Servizi: sull’export non ci siamo!

Osservatorio del Terziario di Manageritalia: la rilevanza del commercio internazionale

Il commercio internazionale è una fonte di crescita sempre più importante, ma, come emerge dal primo rapporto dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia, il settore dei servizi italiano tende ad essere più focalizzato sull’interno rispetto ai suoi colleghi europei e ha visto una crescita più lenta dal 2010 ad oggi.

Il lancio dell’Osservatorio del terziario Manageritalia ha davvero fatto il botto. Grande da più parti l’interesse per analisi spesso inedite e che danno vita a un dialogo a vari livelli per ripartire con un terziario sempre più in grado di giocare il suo ruolo determinante oggi e in futuro per ogni economia avanzata. Per questo riprenderemo di volta in volta alcuni dei punti chiave del rapporto e cominceremo a condividere analisi, riflessioni e traiettorie per crescere davvero e in tutti i sensi.

Partiamo oggi con il capitolo sulla rilevanza del commercio internazionale (capitolo 4 dell’analisi sviluppata in collaborazione con Oxford Economics).

LA RILEVANZA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Se è vero che lo scambio di merci rappresenta circa tre quarti del commercio internazionale, l’importanza dei mercati esteri per i fornitori di servizi non può essere sottovalutata – soprattutto perché le tecnologie consentono sempre più la fornitura a distanza di molti servizi. Negli ultimi dieci anni le esportazioni di servizi sono cresciute molto più velocemente della produzione complessiva del settore in tutti i principali paesi europei.

Naturalmente, alcuni servizi sono molto più adatti ad essere esportati di altri. Ad un estremo ci sono servizi come il settore immobiliare (che coinvolge beni che sono fisicamente situati all’interno del paese e richiedono una profonda conoscenza e una presenza fisica nelle aree locali) e l’amministrazione pubblica (per la quale le principali “esportazioni” sono la gestione delle installazioni militari all’estero). All’altro estremo ci sono i servizi professionali e la finanza che – fatti salvi i requisiti normativi e le restrizioni – possono essere facilmente venduti in altri paesi.


Una differente forma di “esportazione” che ha implicazioni per più settori di servizi è il turismo internazionale. Ogni acquisto di un turista internazionale in Italia conta come un afflusso monetario in cambio di beni e servizi forniti a un’entità straniera, e quindi come un’esportazione. Queste spese sono aggregate in un’unica categoria “viaggi”, ma l’analisi dei dati sulle transazioni con carta di credito mostra che è tipico per i turisti spendere circa la metà del loro budget di viaggio in vitto e alloggio, e gran parte del resto in trasporti, shopping e attività culturali e ricreative. Questi settori sono quindi i principali beneficiari del turismo.

65 milioni

il numero di arrivi turistici nel 2019, quinto più alto al mondo, è una solida fonte di crescita delle esportazioni nei servizi correlati.


Guardando l’Italia nel contesto europeo dello scorso decennio (Figura 22 nella pagina seguente), due osservazioni vengono naturali. La prima è che l’intensità delle esportazioni del settore dei servizi dell’Italia (9,8% del VAL dei servizi nel 2019) è significativamente inferiore a quella delle altre grandi economie, che hanno tutte rapporti equivalenti vicini o superiori al 15%. La seconda è che il tasso di crescita in Italia è inferiore a quello degli altri paesi, il che significa che il divario nell’intensità delle esportazioni è aumentato nel tempo.


Se esaminiamo la ripartizione delle esportazioni di servizi per categoria, possiamo vedere che i segmenti del turismo hanno guidato la crescita nell’ultimo decennio (Figura 23). Con quasi 65 milioni di visitatori nel 2019, l’Italia è il quinto paese più visitato al mondo (dopo Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina), con una crescita media degli arrivi turistici del 4,4% negli ultimi dieci anni. Questo è alla pari con i modelli di altri paesi europei, quindi per quanto riguarda il turismo, l’Italia sta performando bene rispetto ai suoi pari.

