Doppio appuntamento con Manageritalia

La collaborazione vincente e il gioco di squadra al centro dell’incontro di benvenuto ai nuovi iscritti di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta

La forza del lupo è il branco e la forza del branco è il lupo

Rudyard Kipling, da “Il libro della giungla” -1894

Con questa citazione, che sintetizza il senso del gioco di squadra, Il campione di pallavolo Pasquale Gravina ha concluso il suo coinvolgente intervento sulla collaborazione vincente alla serata speciale con cui Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta ha voluto dare il benvenuto, martedì 17 ottobre scorso al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, ai dirigenti di recente iscrizione.

Il presidente Daniele Testolin, il Direttivo e lo Staff hanno accolto i nuovi associati in un incontro vivace e ricco di spunti, pensato appositamente per dare l’occasione di approfondire la conoscenza reciproca e le attività dell’Associazione, il contratto, il funzionamento dei fondi, i numerosi servizi forniti da Manageritalia e le tante opportunità che la vita associativa offre. Ai fondi è stata dedicata una particolare attenzione: Fasdac, Cfmt e Associazione Pastore sono stati illustrati in modo dettagliato dai rispettivi presidenti Fabrizio Pulcinelli, Simone Pizzoglio e Monica Nolo e molti degli ospiti hanno avuto la possibilità di avere risposte ulteriori e personalizzate accedendo ai desk informativi dei tre fondi con l’aggiunta di quello del Fondo Mario Negri.

Obiettivo dell’appuntamento, oltre al riservare la migliore accoglienza possibile, far percepire lo spirito che anima l’impegno e il lavoro quotidiano di Manageritalia su diversi fronti, come sottolinea il presidente Testolin: «Siamo convinti che, oggi più che mai, un’associazione come la nostra sia chiamata ad assolvere compiti che vadano oltre l’erogazione di servizi. Questi ultimi sono e saranno sempre, naturalmente, il cuore della nostra attività, ed è per la loro qualità che gli iscritti continuano ad accordarci la loro fiducia: siamo orgogliosi di essere diventati per molti (un numero che si consolida e cresce ogni anno) un punto di riferimento imprescindibile, per la capacità di dare risposte, offrire strumenti efficaci e proporre soluzioni concrete. Ma non ci basta: il nostro impegno e il nostro lavoro non può prescindere dal sapere andare più in là e avere uno sguardo più ampio. È così che interpretiamo il nostro ruolo ed è per questo che ManagerItalia funziona come catalizzatore di energie e stimoli ed è un luogo vitale di circolazione di idee: attraverso le nostre iniziative mettiamo in campo relazioni e connessioni, innumerevoli opportunità di incontro e di confronto, di formazione e di informazione, di scambio e di collaborazione».

E proprio la collaborazione vincente per sviluppare il potenziale attraverso il lavoro di squadra è stata scelta, non a caso, come tema dell’incontro e affidato ad un relatore d’eccezione. Pasquale Gravina, ex pallavolista tra i più forti di sempre e dirigente sportivo ora esperto in formazione manageriale (strategic selling director, keynote speaker e business coach) ha portato alcuni esempi di successo che evidenziano la necessità di una mentalità condivisa e di un ambiente di lavoro stimolante per favorire lo scambio di conoscenze, competenze e prospettive diverse, amplificando la creatività e l’innovazione e sostenendo la crescita individuale e collettiva. Gravina ha indicato tre parole chiave: squadra, cambiamento e identità. Su di esse, e richiamandosi allo sport, ha basato il suo intervento.

Tra i concetti su cui si è soffermato, quello del recupero delle energie fisiche e mentali: mentre un atleta vi dedica un tempo infinitamente superiore rispetto a quello dell’allenamento e della prestazione, invece un manager spesso sottovaluta l’importanza del recupero e della formazione, puntando non sulla quantità delle ore di lavoro ma sulla qualità e il massimo coinvolgimento. Ha poi distinto tra gruppo e squadra: «Un gruppo è tra simili, in azienda i compagni di squadra non te li scegli ma la squadra è tanto più forte quanto più ci sono persone diverse da te e con altre competenze; il manager capace è quello che sa far convivere le differenze e valorizzarle».

