“Intervenire in maniera così rilevante sul sistema previdenziale e sul mercato del lavoro rischia di generare situazioni ibride e provvisorie che, nel medio-lungo periodo, potrebbero accentuare l’iniquità del welfare italiano e minarne la sostenibilità”.
Così si è espresso oggi il presidente di Manageritalia Guido Carella, a nome di tutti i dirigenti pubblici e privati rappresentati da Cida, intervenendo all’audizione della Commissione Lavoro al Senato con le parti sociali in materia di reddito di cittadinanza e pensioni.
“Poiché i percettori di redditi superiori a 35mila euro annui lordi sono solo il 12,09% dei contribuenti e generano il 57,11% di tutta l’Irpef, e su di loro aumenta la pressione fiscale e cala il reddito disponibile, se non si genera nuova ricchezza la spesa per il welfare sarà presto insostenibile”, ha ricordato Carella nella premessa.
Carella ha poi manifestato perplessità rispetto alla fretta con cui si sta attuando il Reddito di cittadinanza, in quanto probabilmente foriero di sprechi e inefficienze: “Ben vengano l’incremento al reddito di inclusione e gli investimenti sui centri dell’impiego, occorre però un progetto più strutturato per favorire l’orientamento e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Rispetto all’introduzione di quota 100, pur condividendo l’intento di consentire maggiore flessibilità in uscita, Carella ha evidenziato i limiti del provvedimento, per la sua transitorietà e per le disposizioni che potrebbero riportare il sistema previdenziale agli anni della “giungla pensionistica” e, in futuro, rendere necessaria una dolorosa riforma Fornero Bis.
Sempre in materia di pensioni vengono evidenziati in particolare tre aspetti contraddittori delle riforme proposte: “l’approccio sperimentale, di cui non vengono previste coperture oltre i primi tre anni di attuazione; la reintroduzione del divieto di cumulo, che penalizza chi vorrebbe avviare attività imprenditoriali o consulenziali, sottraendo importanti competenze al sistema Paese e ostacolando l’invecchiamento attivo; l’opzione per i dipendenti pubblici di poter versare oltre il tetto previdenziale, che penalizzerà ulteriormente la previdenza complementare italiana, già fanalino di coda in Europa”.
Sull’opzione donna Carella critica il mantenimento dell’obbligo di calcolo col sistema contributivo, considerato molto penalizzante anche per l’oggettiva difficoltà delle lavoratrici nel raggiungere i requisiti temporali per la pensione.
Le conclusioni dell’audizione sono dedicate all’occupazione, in particolare quella giovanile: “Non è vero, come dimostrano general manager, hr manager e Cfo da noi interpellati con un’indagine, che a ogni pensionamento corrisponde l’assunzione di un giovane, anzi: quota 100 potrebbe essere il pretesto per varare ristrutturazioni e tagliare personale. Servirebbero misure per incentivare l’occupazione per tutte le fasce d’età, poiché più persone lavorano, più si crea ricchezza, più opportunità ci sono per tutti”.