Abbiamo vissuto una stagione, mi auguro conclusa, in cui i contratti collettivi nazionali sono stati visti come l’emblema della rigidità del lavoro in Italia, chiuso in maglie così strette da potersi liberare soltanto con la “precarietà”.
Abbiamo ripetuto fino alla noia che non è lo strumento in sé, ma il contenuto a generare effetti di rigidità ed esclusione. Con il ccnl dei dirigenti del terziario abbiamo sempre dimostrato che è possibile tutelare i lavoratori, consentire flessibilità in entrata e in uscita e, contemporaneamente, innovare, sviluppando un welfare complementare a quello pubblico e a quello individuale.
Ccnl: crescita della capacità innovativa
Con una punta di scetticismo ci hanno detto che era “facile” rinnovare il nostro contratto, non dovendo lottare sulla parte economica della remunerazione. Mentre su altre sponde sindacali si punta sull’aiuto dello Stato, inseguendo la riduzione del cuneo fiscale, ormai ridotto a ben poca cosa per la fascia più bassa delle retribuzioni, e ci si pongono domande sul welfare contrattuale, temendo che sottragga risorse a quello pubblico, Manageritalia ha creduto e crede senza dubbi sulla capacità innovativa del ccnl. Lo abbiamo dimostrato inseguendo con pazienza, tenacia e chiarezza di obiettivi il rinnovo più lungo della nostra storia, durato tre anni, in un contesto mai così complicato da eventi esterni, che hanno terremotato il mondo. A noi è chiaro che il modello di sussidiarietà centrato sul welfare contrattuale coniuga i principi di solidarietà con quelli di efficienza e di flessibilità. Abbiamo perciò deciso di partire da un allargamento del suo perimetro, includendo le politiche attive del lavoro e il welfare aziendale e, nello stesso tempo, riequilibrando le risorse tra i diversi ambiti già coperti. Una scelta che invita lo Stato a riconoscere i limiti di un’universalità ormai declinata solo a parole, con un sistema pensionistico fortemente assistenziale e un sistema sanitario regionalizzato, con forti disparità, con tempi di cura e colli di bottiglia spesso inaccettabili. Per non dire delle politiche attive del lavoro, ancora alla ricerca di un modello, di un centro di gravità su cui costruire.
Confcommercio condivide con noi questa visione e la realizza coerentemente nei ccnl di cui è firmataria; insieme abbiamo intrapreso nuove strade, con la consapevolezza delle difficoltà, ma con la forza di una storia di successo. L’ultimo passaggio, il recupero del potere d’acquisto, eroso da un’inflazione i cui effetti avevamo da qualche decennio dimenticato, non è stato semplice. Oltre agli aumenti, con attenzione alla non assorbibilità, e all’una tantum, con tassazione separata, abbiamo potuto utilizzare la leva del welfare aziendale, fiscalmente agevolato e utilizzabile in modo flessibile, secondo le priorità di ciascuno. Un recupero parziale, maturato in un contesto difficile anche per le aziende, caratterizzato da un intenso dibattito sull’inflazione, sui prezzi delle energie, sull’aumento delle materie prime, sul ridisegno delle filiere internazionali.
Obiettivi raggiunti
Abbiamo raccolto la sfida di questi tempi difficili e raggiunto i nostri obiettivi. Ora dobbiamo continuare a promuovere il lavoro di qualità, quello dei manager e anche di tante categorie di lavoratori che meritano di aspirare concretamente a un percorso di crescita: delle competenze, della conciliazione con la famiglia e con le proprie passioni, della sicurezza e del welfare, anche della retribuzione monetaria. Perché sia sostenibile, la crescita retributiva deve corrispondere a quella delle aziende, in particolare della produttività. I nostri manager sono in prima linea per questo obiettivo: dove possono operare su mercati adeguatamente concorrenziali, non soltanto sul prezzo, dove possono crescere in un contesto normativo non penalizzante, danno prova di essere capaci e determinati.
Una porta sempre aperta
Anche se le prospettive demografiche vedono aumentare squilibri, abbiamo ancora una grande riserva di competenze, esistenti e potenziali, da mettere in campo: tante donne, penalizzate nella carriera o addirittura estranee al mercato del lavoro; tanti giovani, poco valorizzati nel percorso scolastico e nelle aspettative di crescita; manager esperti, alla ricerca di nuove opportunità. Intorno ai nostri manager e al loro contratto c’è una comunità associativa, che comprende anche i figli, le famiglie, i senior che hanno lasciato il lavoro, coloro che si dedicano a iniziative non profit. È la comunità di Manageritalia, la cui porta è sempre aperta per chi desidera costruire il futuro, insieme.