Chi paga l’Irpef e quindi finanzia il nostro welfare?

Quanti cittadini italiani sono i contribuenti versanti? Il Sesto Rapporto di Itinerari Previdenziali sul bilancio del sistema previdenziale italiano per l’anno 2017, ha esaminato le dichiarazioni dei redditi

A partire dagli scaglioni di reddito più elevati troviamo, sopra i 300.000 euro solo lo 0,087% dei contribuenti versanti, circa 35.677 che pagano però il 5,52% dell’Irpef complessiva (5,19% nel 2015); tra 200 e 300 mila euro di reddito troviamo, lo 0,126% dei contribuenti che paga il 2,89% dell’Irpef. Con redditi lordi sopra i 100 mila euro (il netto di 100 mila euro è pari a circa di 52 mila euro netti) troviamo solo l’1,10%, pari a 451.275 contribuenti, che tuttavia pagano il 18,68% (18,17 nel 2015) dell’Irpef. Sommando a questi contribuenti anche i titolari di redditi lordi superiori a 55.000 euro, otteniamo che il 4,36%, paga il 36,53% dell’Irpef (35,89% nel 2015) e, considerando infine i redditi sopra i 35.000 euro lordi, risulta che il 12,09% (11,28% nel 2015) paga il 57,11% (56,66% nel 2015) di tutta l’Irpef.

Per tutte queste ultime 5 classi di reddito il carico fiscale 2016 è aumentato rispetto ai 2 anni precedenti mentre il reddito spendibile, per via della impossibilità di accedere a molti servizi pubblici perché titolari di redditi “lordi” alti e quindi non “tutelati” (esenzione da ticket, utilizzo dei mezzi pubblici con sconti ecc.), è probabilmente diminuito con un impoverimento della cosiddetta classe media, che si trova costretta a pagare più tasse per sopperire alla massa che non le paga. Al contrario, come si evince dal punto 4, il carico fiscale per circa il 45% dei contribuenti è diminuito.

Il paradosso è tra i due estremi delle classi di reddito dichiarato: il 44,92% dei cittadini paga solo il 2,82% mentre il 12,09% ne paga ben il 57,11%; ma, ad esempio, il numero delle automobili con un costo superiore ai 120.000 euro è dieci volte il numero di coloro che dichiarano un reddito lordo superiore ai 240 mila euro (120mila netti) il che denota tutta l’inefficienza del nostro sistema fiscale.

La domanda che ci si pone riallacciandoci alla premessa iniziale è: chi pagherà, dunque, i circa 50 miliardi di euro per coprire i costi del servizio sanitario degli “incapienti” e i 110 miliardi circa della spesa sostenuta per l’assistenza? Come si potranno pagare le pensioni ai soggetti che, non dichiarando nulla ai fini Irpef, sono anche privi di contribuzione? Non mettere sotto controllo la spesa assistenziale e le entrate fiscali con una coraggiosa riforma di sistema basata sul monitoraggio della prima con l’anagrafe generale dell’assistenza e introducendo il “contrasto di interessi” (come più volte suggerito in questi Rapporti), renderà sempre più fragile il sistema di protezione sociale.

È indispensabile un maggiore e serrato controllo sull’evasione fiscale e contributiva come accade in molti paesi europei, dove, oltre una certa età, chi non dichiara redditi né paga contributi e imposte viene controllato.

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