Bisogna guardare anche “oltre lo stipendio”

I lavoratori oggi devono considerare che il compenso per il loro lavoro è fatto, oltre allo stipendio, anche dalla pensione e dal welfare contrattuale e aziendale. Ne abbiamo parlato presso l’Università Guglielmo Marconi a Roma nel corso di un evento molto seguito anche online
oltre lo stipendio, previdenza complementare e welfare aziendale

La presentazione del libro Oltre lo stipendio (Il Sole 24 Ore) di Claudio Pinna e Ciriaco Serluca è stato un confronto aperto e concreto sulla previdenza, tra sfide demografiche, consapevolezza individuale e ruolo delle imprese, offrendo molti spunti di riflessione.

Ne hanno discusso uno degli autori, Claudio Pinna, partner e responsabile della Divisione Wealth di Aon in Italia, insieme a Laura Bernini, direttore Settore Welfare pubblico e privato – Confcommercio Imprese per l’Italia, e a Massimo Fiaschi, segretario generale di Manageritalia, che ha organizzato l’incontro.

Dopo i saluti di Tommaso Saso, presidente di Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria, nonché professore e direttore Marketing e Relazioni Esterne dell’Università Marconi, che ha ospitato l’incontro, si è entrati nel vivo del tema.

Il sistema pensionistico pubblico italiano ha subito numerose revisioni negli ultimi 30 anni. Tra queste, il fondamentale passaggio dal calcolo retributivo dell’assegno pensionistico a quello contributivo, che, di fatto, a parità di condizioni, ha ridotto l’assegno previdenziale. La previdenza pubblica non sarà più sufficiente per mantenere un reddito adeguato una volta in pensione. La spesa per le pensioni in Italia rappresenta il 16,3% del Pil, un dato che, unito al declino demografico e al rapporto debito/Pil superiore al 130%, richiede una nuova prospettiva previdenziale che, tra le altre, valorizzi la previdenza complementare privata.

Ad oggi, infatti, solo un lavoratore su quattro sta partecipando attivamente ai fondi pensione.

Pinna ritiene che il libro sia animato da uno spirito di responsabilità civile, chiamando in causa aziende e lavoratori per metterli in guardia ed esortarli ad agire e iniziare da subito un percorso complesso, che va “oltre lo stipendio” e che arriva fino alla data del pensionamento.

I sette vizi capitali della previdenza

Fiaschi ha aperto il confronto con una provocazione dicendo che i problemi del sistema previdenziale italiano sono assimilabili ai sette vizi capitali:

  • Superbia: ignorare lo squilibrio demografico.
  • Avarizia: carico insostenibile sui lavoratori attivi.
  • Lussuria: spesa pensionistica oltre il 15% del pil.
  • Invidia: fratture intergenerazionali e disuguaglianze.
  • Gola: previdenza complementare ancora marginale.
  • Ira: instabilità normativa e mancanza di visione.
  • Accidia: inazione davanti al rischio di povertà nella terza età.

Il ruolo delle imprese e dei manager

Il dibattito ha sottolineato come le aziende non possano più delegare esclusivamente allo Stato la responsabilità previdenziale. Il rischio di una forza lavoro che invecchia senza adeguate tutele è reale e impatta direttamente su produttività, costi e sostenibilità organizzativa.

Proprio per questo, il cambiamento nel mondo del lavoro rende cruciale il ruolo di tutto il management, non solo degli HR, per aiutare i dipendenti ad affrontare il cambiamento previdenziale con consapevolezza. Il vocabolario delle aziende e dei lavoratori dovrà arricchirsi di un nuovo vocabolo: “pianificazione previdenziale”, per aumentare la consapevolezza soprattutto dei giovani e favorire scelte previdenziali più informate.

Le aziende più virtuose si sono già attivate per fare un assessment pensionistico dei propri dipendenti per verificare l’adeguatezza del livello delle prestazioni che, presumibilmente, saranno maturate al momento del pensionamento dall’Inps e da tutti i programmi pensionistici dove sono iscritti. Il passo successivo è quello di determinare l’entità della contribuzione annua aggiuntiva che permetta agli stessi di colmare il gap previdenziale.

