La battaglia contro il tumore inizia a tavola

C’è un libro – Mangiare bene per sconfiggere il male (Mind Edizioni) – che da quando è uscito, nell’ottobre 2016, ha messo a segno una raffica di ristampe e che continua a presidiare i piani alti delle principali classifiche di vendita. L’autrice, la dottoressa Maria Rosa Di Fazio, è un’oncologa. Nemmeno una qualunque. Dopo 22 anni di lavoro in importanti ospedali milanesi, dal 2015 è responsabile Oncologia al Centro Medico internazionale SH Health Service di San Marino, dove porta avanti l’eredità professionale e il rivoluzionario metodo chemioterapico integrato ricevuti dalle mani del prof Philippe Lagarde, luminare francese. Incuriositi, abbiamo chiesto alla dottoressa di darci alcuni suggerimenti per una corretta alimentazione come arma preventiva. Suggerimenti di particolare interesse per una categoria come quella dei manager. Che, per ritmi di vita giocoforza stressanti e per i continui spostamenti, sono tra i più esposti al “disordine” alimentare.

Dottoressa Di Fazio, perché proprio lei, oncologa, ha deciso di scrivere questo libro.
Le risposte sono almeno due. L’ho fatto come “atto d’amore” verso il mio prossimo, per diffondere a una platea il più possibile vasta le esperienze raccolte in 24 anni di lavoro accanto a chi è colpito dal più terribile dei mali. Ma l’ho fatto anche perché è scientificamente assodato che il 40% dei tumori tragga origine da un’alimentazione sbagliata. Percentuale altissima, che fa paura, ma che non butto lì io, a caso: emerge dai congressi oncologici internazionali.

Cominciamo da qui: qual è una “alimentazione sbagliata”?
Per prima cosa quella “ammalata” dalla peggiore cattiva abitudine: la ripetitività. Mi spiego. Noi ci sediamo a tavola tre volte al giorno. E per tre volte, in nove casi su dieci, tendiamo a mangiare le stesse cose. L’esempio paradigmatico della sbagliatissima prima colazione – cappuccino e brioche – ripetuta ogni mattina che Dio manda in terra, mi sembra possa chiarire il mio pensiero.

Sbagliatissima? Questa cosa non ce l’aveva mai detta nessuno.
Purtroppo lo so bene che in pochissimi lo dicono, magari per quieto vivere. Ma il quieto vivere è nemico del buon vivere. Comunque è semplice: di questa prima colazione salvo solo la componente del caffè, che concedo a tutti, purché sia soltanto uno al giorno: per il rispetto che dobbiamo al nostro cuore e perché ci acidifica. Tutto il resto fa male. Tutte le mattine, poi, fa malissimo. Il “resto” ve lo elenco. Iniziando dal latte vaccino, che già di suo ci “regala” ormoni animali incompatibili con i nostri, umani; fattori di crescita cellulare, una dose bomba di caseina prodotta dalla pastorizzazione. La caseina è una “colla” che ci altera la permeabilità intestinale fino ad aprirvi passaggi dove poi transiterà anche quello che non dovrebbe mai transitare.

Cominciamo a spaventarci.
A volte il dovere di un bravo medico è anche questo. Vado avanti, perché c’è di peggio: questa colla nel cappuccino si potenzia, perché sottoposta a elevate temperature per ricavarne la schiuma. Di nostro, poi, aggiungiamo zucchero, uno dei peggior nemici della salute in quanto fattore acidificante numero uno e al tempo stesso cibo preferito delle cellule tumorali che ne divorano 20 volte di più rispetto a quello che fanno le cellule sane. C’è poi chi fa di peggio: pensando di dimagrire, usa dolcificanti che in Paesi più accorti di noi devono riportare per legge la scritta “fa male alla salute”, come per le sigarette. Perché è stato provato scientificamente che male lo fanno. Oltre ad aprire la strada più veloce al diabete, non fanno nemmeno dimagrire, anzi: trattengono i liquidi e ci gonfiano. E sono le stesse porcherie che troviamo nelle cosiddette bibite (o caramelle o gomme) ligth o diet.

Beh, ci salverà almeno la brioche?
Nemmeno per sogno. Le brioche dei bar, anche non confezionate, sono prodotti ad “alta tiratura” realizzati con economicissimi grassi saturi che via via ci otturano le coronarie; e con farine prive di ogni fibra e di ogni primitivo nutriente, ma ricche soltanto di glutine, nemico del nostro sistema immunitario. Il glutine ce lo “asfalta”, rendendolo cieco e sordo. Se poi il cornetto sarà ripieno di una marmellata “da battaglia”, con percentuali di zucchero che compensano la pochissima frutta contenuta, oltre a coloranti e addensanti, il danno sarà doppio. Un ripieno di crema pasticciera o alla nocciola – farciture fatte con altre pessime farine, altro latte, altro zucchero e altri grassi saturi – non ci faranno di meglio. Aggiungiamo un sedicente succo di frutta di quelli in cartone, ovvero altro zucchero e altri elementi acidificanti, e avremo fatto l’en plain.

Dottoressa, le cose che lei ci sta dicendo…
…sono molto impopolari. Lo so benissimo, ma almeno per me quello che conta è che si ammalino sempre meno persone. Con questo esempio volevo appunto far capire quanto pericolosa sia la ripetitività. Perché, se una colazione così non ci fa granché male se ce la concediamo una volta alla settimana, replicata ogni giorno, potrà essere soltanto foriera di pessime conseguenze. Vale per tutti i pasti. La regola dev’essere: cambiare, cambiare, cambiare. Sempre, ogni giorno.

