Future Health Index 2017 (FHI), lo studio globale condotto da Philips, ci permette di analizzare percezioni, esigenze e comportamenti di pazienti e professionisti sanitari.
Diciannove i Paesi coinvolti, dall’Arabia Saudita al Canada, dal Sud Africa al Brasile. In Italia sono stati intervistati 1.453 potenziali pazienti e 200 operatori sanitari.
Tre i principali temi affrontati: accesso alla sanità, integrazione del sistema sanitario e adozione di tecnologie e sistemi per le cure connesse (la Connected Care, appunto).
L’Italia e gli Italiani risultano molto propensi ad accogliere la rivoluzione digitale della sanità e a passare dalle intenzioni ai fatti. Dall’analisi, però, emergono difficoltà oggettive nel sistema sanitario attuale.
I medici specialisti hanno una visione più positiva della realtà di cittadini, medici generici e infermieri.
Medici e infermieri esprimono un giudizio più positivo sull’accesso della popolazione a prevenzione, diagnosi e trattamenti. Per il campione generale, invece, le difficoltà maggiori sono relative alle cure domiciliari.
La sanità italiana non risulta sufficientemente integrata sia agli occhi dei professionisti (65%) che della popolazione generale (51%). Un auspicio, quello della condivisione dei dati, per la quasi totalità di medici e infermieri (96%) e la maggioranza dei pazienti (85%).
La Connected Care è identificata come portatrice di maggiori benefici per la salute. Il 66% degli operatori sanitari ne usufruisce già (prescrizioni, trattamento e diagnosi). Mentre la utilizza solo un cittadino su tre (il 42% tra i 18-34enni).
Insomma, siamo solo all’inizio di un processo che dovrebbe migliorare non solo la fruizione, ma anche la salute degli italiani.