Pausa pranzo insieme ad alcuni colleghi. Con qualcuno ho lavorato in passato e condiviso sia il boom della “new economy” che quello successivo della “bolla internet” con relativa implosione di molte start-up sopravvalutate. Da questa esperienza professionale ne siamo usciti con qualche “ferita di guerra” ma con lo sguardo critico verso i facili entusiasmi che il mondo internet, in modo ciclico, sembra riproporre. Il tutto alla ricerca della prossima killer-application che di killer, spesso, ha solo l’aspetto economico nel senso che tende a bruciare i soldi degli investitori.
Per questo ho approcciato in modo scettico alla discussione che si stava animando sull’altro lato del tavolo, quello dove sedevano i colleghi che la bolla internet non l’avevano vissuta se non per sentito dire. Tema della discussione era il fenomeno Pokemon Go. Per chi ancora non ne sapesse nulla (dubito) si tratta di un app per smartphone Apple e Android attraverso la quale scandagliare l’ambiente intorno a noi alla ricerca dei noti personaggi dei giochi Nintendo.
L’idea venuta al “padre” di Google Maps è geniale. Tanto geniale da far schizzare alle stelle le azioni dell’azienda nipponica. Il gioco utilizza la realtà aumentata abbinata alla tecnologia GPS. Realtà aumentata perché arricchisce le percezioni sensoriali dell’utente mediante informazioni non percepibili con i cinque sensi. È il caso del telefonino, abbinato al sistema GPS che visualizza sullo schermo, in tempo reale, le informazioni video catturate dalla fotocamera abbinandole a contenuti geolocalizzati in 3D, i cosiddetti Punti di Interesse (POI) che siamo abituati a vedere su Google Maps.
Sostituite i contenuti geolocalizzati in 3D con un segnaposto a forma di personaggio dei giochi Nintendo ed ecco Pokemon Go. Siete dentro il gioco, non avete scampo, siete obbligati a catturare tanti più Pokemon possibile, pena la mancanza di argomenti durante le successive pause pranzo con amici e colleghi.
Colleghi ai quali ho esposto il mio dubbio su, al di là dell’aspetto comunicativo, di passa-parola, di brand-awarness del marchio Nintendo, quali fossero i reali scopi di Pokemon Go e come questo si traducesse in un aumento di fatturato per la casa produttrice di giochi. Apriti cielo! Sono stato accusato di essere “old economy”, troppo attaccato a una logica commerciale dove contano solo i ricavi, di non cogliere il cambio di paradigma che la realtà aumentata rappresenterà in futuro. Per questo ho deciso di informarmi, anche se avevo deciso di stare fuori dal tormentone Pokemon Go. Se è una cosa così “future proof”, dobbiamo capirla.
Nonostante qualche lettura, però, non sono riuscito ancora a farmi un’idea dei futuri vantaggi commerciali offerti da questo fenomeno che Pokemon Go sembra aver introdotto. Alcuni citano come, aldilà del ritorno immediato sull’investimento (ROI), il fenomeno Pokemon Go debba essere visto come un nuovo modo di interagire e coinvolgere i consumatori del futuro, i cosiddetti millennials. Le aziende in pratica starebbero sperimentando nuove forma di comunicazione con le nuove generazioni, ormai insensibili a forme e linguaggi della pubblicità tradizionale.
Siete d’accordo? Lancio l’appello anche su questo portale per capire cosa ne pensate anche voi di questo fenomeno virale. Aiutatemi per cortesia ad arrivare preparato alla prossima discussione con i miei colleghi. Grazie.