Il Rating di Legalità come leva strategica di competitività, rischio e reputazione

Un indicatore del grado di rispetto delle regole, della trasparenza e della responsabilità di un’impresa. Ha una durata biennale, è rinnovabile ma può essere sospeso al venir meno dei requisiti. Ci sono implicazioni sul versante finanziario e su quello dei contratti pubblici. Non si tratta di una semplice medaglia ma di un asset strategico
rating di legalità

Lorenzo Allegrucci e Dario Allegrucci,
avvocati con expertise nel settore dei controlli interni e della compliance normativa aziendale 

Il Rating di Legalità (RdL) è uno strumento pubblico, volontario, introdotto dall’art. 5-ter del D.L. 24 gennaio 2012 n. 1, convertito nella L. 62/2012, che traduce in un indicatore sintetico il grado di rispetto delle regole, della trasparenza e della responsabilità sociale da parte dell’impresa.

È rilasciato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) alle imprese con fatturato almeno pari a 2 milioni di euro, operative in Italia da almeno 2 anni, e si esprime in un punteggio da una a tre “stellette”.

I requisiti premiati

Lo strumento si inserisce in un contesto di politiche pubbliche orientate a rafforzare la credibilità del tessuto produttivo, trasformando la “legalità” da mero valore dichiarato a asset misurabile e comparabile tra operatori.

Il possesso dei requisiti minimi di onorabilità, regolarità fiscale e contributiva, correttezza nei rapporti con lavoratori e consumatori consente di accedere alla prima stella; ulteriori requisiti premiali – come l’adozione di modelli organizzativi 231, codici etici, sistemi di gestione certificati, iniziative di responsabilità sociale – permettono di incrementare il punteggio fino a 3 stelle.

Natura premiale e presidio reputazionale

Il Rating di Legalità ha durata biennale, è rinnovabile su istanza dell’impresa e può essere sospeso, ridotto o revocato al venir meno dei requisiti o in caso di violazione degli obblighi informativi verso AGCM.

La giurisprudenza amministrativa (TAR Lazio e Consiglio di Stato) ne ha ribadito la natura premiale e la funzione di presidio reputazionale: non si tratta di un diritto “acquisito”, ma di un titolo che presuppone il mantenimento continuo di elevati standard di integrità e trasparenza, sotto il controllo di un’autorità terza.

Procedure, controlli interni, policy e meccanismi di tracciabilità

Dal punto di vista sistemico, il RdL dialoga con l’art. 2086, comma 2, c.c., che impone all’imprenditore di dotarsi di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati anche in chiave di prevenzione della crisi.

L’ottenimento del rating presuppone infatti l’esistenza di procedure, controlli interni, policy anticorruzione, meccanismi di tracciabilità dei flussi e di gestione dei rischi, che contribuiscono in modo concreto alla compliance e alla sostenibilità dell’impresa nel medio periodo.

Le conseguenze sul piano finanziario

Sul versante finanziario, il D.M. 20 febbraio 2014 n. 57 ha codificato le modalità con cui il sistema bancario deve tener conto del rating di legalità nella concessione e rinegoziazione dei finanziamenti.

Le rilevazioni periodiche di Banca d’Italia confermano che le imprese in possesso del rating ottengono, in una quota significativa dei casi, condizioni migliorative: riduzione dei tempi di istruttoria, minori costi accessori, spread più competitivi e, in alcuni intermediari, priorità nella lavorazione delle pratiche.

Ciò avviene perché il rating fornisce alle banche un’informazione aggiuntiva sull’affidabilità del management e sulla qualità dei presìdi organizzativi, incidendo positivamente sulla valutazione del merito creditizio e sul profilo di rischio regolamentare.

L’impatto sul fronte dei contratti pubblici

L’altro grande perimetro di impatto è quello dei contratti pubblici. Il nuovo Codice dei contratti (D.Lgs. 36/2023) riconosce espressamente il rating di legalità tra i requisiti che consentono la riduzione delle garanzie provvisorie e definitive, nei limiti e con le modalità dell’art. 106, comma 8, e dell’allegato II.13, che elenca le certificazioni e i marchi rilevanti ai fini della riduzione delle cauzioni.

Inoltre l’art. 222, comma 7, stabilisce che il rating concorre alla determinazione della “reputazione dell’impresa” ex art. 109, integrando il fascicolo virtuale dell’operatore economico gestito da ANAC: in altre parole, il possesso del RdL diviene un indicatore strutturale di affidabilità nell’esecuzione dei contratti, con ricadute sulle valutazioni qualitative e sulla possibilità di accesso alle gare.

