Nel 2020, anno dell’emergenza pandemica e della generale crisi economica e sociale, i manager delle aziende crescono solo grazie all’aumento della presenza femminile nei ruoli dirigenziali dei più importanti comparti del Terziario.
È il bilancio che emerge dal tradizionale Rapporto di Manageritalia sui dirigenti privati, pubblicato, come ogni anno, in occasione della Festa della Donna con un’elaborazione degli ultimi dati ufficiali Inps. Se nel 2019 i dirigenti uomini erano 94.332 e le donne 21.116, nel 2020 aumenta il numero di queste ultime del 4,9% (22.147), mentre diminuisce dello 0, 37% il numero degli uomini (-353). Il dato totale dei dirigenti, comunque, grazie proprio ed esclusivamente alla crescita delle donne manager, si attesta su un incremento dello 0,59%, con 678 dirigenti in più nel 2020 rispetto al 2019. A conferma del cambiamento in atto, già da alcuni anni le donne manager oggi sono il 19% del totale, e neppure la pandemia le ha fermate.
Anche tra i quadri del settore privato, che nel 2020 sono in calo (-0,3%), aumentano comunque le donne (+0,6%). Questa rincorsa delle donne dirigenti, cresciute dal 2008 al 2020 del 56%, è spiegabile con la maggior presenza delle donne nella fascia più giovane dei dirigenti (33% tra gli under 35) e in generale tra i quadri, dove sono già il 31% del totale. In questi casi, dunque, la maggior “quota rosa” tra i più giovani incide nei processi di ricambio generazionale.
Anche i dati del 2021, relativi ai soli dirigenti del terziario che hanno il contratto dirigenti del Terziario di Manageritalia, mostrano un’ulteriore crescita (6,2%), con le donne in doppia cifra (+11%) rispetto agli uomini (+6%). E in questo caso oggi le donne dirigenti sono addirittura quasi il 21% del totale.
Dall’analisi dei dati regionali la crescita dei dirigenti nell’ultimo anno è più elevata in Basilicata (+5,2%), seguita da Umbria (+3,5%), Sardegna (+2,8%) e Lombardia (+1,5%). Le donne dirigenti sono cresciute in tutte le regioni, eccetto Valle d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia e Molise. A livello settoriale crescono soprattutto i settori della sanità (+8,6%), dei servizi di informazione e comunicazione (4,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (4%) e attività immobiliari (3,7%). Parlando delle sole donne al primo posto troviamo la Calabria (+24%), seguita da Abruzzo (20%) e Sardegna (18,3%).
A livello territoriale, le province più “rosa” sono Milano, dove lavorano 8.705 donne dirigenti, seguita da Roma (4.405) e Torino (1.132). Ai primi dieci posti per numero di dirigenti donne solo province del nord: Bologna, Brescia, Verona, Varese, Bergamo, Firenze, Genova. Guardando invece al peso percentuale delle donne dirigenti prevalgono alcune province del sud, spesso caratterizzate da un bassissimo numero di dirigenti in assoluto e quindi più facilmente condizionati da vari fattori. Al primo posto spicca Enna con le donne dirigenti (56,7%) che superano addirittura gli uomini. Tra le grandi province Roma, dove le donne pesano il 25,3%, prevale su Milano (21,8%) e Torino (17,7%).
“La rincorsa delle donne manager verso pari opportunità nel ricoprire posizioni di vertice deve allargarsi anche all’ambito retributivo – continua Luisa Quarta – sul quale speriamo possa incidere, anche in termini di cambio culturale, la recente legge sul gender pay gap, alla quale Manageritalia e il suo Gruppo Donne hanno dato un forte contributo. Questo è solo il primo passo per raggiugere risultati concreti che si allarghino a tutte le donne, e portino a un mondo del lavoro dove prevalga il merito e a una società che favorisca il lavoro femminile”.
“La crescita del numero delle dirigenti e dei dirigenti – afferma Mario Mantovani, presidente Manageritalia – dimostra come anche durante la pandemia le aziende strutturate abbiano puntato su competenze e gestione manageriale per resistere e prepararsi a cogliere le opportunità del loro specifico mercato nel post pandemia. Un chiaro segno della necessità di affrontare le crisi puntando su un approccio manageriale e strategico capace di gestirle con successo le trasformazioni anche repentine, arrivando a definire quei cambiamenti nei modelli di business e nell’organizzazione del lavoro indispensabili per competere”. C’è ancora tanto da fare se le donne che, nonostante la crescita, sono solo il 19% del totale dei dirigenti, politiche sociali e altro devono puntare a farle diventare il 50% del totale dei manager.
“Il fatto che a trainare la crescita dei dirigenti siano state le donne – prosegue Mantovani – è la conferma dei fenomeni in atto: nella dirigenza privata da anni si vedono uscire coorti quasi esclusivamente maschili ed entrare nuovi manager che sempre più spesso sono donne, scelte per formazione, competenze e capacità. E tutto questo trova una spinta formidabile nel parallelo fenomeno che avviene tra le donne che ricoprono in azienda un ruolo di quadro, che avanzando poi di carriera diventano dirigenti”.
Vedi il Rapporto Donne Manageritalia