Una seconda area di forza è stata quella dei servizi manifatturieri (che include la riparazione, la manutenzione e altre attività post-vendita relative ai beni manifatturieri). Ma queste attività possono in un certo senso riflettere un’estensione delle esportazioni di beni, e quindi confermare l’ipotesi che ci sia un notevole potenziale di crescita nei servizi in senso stretto.


In altre categorie, tuttavia, la performance di crescita dell’Italia è molto indietro rispetto ai suoi pari europei. La finanza e i servizi professionali sono due settori per i quali le opportunità di esportazione dovrebbero essere abbondanti, soprattutto all’interno del mercato unico dell’UE con i suoi standard normativi e professionali ampiamente armonizzati. Eppure, i tassi di crescita in Francia e Germania sono significativamente più alti (in media più del 9% all’anno nel caso delle esportazioni di servizi professionali tedeschi e dell’8% nel caso dei servizi finanziari e assicurativi francesi). In effetti, in questi paesi le esportazioni di viaggi e turismo tendono a ritardare la crescita aggregata del settore dei servizi piuttosto che guidarla. Quindi, la forza del turismo italiano nasconde debolezze e opportunità in altri settori.

Per aiutare a capire dove si trovino queste opportunità e quanto possano essere grandi, la Figura 24 mostra la composizione delle esportazioni del settore dei servizi in Italia e in Germania, che, in termini di VAL, hanno strutture sostanzialmente simili

Quando guardiamo alle esportazioni, il primo contrasto è l’importanza smisurata dei viaggi internazionali e del turismo nel mix delle esportazioni italiane – 41% rispetto al solo 12% della Germania. Abbiamo già visto che l’industria del turismo gode di buona saluta in Italia come altrove in Europa.



Sebbene l’importanza del turismo in Italia rispetto alla Germania possa essere visto come fonte di forza, ci sono ragioni per credere che una quota del 41% per viaggi e turismo sia troppo elevata, specialmente quando notiamo che il valore totale delle esportazioni tedesche di servizi è quasi il triplo di quello dell’Italia (e il doppio del valore in Italia quando espresso come percentuale del valore aggiunto lordo del settore). Questo suggerisce che i settori al di fuori dei viaggi e del turismo hanno bisogno di maggiore attenzione.

Data l’importanza del settore manifatturiero in Italia, è logico che il settore dei trasporti sia un candidato per sviluppare opportunità di esportazione. Il trasporto, il magazzinaggio e la logistica necessaria per portare le merci sul mercato sono un’estensione essenziale della loro effettiva produzione, e il settore italiano è grande e ben sviluppato in termini di reti e competenze. Tuttavia, come abbiamo visto prima, la produttività è rimasta indietro nell’ultimo decennio, e questo può essere parte della ragione per cui la crescita delle esportazioni è stata così più debole che in Germania.

Gli altri due settori che sembrano avere ovvie opportunità di crescita sono i servizi professionali/amministrativi e finanziari/assicurativi. Anche se la maggior parte della spesa dell’attività manifatturiera è per componenti e materie prime nel processo di produzione, abbiamo dimostrato che essi acquistano anche quasi un quarto della produzione di questi settori. Anche in questo caso, il supporto fornito ai produttori italiani (che si tratti di contabilità, legale, pubblicità o dei molti altri servizi necessari per il funzionamento efficiente di un produttore medio o grande) potrebbe essere facilmente trasferibile alla domanda di altri paesi.

Vale anche la pena notare che, in Italia, il settore finanziario e assicurativo è molto più focalizzato sulla attività interna rispetto a Francia e Germania. Le esportazioni come quota della produzione del settore erano solo il 9% in Italia nel 2019, rispetto al 29% in Germania e al 23% in Francia.

Se la crescita delle esportazioni italiane in questi due settori fosse stata simile a quella della Germania nell’ultimo decennio, le esportazioni del settore dei servizi sarebbero state più del 20% superiori al loro valore effettivo nel 2019.

Vedi l’intera analisi di Oxford Economics – “L’EVOLUZIONE DEL SETTORE DEI SERVIZI IN ITALIA DAL 2010”

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