Come sta andando il turismo culturale in Italia?
«Nonostante le chiusure del 2020 e del 2021, sono due anni che registriamo tassi di crescita a doppia cifra. Pensi che solo nel mese di agosto 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, i visitatori dei nostri beni sono cresciuti di quasi il 20%. C’è grande richiesta di cultura, di coscienza delle bellezze del nostro Paese, non solo artistico-culturali ma anche paesaggistiche: i nostri visitatori cercano sempre più di vivere esperienze che siano anche formative ed educative».
Quale ruolo gioca e può giocare il Fai nel mettere in sinergia la conservazione del patrimonio, la sua valorizzazione e la messa a reddito per favorire il turismo italiano ed estero?
«Il mandato istituzionale del Fai è “curare, promuovere e vigilare il nostro immenso patrimonio culturale e ambientale”. In quest’ultimo biennio ci siamo molto concentrati nell’ampliare la nostra offerta attraverso una proposta che potesse incontrare i gusti di varie tipologie di utenti. In questo senso, pensiamo di aver maturato un’esperienza significativa che mettiamo volentieri a disposizione di enti pubblici e privati».
Quali prospettive per il ruolo del Fai nel sistema turismo e cultura italiano?
«Il Fai non si occupa di turismo in senso stretto, ma promuove sicuramente il Paese sia in contesti nazionali che internazionali: ne è un esempio la partnership di reciprocità con il National Trust. Abbiamo un considerevole numero di turisti europei che tornano con regolarità a visitare il nostro Paese e i nostri beni».
Di cosa ha bisogno il patrimonio culturale italiano per essere valorizzato?
«Di cultura! Si parla sempre di risorse economiche, ma servono anche risorse umane qualificate e competenti. Dal punto di vista economico, comunque, il Pnrr rimane un’eccellente opportunità per tutto il sistema Paese, con oltre 7 miliardi di euro che saranno spesi per potenziare in maniera strutturale il nostro patrimonio culturale. Come Fai siamo direttamente coinvolti in alcuni progetti e anche qui riteniamo che la nostra esperienza di recupero e gestione possa essere utile a tutti».
Le nuove tecnologie quanto possono fare per la conservazione, promozione e messa a disposizione di tutti del patrimonio italiano?
«L’esperienza virtuale, per quanto possa essere coinvolgente e immersiva, non è paragonabile a un’esperienza fisica. Le nuove tecnologie, però, sono fondamentali per attrarre il visitatore. Per questo noi miriamo a un mix di tecnologia e “fisicità” per rendere ancora più unica l’esperienza di visita».
Influencer e cultura: un matrimonio che s’ha da fare?
«Con cautela: il concetto di influencer rischia di essere fuorviante rispetto a quello della cultura. Ci sono molti creatori di contenuti che hanno un pubblico fidelizzato, appassionato e desideroso di cultura. Non hanno milioni di follower, ma un pubblico molto interessato a parlare un nuovo linguaggio e a informarsi anche sulle piattaforme social su dove e cosa visitare».
Quali prospettive per il ruolo della cultura e del patrimonio nello sviluppo e nella crescita del turismo?
«Grazie al lavoro del ministero della Cultura, in questi ultimi dieci anni si è davvero fatto molto per porre delle solide basi di crescita e sviluppo. Occorre forse ridefinire alcuni ruoli e processi per evitare lungaggini e contribuire alla promozione del sistema Paese, ma siamo fiduciosi per il prossimo futuro».