Interessante anche il riferimento alla classificazione delle tribù teorizzata da Dave Logan, John King, and Halee Fischer-Wright (Tribal Leadership: Leveraging Natural Groups to Build a Thriving Organization, Harper Collins Publishers Inc, 2011) secondo i quali in qualsiasi ambito, dalla scuola al lavoro, gli esseri umani tendono a unirsi spontaneamente ma mai in modo definitivo in gruppi. I livelli sono cinque e corrispondono ad altrettanti atteggiamenti, da quello più ostile e negativo a quello più costruttivo e ottimista, e sono riassumibili nelle frasi “La vita fa schifo”, “La mia vita fa schifo, “Sono un grande, tu no”, “Siamo grandi”, “La vita è meravigliosa”. Tenerne conto e puntare al raggiungimento della partnership stabile rappresentata dal quarto livello (superando la quarta del dominio individuale e considerando l’ultimo un livello di breve durata, che si verifica in condizioni particolari e che caratterizza imprese destinate a cambiare la storia, come nel caso di Steve Jobs) può servire per diventare persone migliori e per costruire una squadra più efficace: «È fondamentale – ha sottolineato Gravina ragionare e agire con la prima persona plurale e imparare a lavorare bene anche con chi non ci piace o non ci è simpatico ma di cu apprezziamo le capacità».

A proposito di cambiamento – altra parola chiave – Gravina ha ricordato l’osservazione di Rita Gunther McGrath, esperta di Business Strategy: «Non è vero che la stabilità è lo stato normale delle cose e il cambiamento l’anomalia, semmai il contrario: la stabilità, non il cambiamento, è lo stato più pericoloso in contesti competitivi altamente dinamici». E, vince, quindi, chi non vive il cambiamento come una minaccia ma come un’opportunità: «O ti adatti o vai in panchina o peggio finisci fuori squadra” ha detto Gravina riferendosi alla sua esperienza da atleta e di campione di volley con il ruolo di centrale quado nel ’98 è stata introdotta la figura del libero». Cambiare anche per cavalcare la transizione digitale e non farsi prendere alla sprovvista, anticipare per non essere travolti dal cambiamento esponenziale e dalla sua vertiginosa e improvvisa velocità (è sempre efficace l’esempio delle gocce che in meno di un’ora inonda uno stadio ma che ancora fino a pochi minuti prima sono soltanto una pozzanghera): «È indispensabile sviluppare capacità di aggiornamento continuo, dormire costa carissimo».

Ma nessun aspetto va trascurato e le potenzialità e capacita su cui agire riguardano cinque sfere: tecnica, mentale, fisica (salute, riposo e benessere non sono abbastanza considerati da chi lavora con la mente e non con il corpo) le più ovvie, ma anche emotiva e, ultima arrivata, spirituale (ad esempio, Millennials e Generazione Z all’azienda in cui lavorano coerenza trai valori dichiarati e quelli davvero messi in atto).

Terza parola chiave: identità. Gravina cita una frase celeberrima attribuita all’economista Peter Drucker (1909-2005): «La cultura si mangia la strategia a colazione». Ed è, in questo caso, la cultura aziendale a dare il senso dell’unità e a rafforzare la squadra. Un esempio su tutti, ancora dal mondo sportivo: i neozelandesi All Blacks del rugby sono la squadra nazionale più vincente di tutti gli sport combinati del mondo. Cosa la rende tanto forte? Certo i singoli elementi e la qualità atletica ma soprattutto l’identità. «È sottovalutata perché non è misurabile ma è proprio su questa che vi consiglio di lavorare per la vostra azienda». E vincere, avendo visione, dando importanza alla squadra e creando valore. Per tornare alla citazione di Kipling: branco e lupo, appunto, la forza dell’uno è la forza dell’altro.

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