Facciamo il punto sulla nostra pensione

Uno dei più ricorrenti luoghi comuni e “io non andrò mai in pensione”. Con un servizio ad hoc e una rapida considerazioni della normativa attuale dimostriamo che nessuno di noi può dire che non andrà mai in pensione

Vediamo di sfatare uno dei più abusati luoghi comuni: io non andrò mai in pensione. Se non si considera con quanto…. dipende. I fattori da considerare sono gli anni di versamenti, l’età, la retribuzione ricevuta negli anni e il momento del primo versamento all’INPS.

Noi per sfatarlo abbiamo creato anche un servizio ad hoc che in videoconsulenza permette di fare il punto sulla nostra previdenza obbligatoria. Un appuntamento con esperti per conoscere la propria situazione Inps, ex Enpals, ex Inpdai ecc. attraverso AskMit, il servizio multidisciplinare di consulenza online in 48 ore offerto da Manageritalia ai manager associati. Qui tutte le informazioni per fruire del servizio.

Vediamo poi perché questo è un luogo comune aiutandoci con quanto scritto dal segretario generale di Manageritalia Massimo Fiaschi sul Diario del Lavoro.

Parlando dei giovani possiamo concentrarci sul sistema contributivo puro, riservato a chi ha cominciato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996. Prima sorpresa: per questi lavoratori “bastano” 20 anni di contributi versati per avere la pensione di vecchiaia. Anche l’età dalla quale poter chiedere di andare in pensione sempre in presenza del primo requisito è relativamente bassa: 64 anni. Facile? Non proprio. Per richiederla è necessario maturare un importo della pensione mensile pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (pari a 460,28 euro) quindi almeno pari a euro 1.288,78!

Oltre a ricordare che se non si raggiunge tale importo, anche in presenza dei 20 anni di versamenti, dobbiamo salire a 67 anni e maturare una pensione con almeno 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale oppure 71 anni senza un minimo di pensione da raggiungere e in questo caso anche solo con 5 anni di contributi versati, dobbiamo sforzarci di capire come si calcola la base di calcolo di quel numero che genera la nostra pensione chiamato: “montante contributivo”.

Un numero chiave da tenere sotto osservazione perché rappresenta il montante individuale ovvero il capitale accumulato dal lavoratore nel corso degli anni di lavoro ai fini pensionistici.

È importante anche per i meno giovani perché con la Riforma Fornero, dal 1° gennaio 2012 il sistema di calcolo che andremo a raccontare si applica pro quota anche a coloro che nel 1995 avevano già almeno 18 anni di contributi versati.

Per calcolarlo bisogna tenere conto dei seguenti parametri.

• la base imponibile annua pari a:
o la retribuzione annua, per i lavoratori dipendenti;
o il reddito annuo, per i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni previdenziali dedicate.

• Il totale dei contributi versati pari a:
o il 33% della retribuzione annua per il dipendente;
o il 24% del reddito annuo del lavoratore autonomo;
o dal 24% al 33% del reddito annuo per gli iscritti alla gestione separata Inps.

Costruito il montante anno dopo anno di versamenti e dopo averlo rivalutato con un coefficiente che tiene conto del PIL di ciascun anno interessato ai versamenti, possiamo finalmente calcolare la rendita pensionistica mensile con il metodo contributivo in due mosse:

• la prima moltiplicando il montante contributivo complessivo per il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica in cui si esce;
• la seconda dividendo tale importo della pensione lorda annua per 13 mensilità.

Ma provando a cambiare approccio possiamo a questo punto rispondere ad una domanda importante che non troppo spesso ci viene posta quanto dovrebbe: quanto devo guadagnare per 20 anni per poter uscire a 64 anni? Possiamo essere indicativi ma crediamo sufficientemente vicini al reddito necessario:
• almeno 2700 euro mese per 20 anni, per 14 mensilità (RAL 37.800).

In questo caso il nostro lavoratore con detta RAL (che abbiamo ipotizzato si rivaluti del 2% annuo) dal 2002 al 2022 si potrebbe costruire un montante contributivo pari a 343.683 euro e una rendita pensionistica mensile di 1.338 euro per 13 mensilità. Non molto per vivere sereno, forse un numero sufficiente per paragonarlo alla situazione personale e costruirsi per tempo il famoso piano B da tenere custodito nel cassetto.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca