Le manifestazioni dedicate ai libri aumentano, ma i lettori diminuiscono. Ecco il paradosso (uno dei tanti) che caratterizza il mercato editoriale nel nostro paese. Basti pensare che negli ultimi 7 anni, mentre il numero degli eventi incentrati sui libri e i loro autori crescevano a dismisura, abbiamo perso 3 milioni e 300mila lettori. Solo nell’ultimo anno la percentuale di coloro che leggono almeno un libro l’anno è calata del 3,1%: circa 700.000 persone (fonte: Aie).
Di fatto nel nostro paese la situazione è polarizzata: da una parte un piccolo gruppo di lettori forti, che leggono almeno 12 libri l’anno, dall’altra parte un mare magnum di non lettori. I primi sono solo il 5% della popolazione ma coprono quasi il 40% del mercato editoriale. Uno zoccolo duro fatto soprattutto dai giovani (chi ha 16-17 anni legge più della media) e dagli over 60.
Da cosa deriva questa continua emorragia di lettori? Le motivazioni sono almeno tre:
- la carenza delle competenze di base. Nel nostro paese la reading literacy – ovvero la capacità di comprendere e interpretare in modo adeguato il significato di testi scritti – registra, presso la popolazione adulta, un punteggio decisamente più basso rispetto alla media europea. Se la reading literacy non aumenta, è difficile che cresca la percentuale dei lettori;
- la concorrenza dei contenuti digitali. Si leggono meno libri anche perché si leggono più testi online (articoli, post, commenti, forum). E sono, nella maggior parte dei casi, testi che si prestano a una lettura più breve, veloce, discontinua. Insomma, una lettura tendenzialmente meno impegnativa di quella di un libro;
- il problema della distribuzione. Le librerie sono sempre meno e se le persone non entrano in libreria come possono essere incuriosite, attratte, colpite da libri e autori? Certo, gli stessi testi si possono comperare (magari a un prezzo più basso e con maggiore comodità) online. Ma è piuttosto improbabile che chi è poco avvezzo alla lettura diventi un frequentatore abituale della sezione libri di Amazon…