Lavoro: vaccinarsi per far tornare a lavorare tutti

È ormai chiaro a tutti che per riprenderci gradualmente la libertà in parte persa causa Covid e far finalmente ripartire la nostra vita e l’economia in maggiore sicurezza il vaccino è l’unica spiaggia. Vaccino che diventa quindi vitale per ridare il lavoro a tanti, presto speriamo davvero a tutti. Facciamo il punto anche con un parere del professor Pietro Ichino

In vista dell’immunità di gregge, il momento nel quale potremo veramente tornare alla solita vita dipende dal tasso di vaccinazione raggiunto dalla popolazione. A questo è legato l’aumento dei nostri gradi di libertà, e quindi la riapertura di tante attività economiche e sociali, con il ritorno al lavoro di chi da troppo tempo lo ha perso, visto bloccato o avuto a singhiozzo. Vaccinati, abili e arruolati, potremmo quasi parafrasare.

L’obiettivo è raggiungere al più presto quel 70% della popolazione, soglia per arrivare all’immunità di gregge, che – ha detto ieri il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca – al ritmo attuale di vaccinazione in Italia sarà possibile solo a fine anno e nel caso in cui si riuscisse a raggiungere il livello di 500.000 dosi al giorno a fine agosto.

In questa corsa verso la riapertura abbiamo tutti un ruolo e forti responsabilità per noi stessi e verso gli altri in famiglia, in società e al lavoro. In primis quella di osservare comunque le norme (indossare la mascherina, distanziamento ecc.) e poi facilitare questa corsa alla tanto agognata immunità di gregge.

Per arrivare a questo traguardo sono scese in campo anche le aziende, con quelle più grandi che stanno aderendo a livello regionale per avere la possibilità di vaccinare direttamente i propri lavoratori, con l’opzione che l’immunizzazione venga estesa anche ai familiari in linea diretta (genitori, conviventi, figli).

Uno degli aspetti ancora non chiari è – a fronte dell’ipotesi dell’adozione di un certificato vaccinale, indispensabile per ripristinare la libertà di circolazione e per rilanciare il turismo – l’obbligo di vaccinarsi per recarsi al lavoro nella sede dell’azienda o ufficio dove questo sia necessario per azzerare il rischio di contagio sul luogo di lavoro.

Su questo aspetto riportiamo qui lo stralcio di una bella intervista sul lavoro del futuro fatta di recente al professor Pietro Ichino, che pubblicheremo in versione integrale nei prossimi giorni.

La gestione del Covid-19 ha sollevato tanti nuovi dilemmi con impatto concreto sul lavoro. Tra questi l’obbligatorietà del vaccino. Quale evoluzione prevede?
Sono convinto che già oggi l’articolo 2084 del codice civile legittimi l’imprenditore a richiedere ai propri dipendenti la vaccinazione anti-Covid, dove essa sia necessaria per azzerare il rischio di contagio in azienda.

D’altra parte, sia il nostro governo sia il Parlamento europeo si stanno apprestando, molto opportunamente, a varare una sorta di certificato vaccinale, indispensabile per ripristinare la libertà di circolazione e per rilanciare il turismo; se dunque sarà conoscibile il grado di immunità al virus delle persone che intendono viaggiare, perché lo stesso dato non dovrebbe essere conoscibile dall’imprenditore per consentirgli di adempiere il proprio dovere di sicurezza nei confronti di dipendenti e terzi?”.

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