Cresce la competitività

Sotto il profilo competitivo, il Rating di Legalità rafforza il capitale reputazionale e posiziona l’impresa nel segmento “premium” del proprio mercato.

Le imprese che comunicano in modo efficace il possesso del rating verso clienti, fornitori, partner finanziari e PA possono differenziarsi rispetto ai concorrenti, sia in termini di percezione di affidabilità, sia nella capacità di attrarre investimenti, talenti e opportunità di business.

In un quadro in cui la dimensione ESG è sempre più centrale, il rating contribuisce in modo rilevante alla “G” di Governance, rendendo visibile e misurabile la qualità dell’assetto decisionale e dei controlli.

L’integrazione necessaria nei processi aziendali

L’esperienza operativa evidenzia tuttavia che i benefici non si attivano automaticamente: una quota non trascurabile di imprese non ottiene vantaggi perché non dichiara il possesso del rating in sede di istruttoria bancaria o di partecipazione alle gare, disperdendo di fatto il potenziale valore dello strumento.

Per massimizzare il ritorno, il rating va quindi integrato nei processi aziendali: inserito nelle policy di relazione con il sistema bancario, valorizzato nella documentazione di gara, presidiato nelle attività di compliance e aggiornato tempestivamente rispetto a variazioni organizzative o a possibili eventi ostativi.

Non un bollino, ma logica di governance evoluta e di gestione integrata

In sintesi, il Rating di Legalità non è una semplice “medaglia” da esporre, ma un asset strategico che incrocia 3 dimensioni chiave: accesso al credito, competitività negli appalti pubblici e reputazione complessiva dell’impresa.

Se inserito in una logica di governance evoluta e di gestione integrata dei rischi, può diventare un moltiplicatore di valore economico e reputazionale, con benefici tangibili per l’azienda, per gli stakeholder istituzionali e per l’intero ecosistema di mercato in cui l’impresa opera.

Tabella riepilogativa dei principali benefici del Rating di Legalità

Area di beneficio Beneficio concreto Riferimenti normativi / prassi
Accesso al credito Migliori condizioni economiche (spread, commissioni), minori tempi e costi di istruttoria, priorità nelle pratiche D.M. 20.2.2014 n. 57; rilevazioni Banca d’Italia 2023 e 2025 su effetti del rating nelle politiche creditizie
Rating bancario e merito creditizio Miglioramento del merito creditizio e riduzione percepita del rischio d’impresa Relazioni annuali banche alla Banca d’Italia ex art. 6 D.M. 57/2014; best practice di primari istituti
Gare e appalti pubblici Punteggi aggiuntivi e meccanismi premiali nei criteri di aggiudicazione, maggiore affidabilità percepita D.Lgs. 36/2023, artt. 109 e 222, fascicolo virtuale ANAC e sistema reputazionale dell’impresa
Riduzione delle garanzie (cauzioni) Riduzione delle garanzie provvisorie e definitive (fideiussioni) sino alle percentuali massime previste dal Codice D.Lgs. 36/2023, art. 106, comma 8 e Allegato II.13 che include il rating di legalità tra i titoli riduttivi
Contributi e agevolazioni pubbliche Corsia preferenziale e punteggi premiali in bandi e strumenti di finanza agevolata Linee guida MIMIT e prassi regionali/nazionali su incentivi che valorizzano il rating di legalità
Capitale reputazionale Aumento della credibilità percepita da clienti, fornitori, istituzioni e investitori Documenti AGCM e dottrina specialistica sul valore reputazionale del rating di legalità
Governance ed ESG (pilastro “G”) Rafforzamento della governance, tracciabilità dei processi, presidio dei rischi legali e di compliance Art. 2086 c.c.; requisiti organizzativi e di responsabilità sociale previsti dal Regolamento AGCM sul rating
Prevenzione della crisi d’impresa Migliore capacità di intercettare e gestire segnali di rischio, in coerenza con gli obblighi sugli assetti adeguati Art. 2086 c.c.; collegamento tra rating, organizzazione interna e continuità aziendale
Derisking legale e regolamentare Minore esposizione a contenziosi, interdittive e criticità in materia di appalti e anticorruzione Giurisprudenza TAR Lazio e Consiglio di Stato su sospensione/revoca del rating e natura preventiva dello strumento
Vantaggio competitivo di mercato Posizionamento nel segmento premium, differenziazione rispetto ai competitor, migliore capacità di attrarre business Presentazioni e materiali divulgativi sul rating come leva competitiva e di posizionamento di mercato

 

 

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