Un caffè con… Stefano Patriarca

Un caffè con” molto partecipato quello che ha avuto come ospite Stefano Patriarca, consigliere economico di Palazzo Chigi, per parlare di previdenza.

Il primo argomento affrontato è stato quello offerto dalla sentenza della Corte Costituzionale di ieri sulla perequazione. Patriarca ha sottolineato come sia difficile contemperare tra le giuste rivendicazioni dei ricorrenti a voler mantenere il potere d’acquisto delle proprie pensioni e il principio di pareggio di bilancio.

Secondo argomento dibattuto è stato quello dell’adeguamento alla speranza di vita, tema molto discusso in ambito parlamentare e sindacale. La notizia diramata dall’Inps che la speranza di vita si è allungata di altri 5 mesi, ha confermato l’intenzione del Governo di adottare entro la fine dell’anno – come previsto dalla legge – un decreto che aumenterebbe dal 2019 l’età del pensionamento dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni.

Su questo punto Patriarca ha spiegato tutti i meccanismi di stabilizzazione automatici che il sistema previdenziale ha già al proprio interno. Se non vi fosse l’adeguamento alla speranza di vita la gobba pensionistica aumenterebbe di due punti percentuali. Tuttavia ha ricordato che esiste un accordo sindacale che ha chiesto una selezione delle categorie alle quali applicare l’agganciamento e quindi si potrebbe procedere applicandolo non a tutti i lavoratori ma preservando alcune categorie di lavoratori.

Patriarca ha poi elencato tutte le categorie che sono già escluse per legge dall’adeguamento (lavori usuranti, conducenti di veicoli adibiti al trasporto pubblico, destinatari dell’Ape social, operai del settore edilizio, della concia e pelli, infermieri e ostetriche, operatori socio-sanitari, insegnanti di asili nido, facchini, operatori ecologici, destinatarie dell’opzione donne, lavoratori precoci ecc.

Si è poi passati al tema della flessibilità in uscita. Patriarca ha fatto il punto su tutti gli strumenti che gli ultimi due governi hanno messo a punto, quali l’Ape sociale, l’Ape volontaria e la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (R.I.T.A).

Circa quest’ultima il nostro ospite ha raccontato le rilevanti novità che saranno inserite nella legge di bilancio per il 2018.

La Rita diventerà uno strumento permanente e non più sperimentale a tempo. I requisiti per accedervi verranno sganciati da quelli stabiliti per l’Ape volontaria: si potrà chiedere fino a 5 anni prima dell’età di pensionamento prevista dalla normativa vigente al momento della domanda. Occorreranno comunque 20 anni di contribuzione.

La procedura per ottenere la Rita sarà comunque semplificata e la tassazione sarà quella prevista per la previdenza complementare (tassazione separata, aliquota del 15% con décalage fino al 9%).

Anche la previdenza complementare si evolverà. Era stata concepita negli anni 90 allo scopo di integrare la pensione obbligatoria, ma in quei tempi si andava in quiescenza a 57 anni. Ora che si è allungata la vita lavorativa non ha più rilevanza tanto la necessità di integrare, quanto di introdurre delle forme di reddito-ponte, per supportare i lavoratori negli ultimi 5 anni di carriera lavorativa che potrebbero rimanere scoperti. Si sta pensando di dotare ciascun lavoratore di una “cassetta degli attrezzi” in caso di bisogno.

L’incontro si è concluso con un dibattito tra Patriarca e alcuni dirigenti presenti, sulla certezza del diritto in materia previdenziale, sugli effetti della riforma del Governo Monti e sulla tenuta del sistema previdenziale.

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A STEFANO PATRIARCA

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