Il turismo e l’intero settore dell’indotto, tornano in positivo dopo l’emergenza sanitaria e il lockdown. I dati generali mostrano che al 2022 non si è ancora arrivati ai livelli pre-covid del 2019. Sono mutati i profili richiesti ma anche la collocazione contrattuale con un netto aumento delle posizioni a tempo determinato a discapito delle assunzioni a tempo indeterminato. Questi alcune delle tendenze emerse nell’incontro “Turismo: l’evoluzione delle imprese e la sfida del capitale umano” organizzato a Venezia, presso i suggestivi spazi della Scuola Grande di San Rocco, da Manageritalia Veneto e Ciset. Si tratta del secondo appuntamento del progetto quadriennale “Turismo: Giovani – Imprese – Lavoro. Il Veneto verso Milano – Cortina 2026”, promosso da Manageritalia Veneto e CISET, in stretta collaborazione con Confcommercio Veneto, Federalberghi Veneto e Confindustria Veneto e tutti gli stakeholder pubblici e privati, nato per stimolare istituzioni, scuola e operatori a riflettere sul futuro dei turismi in Veneto e sul valore del capitale umano nel settore.
A confrontarsi nel corso della giornata sono stati: Lucio Fochesato, presidente Manageritalia Veneto, Michele Tamma, presidente del CISET, Tiziana Lippiello, rettrice Università Ca’ Foscari, Simone Venturini, assessore al Turismo e Sviluppo economico Comune di Venezia – Vanni Chiozzi, area manager nordest Fondazione Milano Cortina 2026 – Elena Donazzan, Assessore istruzione, formazione e lavoro Regione Veneto – Federico Caner, Assessore Turismo Regione Veneto e molti altri.
Si è partiti dai dati, considerando il bacino dei servizi turistici individuati da Veneto lavoro, che vedono nel 2022 la presenza di 36mila imprese attive per 51mila localizzazioni e 211mila addetti in Veneto (il 9,5% del totale nazionale). Un quadro simile a quello dell’Emilia Romagna, regione storicamente a vocazione turistica. Il numero di occupati in Veneto è in realtà di poco inferiore al 2019 (-2%). Dunque, quasi un ritorno alla normalità.
Riguardo i servizi, si nota una stagnazione del valore della produttività. Dall’analisi delle retribuzioni, emerge un aumento di quelle relative al settore artistico e dell’intrattenimento, a fronte di retribuzioni più contenute nei settori alberghiero e della ristorazione. Aumentano anche le assunzioni di lavoratori dipendenti: +5,6% rispetto al 2019, con un incremento rilevante dei servizi alla persona (+28%). Inoltre, nel primo semestre 2023 si registra uno scatto rispetto al 2022: +8%, ovvero 7mila assunzioni in più.
Il turismo, relativamente alle assunzioni, cresce più degli altri settori, con una concentrazione maggiore del lavoro a tempo determinato +8% e part-time, anche se nel 2022 si è notato un incremento del full-time (+11%). Le donne sono il 49,5%, che però nel 2022 vengono superate dagli uomini (50,5%). L’indagine rileva, inoltre, una significativa incidenza di professioni qualificate dei servizi (2 assunzioni su 3), con una crescita del 43% delle professioni intellettuali. La fascia di età dove più si concentra il lavoro è quella tra i 15 e i 29 anni (+9% rispetto al 2019). Prosegue invece la flessione dei laureati e aumentano le assunzioni di personale con bassi titoli di studio. Aumentano le assunzioni di stranieri: nel primo semestre 2023 +16,2% rispetto agli italiani.
