Per la prima volta l’aspettativa media di vita in Italia diminuisce e, di conseguenza, l’adeguamento dell’età pensionabile potrebbe essere più basso del previsto o addirittura nullo. Lo ipotizza la Ragioneria dello Stato, nell’ultimo rappporto sulle tendenze di medio lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario, basato sui dati Istat dello scorso febbraio che aggiornano quelli del 2011 su cui ci era basati finora.
È dunque possibile che nel 2019, quando il requisito minimo di età per la pensione di vecchiaia sarebbe dovuto aumentare di ben cinque mesi, passando dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni, non ci sarà nessun cambiamento. Un’altra ipotesi è quella di uno scenario intermedio: l’età pensionsabile aumenterà più gradualmente, a partire dal 2021. Non è prevista, invece, un abbassamento del requisito minimo anagrafico; il quadro normativo non lo consente e le regole imposte dall’Ue porteranno sul medio periodo a livellare a 67 anni l’età pensionsabile dei vari paesi europei.
A decidere sulla materia è chiamato il ministero dell’Economia che, alla fine del 2017, stabilirà per decreto i requisiti per il biennio 2019-2021.
La diminuzione dell’età media, registrata per la prima volta nella storia recente d’Italia, è causata soprattutto dalla riduzione della prevenzione conseguente il perdurare della crisi economica e i conseguenti tagli alla spesa sanitaria. Tra il 20154 e il 2015 l’aspettativa di vita è scesa dagli 85 agli 84,7 anni per le donne e dagli 80,3 agli 80,1 per gli uomini.
A questo link il rapporto completo.