Il Tavolo permanente per il partenariato all’interno del Pnrr

Uno strumento di consultazione istituito dal governo per ascoltare le parti sociali direttamente o indirettamente coinvolte, prima e durante l’attuazione del Pnrr. Alla chiamata del governo hanno risposto naturalmente Cida e Manageritalia nella persona del presidente Mario Mantovani, che partecipa attivamente a tutte le riunioni del tavolo fin dalla sua istituzione

Il Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale istituito nell’ambito dell’attuazione del Pnrr “Italia Domani” è uno strumento di consultazione istituito dal governo per ascoltare le parti sociali direttamente o indirettamente coinvolte, prima e durante l’attuazione del Pnrr. Al tavolo, presieduto da Tiziano Treu, partecipano rappresentanti delle parti sociali, del governo, delle regioni, delle province autonome, degli enti locali, di Roma capitale, delle categorie produttive e sociali, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e delle organizzazioni della cittadinanza attiva.

Negli obiettivi del governo il Tavolo permanente dovrà consentire una consultazione attiva e costante per migliorare l’attuazione del Piano, rimuovere eventuali ostacoli e accelerare la sua realizzazione.
Alla chiamata del governo hanno risposto naturalmente Cida e Manageritalia nella persona del presidente Mario Mantovani, che partecipa attivamente a tutte le riunioni del tavolo fin dalla sua istituzione.

Il Pnrr e i fondi gestiti dal Mise
Nell’ultima riunione il tavolo ha analizzato la programmazione dei fondi del Pnrr di competenza del Ministero dello sviluppo economico, chiamato a gestire 24,1 miliardi di euro dei 221 totali derivanti dal Pnrr, e dal Fondo complementare, poco più del 10%. Simone Vellucci, dell’Unità di Missione Piano Nazionale di Ripresa e resilienza del Mise e Marco Calabrò, della Dirigenza per l’Innovazione e le Pmi, hanno illustrato le voci di spesa. Queste dovranno finanziare singoli progetti, alcuni già conclusi e rifinanziati, altri partiti o da far partire, in cui il ministero ha suddiviso i fondi di sua competenza da qui al 2026 (l’anno chiave entro il quale i finanziamenti dovranno essere stati spesi per non ritornare nelle disponibilità dell’Unione). Qui il link ai finanziamenti del Pnrr gestiti dal Mise a sostegno delle imprese.

Il principale obiettivo che il Mise si è prefissato è quello di massimizzare l’impatto del Piano sulle misure già in essere e sull’intero territorio nazionale, rendendo più competitive le filiere produttive del Paese, anche attraverso le misure dei crediti d’imposta che sono state implementate proprio grazie alle nuove risorse europee.

Questa la suddivisione, illustrata al tavolo, delle risorse del piano attribuite al Mise:

•    digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo: 14,1 miliardi;
•    rivoluzione verde e transizione ecologica: 1,2 mld di euro;
•    dalla ricerca all’impresa: 3,3 mld di euro;
•    imprenditorialità femminile: 400 mln di euro.

Dopo l’illustrazione delle risorse da parte dei funzionari Mise, il coordinatore Tiziano Treu ha avviato un giro di tavolo dando la parola ai partecipanti per interventi e domande.

Mario Mantovani nel suo intervento ha evidenziato come “mai come in questa fase del Piano sono necessarie le competenze e le managerialità, anche tramite l’utilizzo di figure innovative quali il Digital innovation manager, per soddisfare le necessità di una gestione complessa e di una rendicontazione dettagliata che richiede il Piano. Si ritiene necessario rifinanziare lo strumento dei voucher, con successo già sperimentato dal Mise e Invitalia con l’Innovation manager, a cui dovrebbero aggiungersi anche nuovi strumenti che incentivino l’assunzione permanente di manager nelle aziende”.

Sul punto i rappresentanti del Mise hanno confermato la possibilità di riproporre lo strumento dei voucher con alcuni correttivi. L’analisi sarà avviata tra qualche mese.
Mantovani ha poi ricordato che “la collaborazione dei manager con Invitalia per attività di tutoraggio delle nuove imprese è in atto con successo da tempo”, auspicando perciò che sia estesa anche alle nuove misure per l’imprenditorialità femminile e al rifinanziamento di quelle in corso.

Il Mise ha confermato la struttura dei provvedimenti, costruiti sulla base di quelli in corso, e l’avvio imminente (entro un paio di settimane).

“Fondamentale per le pubbliche amministrazioni chiamate a gestire le risorse tramite bandi e progetti e per le aziende che li dovranno eseguirli – ha poi ricordato il presidente Cida e Manageritalia – l’aggiornamento del personale dirigenziale e non; mentre per le aziende private – all’interno del programma Transizione 4.0 – è fondamentale l’azione di ricostruzione e sviluppo delle nuove competenze digitali richieste dal mercato”.
Queste le principali richieste dei manager italiani pubblici e privati raccolti in Cida (e Manageritalia) portate all’attenzione del Mise.