Significativo il quadro dei profili professionali più richiesti nei primi 7 mesi del 2023, nell’ambito di sette specifici comprensori turistici. In assoluto il profilo più richiesto è quello di cameriere di ristorante, seguito dai cuochi e dai baristi. Nei comprensori delle Dolomiti, delle città d’arte, della costa, del lago di Garda, delle Colline del Prosecco e dell’Altopiano di Asiago l’indagine rileva anche la richiesta significativa di personale non qualificato nei servizi di ristorazione. Altro profilo richiesto è quello dei camerieri di albergo. Fanno eccezione i comprensori del lago di Garda e delle terme Euganee che richiedono anche personale non qualificato addetto alla pulizia delle camere e le Colline del prosecco dove sono richiesti soprattutto addetti al banco nei servizi di ristorazione.
“Negli ultimi anni – spiega Lucio Fochesato, presidente Manageritalia Veneto, che ha aperto l’evento – ci troviamo a dover fare i conti con una disaffezione dei giovani verso il lavoro nel turismo, settore visto come impegnativo e faticoso, poco flessibile (turni, lavoro nei giorni festivi, molte ore di lavoro e pochi giorni di riposo) a fronte di contratti stagionali, o comunque a termine, e quindi lavoro precario e instabile e magari non sempre ben retribuito”. Dobbiamo continuare a lavorare sulla formazione ma anche sull’offerta, da parte delle imprese, di interessanti percorsi di crescita professionale ed economica affiancati da nuovi modelli di business e premialità come: l’alloggio, assicurazioni sanitarie e una migliore gestore dei turni di lavoro utili a migliore work life balance per attrarre capitale umano”
“Il sistema turistico – spiega Federico Caner, Assessore al Turismo Regione Veneto – deve puntare su meno numeri e più valore aggiunto, sulla qualità. Il lavoro di Manageritalia Veneto e Ciset fondamentale perché aiuta a riconoscere le problematiche, condividerle per poi trovare misure risolutive. Bisogna attivare progetti pilota coinvolgendo le associazioni di categoria più importanti e le aziende. Serve migliorare il lavoro nel turismo e serve più sinergia tra pubblico e privato e oltre ad un intervento dello Stato volto alla defiscalizzazione”.
“Il nostro turismo è fatto da tante piccole imprese che hanno sempre più la necessita di una maggiore managerialità nelle gestione e nella programmazione per elevare l’offerta, la qualità dei servizi e del personale che vi opera” così Elena Donazzan, Assessore al Lavoro Regione Veneto che prosegue: Insieme a Manageritalia in questi anni abbiamo avviato un percorso condiviso per favorire il cambiamento di mentalità e di gestione delle imprese necessari ad attrarre e trattenere i lavoratori attraverso percorsi di crescita formativa”
“Le sfide con cui oggi ci confrontiamo sono la crescita, la valorizzazione del lavoro nel turismo verso i giovani, e il creare valore aggiunto in termini di qualità e non di quantità. Venezia è oggi un laboratorio di innovazione. Anche sfruttando le Olimpiadi di Cortina dobbiamo puntare su un ricambio generazionale e sulla creazione di nuove professionalità che ci permettano di offrire un turismo diverso e di alta qualità” chiosa Simone Venturini, Assessore al Turismo e Sviluppo Economico Comune di Venezia
“Giungono al nodo tendenze che si segnalano da tempo, cambiamenti che divengono strutturali e chiedono risposte non solo contingenti, osserva Michele Tamma, presidente del CISET. Si deve imboccare una strada che non ha più alternative: alzare il “livello”. Per un significativo cambio di passo bisogna investire in risorse umane facendo sì che i giovani trovino nel settore una concreta scelta di sviluppo professionale e di vita, non qualcosa di temporaneo”.
Nel dettaglio delle aziende ricettive, prevalgono i lavoratori stagionali, seguiti dagli indeterminati. Fa eccezione la provincia di Padova: oltre la metà dei dipendenti (55%) sono a tempo indeterminato, considerato che le sue principali destinazioni sono a carattere annuale. In tutte le province, tra 2015 e 2019 i lavoratori erano aumentati con tassi tra il +20% e +30%. Nel post-covid il numero è ancora inferiore a quello del 2019. Belluno e Verona hanno quasi recuperato; ancora sotto Venezia e Padova.