L’impegno di Manageritalia e Confcommercio: dal Contratto dirigenti terziario a una nuova cultura previdenziale 

Deve essere chiaro che la previdenza non è soltanto una questione di numeri: è un investimento nel benessere futuro dei lavoratori e un segnale di attenzione verso le persone.

È stato ricordato che Manageritalia e Confcommercio hanno sottoscritto con l’Inps un protocollo di Intesa per promuovere iniziative volte a diffondere la consapevolezza e la conoscenza del sistema previdenziale italiano. L’obiettivo è aumentare la cultura previdenziale nel Paese, rendendo il sistema più comprensibile e accessibile ai cittadini.

L’obiettivo è contrastare il pessimismo generazionale e le credenze popolari, come la diffusa idea dei giovani “noi la pensione non la prenderemo mai”, promuovendo invece una visione proattiva e consapevole del futuro previdenziale.

L’invito formulato da Bernini è quello di informarsi partendo proprio dalle opportunità offerte dalla normativa sulla previdenza obbligatoria, come ad esempio il riscatto di laurea, la totalizzazione dei contributi, valutare o meno l’opzione per il metodo contributivo. Si tratta di decisioni anche difficili da prendere, che variano da un lavoratore all’altro.

C’è poi l’urgenza di una più capillare promozione della previdenza integrativa, che il legislatore fa poco o nulla per incentivare. Secondo Fiaschi, si potrebbe prendere come modello di riferimento il CCNL dei dirigenti commercio, che prevede l’adesione obbligatoria al Fondo di categoria Mario Negri. È stato ribadito il valore della bilateralità, che vede da sempre Manageritalia e Confcommercio muoversi per primi su nuovi aspetti di tutela e servizio per dirigenti e imprese come da ultimo il welfare aziendale per tutti.

Tetris: la consulenza previdenziale che anticipa il futuro

Fiaschi ha poi ricordato il progetto Tetris – Costruisci la tua pensione, un servizio di Manageritalia insieme ad Enasco che permette agli associati di conoscere la propria posizione previdenziale complessiva (Inps, Fondi previdenziali contrattuali Negri, Pastore ed eventuali altri prodotti previdenziali) attuale e in prospettiva (alla data del pensionamento e a condizioni invariate), che calcola anche il tasso di sostituzione rispetto alla retribuzione attuale e/o all’importo di pensione desiderato. Agli associati viene consigliato di richiedere il prima possibile la consulenza previdenziale, ottenibile attraverso il servizio AskMit.

Previdenza complementare: una leva ancora sottoutilizzata

Solo un lavoratore su tre è iscritto a un fondo pensione, e solo uno su quattro partecipa attivamente. Eppure, come ricordato da Bernini, la previdenza complementare è fondamentale per colmare i gap generati da carriere discontinue, differenze di genere e mutamenti del mercato del lavoro. A questo si aggiunge anche il tema della longevità in azienda e dell’invecchiamento attivo, sfide e opportunità che le aziende devono affrontare per garantire la loro competitività e il benessere dei propri lavoratori.

L’impegno delle parti sociali

Il confronto ha evidenziato il valore del sistema di welfare costruito dalla contrattazione collettiva, in particolare nel settore del terziario. Il modello a tre pilastri (INPS, fondi contrattuali come Mario Negri e Pastore, e strumenti individuali) rappresenta un’eccellenza italiana, ma richiede una comunicazione più efficace per essere compreso e valorizzato.

Una sfida culturale e strategica

Il messaggio finale è chiaro: la previdenza non è solo un tema tecnico, ma una questione di responsabilità sociale. Serve un cambio di paradigma, che coinvolga lavoratori, imprese e istituzioni. Solo così sarà possibile garantire un futuro previdenziale dignitoso e sostenibile.

CLICCA QUI PER GUARDARE IL VIDEO DELL’INCONTRO.

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