Una delegazione delle organizzazioni di rappresentanza della dirigenza, questa mattina, è stata ricevuta al Quirinale e ha consegnato alla Segreteria della Presidenza della Repubblica una mozione approvata dall’assemblea pubblica della CIDA contenente alcune proposte per rilanciare il Paese. Nello stesso momento, centinaia di persone si sono radunate nella piazza del Quirinale e hanno animato un pacifico e originale flashmob, aprendo contemporaneamente un ombrello azzurro.
E’ questo l’epilogo della mobilitazione organizzata al Teatro Eliseo da CIDA, Manageritalia, Federmanager con l’obiettivo di “sfiduciare” ai governo Letta, nel giorno stesso in cui l’esecutivo chiede al Parlamento il voto di fiducia sulla Legge di stabilità.
Tra le motivazioni della protesta ci sono, in primo piano, i recenti provvedimenti sulle pensioni e sulla previdenza: dal nuovo blocco della perequazione all’imposizione di un contributo di solidarietà sulle pensioni oltre i 90mila euro. Provvedimenti che, oltre a essere inutili, demagogici e illegittimi, rischiano di compromettere la fiducia e la stabilità del sistema previdenziale.
L’Assemblea è stata introdotta dal presidente di Cida, Silvestre Bertolini, che ha criticato il governo e la sua incapacità di varare riforme coraggiose e incisive. (leggi la relazione).
Sono quindi intervenuti cinque manager che hanno esplicitato sinteticamente le motivazioni della sfiducia (leggi qui).
Particolare attenzione è stata data al tema delle pensioni.
Il professor Alberto Brambilla (già sottosegretario di Stato del Ministero del Welfare e già presidente del Nucleo di Valutazione sulla Spesa Previdenziale) ha illustrato il funzionamento delle nuove norme sulle pensioni, evidenziando quanto esse penalizzino i contribuenti onesti – in particolare i lavoratori dipendenti e i pensionati, soprattutto quelli che hanno redditi medi e medio alti – e in che modo tali misure siano inique ed inefficaci.
Significativi, in proposito, i dati presentati da Brambilla per fotografare la situazione dell’imposizione fiscale/contributiva: nel 2012 oltre metà del gettito l’Irpef (pari a 166,6 miliardi di euro) è stato generato da un 13,62% di contribuenti che ha redditi oltre i 35mila euro annui; il 52,6% di contribuenti con redditi inferiori a 35mila euro annui ha generato il 15,6% dell’imposta; ben 9,7 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta di un sistema iniquo e vessatorio che deve essere cambiato…
I manager sono pronti a fare la propria parte in un grande progetto di cambiamento. Condividono il principio che “chi ha di più deve dare di più” ma chiedono di non tartassare sempre i soliti noti per fare cassa ma di colpire davvero l’evasione fiscale e la ricchezza occulta. Propongono alla politica di avere il coraggio di varare riforme incisive, giuste e coerenti con una visione di ampio respiro.