, che riguarda anche autonome e professioniste, e misure per contrastarla
leadership inclusiva e sostenibile

La disparità di genere in ambito lavorativo, lungi dall’essere un luogo comune o un retaggio culturale, è una realtà tutt’oggi presente e si respira sin dalle fasi di assunzione, proseguendo nelle opportunità di carriera.

Parlano i numeri:

  • nel 2023 il tasso di occupazione in Italia si attestava al 52,5% per le donne e al 70,4% per gli uomini, secondo i dati EURES (EURopean Employment Services);
  • sempre con riferimento al 2023, il Rendiconto di Genere 2024 dell’INPS rileva che, nei settori specifici esaminati, i dipendenti privati uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle colleghe. Inoltre, le donne assunte con contratto da dirigente sono il 21,1% rispetto al 78,9% degli uomini, deducendo come “il mondo delle cariche dirigenziali e manageriali in Italia sia ancora prettamente maschile”;
  • per quanto concerne le attività professionali, il Rapporto “Le priorità strategiche per la parità di genere nelle libere professioni” di Confprofessioni evidenzia l’aumento delle professioniste dal 2009 al 2023 del 49%, ma con redditi inferiori rispetto ai colleghi del 46%;
  • Il gap retributivo si riflette anche in ambito previdenziale, come emerge sempre dal Rendiconto di Genere 2024 dell’INPS, che rileva come le donne “a causa della discontinuità del percorso professionale, ad eccezione che nella pubblica amministrazione hanno maggiori difficoltà a conseguire i requisiti per la pensione di anzianità e devono attendere l’età necessaria per poter ottenere la pensione di vecchiaia”.

 Misure a sostegno delle lavoratrici madri dipendenti e autonome: il nuovo “bonus mamme”

Tra le misure atte a favorire la parità di genere, consistenti in integrazione del reddito per le lavoratrici madri, il recente Decreto-Legge n. 95 del 30 giugno 2025 (art. 6) ha previsto per il corrente anno e nelle more di attuazione delle disposizioni sull’esonero contributivo stabilite dalla Legge di Bilancio 2025, il riconoscimento di un contributo economico a richiesta delle interessate in possesso dei requisiti stabiliti. La somma pari a 40 euro mensili – per ogni mese o frazione di mese di vigenza del rapporto di lavoro o dell’attività di lavoro autonomo – non è imponibile ai fini fiscali e contributivi e sarà corrisposta dall’INPS in unica soluzione a dicembre 2025, in sede di liquidazione della relativa mensilità:

  • alle lavoratrici madri dipendenti (con esclusione dei rapporti di lavoro domestico) e alle lavoratrici madri autonome iscritte a gestioni previdenziali obbligatorie (incluse casse di previdenza professionali e Gestione Separata INPS) con 2 figli e fino al compimento del decimo anno d’età del secondo figlio, titolari di reddito da lavoro non superiore a 40mila euro all’anno;
  • se la lavoratrice ha più di 2 figli e fino al diciottesimo anno del figlio più piccolo, il contributo è riconosciuto sempre con il suddetto limite di reddito da lavoro, a condizione che lo stesso non sia relativo ad attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Direttiva (UE) 2023/970 e abolizione del segreto retributivo

Per contrastare la discriminazione di genere nel lavoro dipendente e rafforzare il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne, la Direttiva (UE) 2023/970 del Parlamento Europeo e del Consiglio – da recepire entro il 7 giugno 2026 – abolisce il c.d. segreto salariale, disponendo (tra l’altro):

  • il diritto dei lavoratori di richiedere e ricevere dal datore – anche per il tramite dei loro rappresentanti – informazioni sul livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore (art. 7, paragrafi 1 e 2);
  • il dovere dei datori di informare annualmente tutti i lavoratori di tale diritto e delle modalità per esercitarlo (art. 17, par. 3);
  • il diritto del lavoratore di chiedere ed ottenere il risarcimento o la riparazione del danno subito a seguito di violazioni relative al principio della parità di retribuzione (art. 16, par. 1).

Parlare di disparità di genere sul lavoro nel 2025, in un’epoca caratterizzata da significative evoluzioni che incidono anche in tale ambito appare paradossale. Eppure, la discriminazione di genere persiste e con essa la consapevolezza delle donne di dover dimostrare sempre di più: si riuscirà ad infrangere il soffitto di cristallo?

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca