Siete chiusi in una stanza e, per uscire, dovete risolvere una serie di enigmi. No, non è lo script di un videogame ma quello che accade veramente nelle escape room. Nate oltre 10 anni fa proprio come trasposizione di un videogioco, sono via via aumentate di numero (solo negli Stati Uniti se ne contano circa 2.300), tanto da diventare un genere di intrattenimento. E un business redditizio. Lo dimostra non solo il progressivo incremento dell’offerta (oggi in Italia se ne contano almeno un centinaio) ma anche lo sviluppo di catene di franchising.
Da cosa deriva tanto successo? I motivi sono almeno tre:
1. l’esperienza. In un mondo in cui tutto è sempre più virtuale, poter vivere un’esperienza live è un valore aggiunto. Le sensazioni derivano da stimoli reali e le emozioni – per quanto inscritte nel frame di un gioco – sono inevitabilmente più forti. Insomma, come accade nella musica (dove alla digitalizzazione del supporto fa da contraltare il boom dei concerti dal vivo), anche nel gioco i consumatori rivendicano l’importanza dell’esperienzialità;
2. la condivisione. Le escape room sono un gioco da fare insieme. Si può trattare di un gruppo di amici, di familiari o di colleghi. In ogni caso è un’attività alla quale con-partecipare: insieme ci si sorprende, ci si aiuta, si litiga, si ha paura, si trova (oppure non si trova!) la soluzione;
3. la versatilità. Le escape room si prestano a una varietà di occasioni: sono un modo per passare una serata diversa, per festeggiare un compleanno o un addio al nubilato ma anche per fare team building. Inoltre il gioco può essere incentrato su temi differenti, con ambientazioni ad hoc. Il range è vasto: si va dalla storia al fantasy, dalla fantascienza all’horror. Ma ci sono anche proposte dedicate alla cucina, alle serie televisive del momento (come Stranger Things) o a un libro.