Certo, più chiara di così… Ma a questo punto ci aspettiamo qualche suggerimento.
Iniziamo dalla prima colazione. Oltre a un caffè, o a un tè, che consiglio di abituarsi via via a bere non zuccherati, raccomando sia come bevanda sia come “correzione” uno dei tanti latti vegetali, su tutti il nostro meraviglioso latte di mandorla, perfetto per macchiare il caffè in quanto naturalmente dolce (chi ha la glicemia alta opti per quelli di soia o riso). Di solido? Nella stagione fredda due o tre gallette di cereali senza glutine (di riso, mais, quinoa, amaranto ecc. ecc.) con poca marmellata fatta in casa o di alta qualità (con pochissimo zucchero, leggete le etichette!) o con un filo di buon miele. Nella stagione calda, oltre alle bevande già dette, ok a un frutto poco zuccherino, dimenticandoci quelli tropicali che, oltre ad aver viaggiato troppo e a essere maturati in frigo, sono digeribili per questioni enzimatiche solo dalle popolazioni dei Paesi di origine. Puntualizzo: quando dico frutti intendo magari due, ma sempre dello stesso tipo, mai diversi. Dimenticatevi la macedonia: per la digestione non c’è nulla di peggio della combinazione di diversi ph (acidità) di frutti differenti. E quando dico frutta intendo soltanto quella; perché il mix con cereali (corn flakes, biscotti, fette biscottate, merendine) è un ulteriore attentato al processo digestivo. Vedete quanti errori facciamo inconsapevolmente, magari convinti di fare bene?

E poi, nel resto della giornata?
A pranzo consiglio carboidrati, variando tra pasta (ma senza esagerare, per via del glutine che non fa male solo ai celiaci, ma a tutti!), riso magari integrale, o ancora quinoa, amaranto, grano saraceno, sorgo. Per chi, come i manager, mangia spesso al ristorante, il riso è una valida e più sana alternativa alla pasta, anche perché un risotto lo si trova sempre. E poi verdure, tante, meglio se crude o al vapore: sono le nostre principali alleate. A cena, oltre a verdure in abbondanza, è il momento delle proteine: pochissima carne buona, possibilmente bio, una volta ogni 10 giorni e non grigliata. O pesce azzurro, 4/5 volte alla settimana. Chi, per rispettabilissima scelta etica rifiuta le proteine animali, ha a disposizione i legumi (fave, fagioli, ceci, lenticchie), che ci assicurano proteine più nobili della carne (ma senza ormoni e fattori di crescita). Legumi più verdura, ovviamente. Senza dimenticare le uova, accusate di essere la fabbrica del colesterolo. Questa è la più clamorosa delle panzane: mangiatene 5 o 6 alla settimana (non fritte!) perché il colesterolo alto viene dall’abuso di carboidrati, compresi quelli da eccesso di frutta. Frutta che non dovrà MAI chiudere né il pranzo né la cena; soprattutto mai dopo cena, perché basta una mela di sera per mandarci al diavolo la digestione e farci risvegliare all’indomani con una glicemia a 110/120. Un dolce finale? È uno strappo, non può diventare regola.

Dottoressa, penso che a questo punto chi ci legge stia capendo quali e quanti errori alimentari commettiamo da anni ogni giorno.
Io stessa, da quando ho iniziato a studiare questa materia per conto mio – negli ospedali italiani non è molto popolare farlo in modo palese! – ho sperimentato per prima su di me questi accorgimenti. Accorgendomi dei benefici e immediati effetti su tanti piccoli disturbi che magari sottovalutiamo o attribuiamo ad altro. Lo vedo in quei pazienti che mi arrivano con ormai “storicizzati” valori da allarme rosso: colesterolo, trigliceridi, glicemia, steatosi epatica… Chi si applica ritorna entusiasta, perché anche dopo un solo mese quei valori sballati sono in media rientrati. Perché le mie non sono diete – destinate a durare il tempo per la prova costume – ma nuovi regimi di vita. Consiglio poi a tutti un moderato esercizio fisico, che magari può voler dire lasciare l’auto a casa e scendere alla stazione del metrò prima di quella di destinazione. O farsi le scale a piedi. A chi piace consiglio il meraviglioso esercizio del ballo, benefico anche allo spirito.

Non ci ha ancora parlato del che cosa bere.
Giusto. “NO” categorico a tutte le bibite gassate (zuccherate all’inverosimile). Su quelle sono talebana: non devono entrare più nelle vostre abitudini e nemmeno nelle vostre case. Ai maschietti dico attenti alla birra, che così come il latte vaccino non è per nulla amica della prostata. Quello che sto constatando negli ultimi tempi è una “quasi epidemia” di ipertrofie prostatiche. Ma nei ventenni, non nei loro padri! Sono il regalo di questa sciagurata moda delle seriali zingarate, dove le birre stappate o “spinate” sono sempre più d’una. Perché la birra è il combinato disposto di alcol, cereali, zuccheri, amidi e lieviti. Concedo invece, con la sola regola della misura, un bicchiere di vino di qualità. Per il resto via libera all’acqua, privilegiando quelle (è scritto in etichetta) con il residuo fisso più basso. Ed evitate quella gassata, perché davvero non capisco che bisogno abbiamo di gonfiarci. Quanto ai superalcolici penso che il mio pensiero sia sottinteso. Dovendo proprio scegliere, meglio una buona grappa italiana, distillata da un frutto, rispetto a un whisky o a una vodka che sono ricavati dai cereali.

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