Crescita del terziario e produttività

Quali fattori hanno portato alla crescita del peso del terziario nelle economie più avanzate e quali ne hanno aumentato la produttività? Diamo uno sguardo alla letteratura economica

Il prossimo rapporto dell’Osservatorio Terziario di Manageritalia, che verrà presentato il 2 giugno alle 15.30 al Festival dell’Economia di Torino, focalizza l’attenzione sulla produttività nel terziario di mercato in Italia e in Europa. Vediamo allora come i maggiori economisti a livello internazionale hanno spiegato la poderosa cavalcata del terziario negli ultimi decenni.


Cambiamenti nel sistema produttivo

Numerosi fattori hanno contribuito alla crescita del terziario negli ultimi decenni. A partire dalla fine degli anni 80, diversi studi hanno cominciato ad analizzare dati disaggregati a livello sub-settoriale per comprendere meglio le dinamiche di crescita interne a diversi settori della categoria dei servizi. Ad esempio:


• Elfring (1988a, 1988b, 1989) mostra che una porzione fra il 10% e il 40% della crescita del settore dei servizi, a seconda dei paesi, si deve alla crescita della domanda per servizi intermedi (tipicamente ad alta produttività);

• Freeman-Schettkat (1999) trovano che la produzione dei beni ha subito, nel corso del tempo, un processo di terziarizzazione, integrando processi produttivi tradizionali a competenze specialistiche esterne.



I cambiamenti strutturali del sistema produttivo sembrano perciò alla base della recente crescita del terziario, come anche confermato dal crescente utilizzo dell’outsourcing di varie attività di supporto alle aziende operanti anche nel settore della produzione di beni (Kox, 2002; Rubalcaba, 1999, OCSE, 2005a):


• Francois-Reinert (2005) mostrano che i paesi nei quali l’adozione dell’outsourcing dei servizi fra le imprese manifatturiere è maggiore, anche la dinamica della produttività è maggiore.
 • Greenhalgh-Gregory (2001) e Gregory-Russo (2006) mostrano invece che la pratica dell’outsourcing, anche all’interno del settore dei servizi, e non solo da manifattura a servizi, costituisce una forza trainante dell’espansione dei cosiddetti business services.



Nuovi modelli di business, tecnologia e produttività

A partire dagli anni 90, con l’avvio della rivoluzione Ict, molti studi si sono focalizzati sul ruolo della tecnologia e della specializzazione del lavoro nel processo di crescita dei servizi. Hansen (1993) e Glasmeier-Howland (1994) sono fra i primi studi a indicare la portata innovativa che la rivoluzione dell’informazione e delle telecomunicazioni ha apportato al sistema produttivo. L’adozione delle tecnologie digitali nel settore dei servizi rimane molto eterogenea fra le economie avanzate. Andrews-Nicoletti-Timiliotis (2018) mostrano che le competenze interne alle imprese e gli incentivi economici hanno ruoli complementari nello stimolare l’adozione delle tecnologie, mentre Gal et al. (2019) e Sorbe et al. (2019) documentano che l’adozione di tali tecnologie porta effettivamente benefici di produttività alle imprese.



Nel dominio ampio di tali tecnologie, un ruolo importante è giocato dalle piattaforme digitali, sviluppatesi negli ultimi 10-15 anni e operanti in diversi settori dei servizi, quali i servizi di alloggio e ristorazione e trasporto. Zwijnenberg (2018) passa in rassegna diversi modelli di piattaforme digitali attualmente categorizzate. Alcune piattaforme si specializzano nella revisione e nella valutazione di imprese operanti nel settore dei servizi, limitando così l’asimmetria informativa presente nel mercato fra service provider e cliente (Yelp, Booking.com, Tripadvisor ecc.). Altre piattaforme espandono invece l’offerta di servizi nel mercato, servendosi delle tecnologie a disposizione per migliorare la qualità dei servizi offerti (Airbnb, Uber ecc.). I benefici di entrambi i tipi di piattaforme alla produttività del settore sono chiari: le piattaforme del primo tipo riallocano la domanda per servizi da provider di bassa qualità a provider di alta qualità, mentre le piattaforme del secondo tipo agiscono attraverso una naturale pressione competitiva esercitata nei confronti di mercati poco avanzati tecnologicamente.



L’intelligenza artificiale e la robotica hanno inoltre il potenziale di rivoluzionare ulteriormente il settore dei servizi, come già hanno cominciato a rivoluzionare il settore manifatturiero. L’adozione di tecnologie basate su intelligenza artificiale nel settore dei servizi rimane un fenomeno al momento limitato e concentrato nei settori high-tech ma alcuni studi mostrano attraverso evidenza aneddotica il potenziale che queste tecnologie hanno di migliorare la produttività del settore (Bughin et al, 2017; Brynjolfsson, Rock e Syverson, 2017). I processi di globalizzazione (Illeris, 1989; Coffey-Bailey, 1990; Howells, 1988) e di liberalizzazione (Francois-Schuknecht, 1999; Gordon-Gupta, 2004; Banga-Goldar, 2004), cui molti paesi sviluppati sono andati incontro a partire dalla fine degli anni 80, hanno ulteriormente accelerato il processo di crescita di questi settori. All’accumulazione del capitale fisico, centrale nei modelli macroeconomici di crescita classici (Solow, 1956; Kaldor, 1961), si è contrapposta in anni recenti l’importanza del capitale intangibile (Van Ark-Jager, 2017; Haskel-Westlake, 2017). Infine, alcuni studi alla frontiera mostrano che standardizzazione e scalabilità dei servizi, resi possibili da cospicui e costanti investimenti in ricerca e sviluppo, sono alla base della crescita dell’occupazione di tali settori, anche fra quelli tradizionalmente considerati a basso valore aggiunto (Rossi Hansberg-Hsieh, 2021).

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