Uno swing che invita a sperare

A volte le ciambelle riescono con un buco perfetto. Quella offerta ieri sera da Manageritalia Roma sembrava provenire dalle mani di un grande pasticciere e rifinita da Giotto. Mi riferisco alla spumeggiante serata augurale passata all’auditorium Massimo.

Mia moglie ed io non siamo grandi frequentatori di eventi. Ma ieri, spinti anche dal desiderio di fare qualcosa per i terremotati di Amatrice, a cui il ricavato era offerto, ci siamo avventurati nell’indistricabile traffico della Città, sfidando il freddo e le nuvole minacciose.

Come noi, un migliaio scarso di altri intervenuti. Sul palco i jazzisti scatenati del Jumpin’up. A fare gli onori di casa il nuovo presidente Roberto Saliola e l’eterno e fraterno amico Massimo Fiaschi. Con loro, alcuni intelligenti e generosi sponsor.

Veloci i convenevoli. Dopodiché il microfono è passato a un tarantolato, magnifico interprete-cantante della banda di grandi musicisti. Da quel momento un sussulto di allegria e di frenesia ci ha catturato. Dal palco giungevano, amplificati da un sonorizzazione perfetta, pezzi swing, canzoni melodiche che, seppur indiavolate nella nuova versione, riportavano a ricordi di epoche lontane, afro americane e italiane. 

Impossibile stare fermi. Mi sono trovato a ritmare con le mani, a battere i piedi, a snodarmi le ginocchia in un approssimato boogie boogie, come faceva Marino sul palco. Ma non ero il solo. Al mio fianco uniti nella comune euforia ho scoperto serissimi amministratori delegati che, approfittando del buio, rivelavano una insospettata carica di movenze frenetiche nascoste da chissà quanto. Gentili elegantissime signore si contorcevano in improponibili sussulti ritmici da poltrona. Forse dissipavamo lì dentro la tensione di questi giorni e gli eventi di un anno sfortunato e gli oscuri presentimenti di un futuro denso di problemi.

Ma era bello. A un certo punto ho gettato l’occhio sulla destra. Una decina di coppie non aveva resistito. Saltati dalle sedie stavano improvvisando danze scatenate con movenze afro-americane. A quel punto stava partendo anche mia moglie. L’ho afferrata per la gonna e le ho ricordato che era invalida al piede per una recente operazione. A stento l’ho costretta ad accontentarsi di quanto di pazzo stavamo già combinando da seduti.

Insomma una serata bella, allegra, generosa di sentimenti. Ci siamo sentiti più uguali e uniti nell’amore per la musica e il desiderio di stare vicini. Grazie Manageritalia. E auguri a tutti.  

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