La transazione digitale infatti è un pilastro dell’azione del Mise, tanto da dare il nome all’intera operazione di rifinanziamento del digitale nelle imprese (Transizione 4.0, che si basa sul finanziamento di infrastrutture e strumentazioni e prodotti digitali) non può fare a meno di una parallela azione di formazione e aggiornamento di chi dovrà gestire gli investimenti strutturali, per evitare che si acquistino beni strumentali che nessuno può utilizzare, almeno allo stato attuale delle competenze presenti in azienda e sul mercato. Da qui l’importanza di figure come Innovation manager e del digital manager, che Manageritalia ha chiesto di utilizzare per migliorare occupazione e conoscenza delle nostre imprese.

Altri componenti del tavolo sono intervenuti con richieste di chiarimenti e spiegazioni più approfondite sull’applicazione e le tempistiche delle misure, lamentando una scarsa attenzione alle necessità di alcuni sistemi o settori. È il caso del rifinanziamento del Fondo per l’imprenditoria femminile, vera “cenerentola” del piano, cui sono dedicati “solo 400 milioni” per un numero molto elevato di iniziative, con il rischio di replicare dei finanziamenti “a pioggia” poco utili per la selezione delle attività più meritevoli. Le associazioni di diritti civili considerano pochi invece i fondi destinati al rifinanziamento del Fondo impresa donna, di cui hanno goduto già 2.400 imprese.

Idem per i fondi assegnati alle startup del settore green, cui il piano assegna appena 250 milioni di risorse, il cui utilizzo non consentirà alle poche realtà più innovative di avere abbastanza risorse per competere sul mercato dei grandi player e superare la fase di avviamento, mentre sarà appena sufficiente per far sopravvivere progetti meno innovativi e meritevoli, drenando risorse che potrebbero essere meglio utilizzate da chi avrebbe maggiori possibilità di rendimento dell’investimento e raggiungimento del break even.
I sindacati (Cgil Cisl e Uil in primis) sono stati unanimi nel lamentare le poche informazioni e chiedere maggiori dettagli su quali saranno, e se siano stati analizzati in questa fase, gli impatti occupazionali delle risorse che il Mise ha programmato di investire.

Mancano infatti chiare previsioni sulle ripercussioni dei finanziamenti sull’occupazione e quindi dei criteri con cui saranno utilizzate e degli indicatori di rendicontazione, nonché precise informazioni sulla misura dei finanziamenti destinati alle politiche attive.

Anche la Cisl ha posto l’accento sull’importanza di rifinanziare le politiche attive del lavoro a favore di aziende e lavoratori, strategiche per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La Confcommercio, come le altre sigle che rappresentano artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, ha richiesto un prolungamento dei finanziamenti che hanno consentito alle piccole realtà di ottenere 10.000 euro a fondo perduto da spendere in prodotti digitali (siti internet strumentazioni ecc.), senza però che vi sia affiancato o previsto nessun piano specifico di formazione al digitale che abbia accompagnato queste misure.
Per i rappresentanti del forum nazionale sul terzo settore poco si fa su un mondo, quello del volontariato, fondamentale per aggiungere ai numeri della crescita i risultati di una coesione sociale ed evitare che i finanziamenti si risolvano nella creazione di nuove disuguaglianze e conflitti sociali.

La maggior parte delle somme di competenza dello Sviluppo economico saranno investite nell’incentivazione dell’energia e della mobilità alternativa e green, con la creazione di ben 2 Gigafactory, in una delle quali si produrranno batterie, con l’obiettivo di rilancio e aggiornamento dell’industria automotive italiana (componentistica e manifattura dei veicoli), di cui però beneficeranno poche grandi imprese. Tra tutte il Gruppo Stellantis (Fiat Chrysler) con cui il governo sta trattando per riconvertire l’ex fabbrica di automobili Fiat di Termoli in una grande fabbrica di batterie al litio. Molto minore la parte quindi dedicata a progettualità e formazione sul territorio, rispetto alla creazione di hardware e strutture che per forza di cose avranno ricadute positive solo su determinati territori.

Nelle proprie risposte i dirigenti del ministero hanno chiarito come a vantaggio delle piccole medie imprese sono previste misure importanti come le risorse della Transizione 4.0 (13,3 miliardi per circa 117.000 imprese censite, qui il link ai finanziamenti specifici della misura sul sito del Mise), investimenti nella riforma del Codice di proprietà intellettuale che porteranno a una facilitazione delle procedure di brevetto e a un miglioramento della protezione della proprietà industriale, prevedendo il finanziamento di 244 progetti; il supporto alle startup green già avviato; il sostegno allo sviluppo delle aziende in due settori ritenuti innovativi e capaci di rispondere alla richiesta del mercato mondiale, come l’idrogeno e la microelettronica.

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