Nei pubblici servizi, in tutte le province, il numero dei dipendenti è aumentato nel pre-Covid. Tra 2015 e 2019 i lavoratori sono aumentati con tassi tra il +40% e +55%, mentre nel post-covid, rimane nel 2022 ancora inferiore a quello del 2019. Si registra infatti ancora un calo sia per i lavoratori indeterminati sia per i determinati, mentre hanno recuperato i soli stagionali, il cui numero è aumentato. Qui, il rapporto determinato/indeterminato è totalmente rovesciato con una percentuale anche superiore alla metà di contratti a tempo indeterminato. Nelle province di Venezia, Belluno e Verona, che risentono della presenza di destinazioni prettamente stagionali, la quota di lavoratori stagionali è maggioritaria. Anche nei pubblici esercizi, tra 2015 e 2019 erano notevolmente aumentati i dipendenti a tempo determinato (in tutti i casi con tassi di variazione di oltre il +100%) mentre quelli a tempo indeterminato e stagionale sono cresciuti con tassi molto più contenuti.
In tutti i settori, preoccupa la graduale riduzione della quota dei dipendenti giovani (30-40 anni) e giovanissimi (under 20 e 20-30 anni) compensata però dall’aumento di quella dei lavoratori senior, in particolare 50-60enni. va anche segnalato che gli under 20, sono in crescita rispetto al 2019. Ad esempio, nella provincia di Venezia i lavoratori fino a 20 anni rappresentano quasi l’8% del totale (nel 2015 raggiungevano il 15%). Invece i lavoratori tra i 50 e 60 anni ammontano a quasi il 18% (contro il 9% del 2015). Se la classe tra 20 e 30 anni rimane in questo periodo stabile (il 27% del totale occupati), diminuisce chi ha tra i 30 ed i 40 anni (passa da quasi il 27% a quasi il 22%). Classi d’età diverse corrispondono indubbiamente a situazioni familiari, personali e professionali differenti su cui è necessario riflettere per pensare a future politiche e azioni manageriali efficaci per l’attrattività del lavoro nel turismo.
Tra le proposte evidenziate nel corso del dibattito per migliorare la percezione del lavoro nel turismo sono emerse le necessita di: valorizzare e incrementare i portali on line a livello di singola destinazione e non che favoriscano l’incontro domanda-offerta di lavoro (es Lavora a Jesolo). Implementare la formazione grazie a progetti di collaborazione con gli istituti scolastici (Tecnici per il Turismo, Professionali alberghieri ecc.). Favorire la riconversione di strutture, ormai chiuse, in foresterie o la messa a disposizione delle stanze più datate e non più vendibili ai lavoratori in cerca di alloggio. Maggiore managerialità nella gestione del settore o e delle stesse strutture attraverso una più ampia destagionalizzazione e un innalzamento della qualità dei servizi offerti. Stagioni più lunghe inevitabilmente si traducono in contratti più stabili e meglio remunerati. In fine una migliore organizzazione del lavoro, turni flessibili, una maggiore attenzione ai bisogni e al benessere del dipendente attraverso benefit e premialità oltre ad azioni di sostegno al welfare.
Alla tavola rotonda conclusiva “Mercato del lavoro nel turismo: quali evoluzioni necessarie?” hanno preso parte: Alberto Adesso, division manager HORECA, GI Group – Paolo Artelio, presidente FIPE Veneto – Tiziano Barone, direttore Veneto Lavoro – Paolo Gubitta, docente Università degli Studi di Padova – Franco Lentini, advisor settore Turismo Confindustria Veneto – Gianfranco Refosco, segretario generale CISL Veneto – Massimiliano Schiavon, presidente Federalberghi Veneto e presidente ITS Academy Turismo Veneto – Francesca Simeoni, docente Università degli Studi di Verona – Mauro Giovanni Viti, direttore Direzione Turismo Regione del Veneto.