Il metodo Montessori per affrontare la rivoluzione digitale?

Un approccio diffuso in sempre più scuole in tutto il mondo. L'obiettivo? Favorire la creatività e l'innovazione

La scuola tradizionale sta preparando le nuove generazioni ad affrontare la seconda rivoluzione industriale, ovvero quella digitale? Se diamo uno sguardo al percorso formativo dei fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin, a quello di Jeff Bezos (Amazon) o Will Wright (Sims), notiamo una costante, ovvero la scuola Montessori. Il metodo elaborato dalla pedagogista italiana è sempre più diffuso nel mondo: ad oggi sono 25.000 gli istituti in 126 paesi che offrono questo approccio educativo particolare.

Secondo Jean-Daniel Nordmann, che ha diretto la scuola La Garanderie a Losanna e codiretto l’Oidel, una Ong che difende la diversità dell’insegnamento, “La scuola officiale è ossessionata dall’idea di misurare le performance degli alunni secondo un unico metro che perde completamente di vista l’autorealizzazione dell’essere umano. Le scuole che non puntano sui risultati per misurare l’apprendimento degli alunni sono proprio quelle che ottengono i risultati migliori dai loro studenti”.

Larry Page ha dichiarato spesso che nella scuola Montessori che ha frequentato ha imparato a porre delle domande, non ad eseguire dei compiti. 

L’autonomia secondo questo metodo non è un dogma, ma diventa un obiettivo da sviluppare attraverso il gioco, che, come ripeteva Maria Montessori “è il lavoro del bambino”. 

Lo sviluppo della creatività, la capacità di approcciare i problemi in modo alternativo e con innovazione sembrano proprio skill fondamentali per chi vorrà emergere in un mondo in forte cambiamento e dove il digitale richiede di essere flessibili e avere uno sguardo diverso di fronte alle sfide professionali. 

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